E’ troppo piccola “LaCasadiGiufà”, biblioteca multimediale del Comune di Enna, per contenere la gente, arrivata da tutto l’ennese e anche da fuori provincia, per assistere all’’incontro con Moni Ovadia, attore, compositore, cantante e scrittore bulgaro che con la sua satira, tipicamente ebraica, è diventato una sorta di ambasciatore della Pace in Italia e nel mondo. Moni, come tutti i grandi, non si risparmia e parla per oltre un ora e mezza in una sala gremita di pubblico di tutte le età. Il mito del comunismo russo e il suo tradimento, ovvero il mito disilluso del comunismo, nel suo ultimo spettacolo, “La bella utopia”, oggi in programma al teatro Margherita di Caltanissetta; tre ore tra il riso amaro per raccontare
con musiche, memorie, tracce poetiche, confessioni, icone, immagini che schizzano la memoria, quello stato perduto che era l’Unione Sovietica, una nazione popolata da donne e uomini che in quel tempo e in quello spazio vissero, morirono, amarono, soffrirono, gioirono e sperarono e che da quello Stato vennero ingannati, traditi nelle loro convinzioni più profonde. Ovadia parla di quegli ebrei russi, sia come intellighenzia che come proletariato, che svolsero un ruolo di primissimo piano nelle rivoluzioni russe, sia in quella fallita del 1905, sia in quella vittoriosa del 1917. Gli antisemiti anticomunisti, i fascisti e i nazisti di ogni risma videro negli ebrei tout court gli untori di ogni processo rivoluzionario comunista, ma gli ebrei comunisti furono fra le vittime dello stalinismo i più atrocemente traditi. L’Unione sovietica era stato il primo, fra tutti i paesi del mondo, a dichiarare l’antisemitismo crimine contro lo stato, ma Stalin negli ultimi anni della sua dittatura, alla fine degli anni ’40, scatenò una vera e propria campagna antisemita che culminò con il progetto di deportare tutti gli ebrei nel Birobigian, un territorio ai confini con la Cina, un vasto gulag cinicamente travestito da repubblica sovietica ebraica
L’incontro con Ovadia è stato il primo appuntamento con la seconda edizione di Narrazione d’Amore, progetto che questo anno è dedicato alle “variazioni sul tema dell’Altro”.
“ Un altro che non è necessariamente diverso – ha detto il direttore artistico del progetto, Giovanni Callea della Graham & Associati che, assieme a Cettina Capizzi, cura la direzione artistica di Narrazioni. Callea ha anche parlato dell’importanza della scelta di legare gli eventi al cibo, un cibo meticciato, che, in questa edizione di Narrazione, fa da ospite d’onore. Un accoppiamento, spettacolo e degustazione che, a giudicare dalla gente presente, sembra avere funzionato e che fa dire all’assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione, Claudia Cozzo “vogliamo fare di Enna un centro culturale”.
Ma la scena è stata tutta per Ovadia che, con il suo carisma, è riuscito a conquistare il pubblico. “Non mollate – ha detto l’attore, dopo avere attraversato le sofferenze del mondo, dall’olocausto ai genocidi delle guerre contemporanee – ognuno di noi lascia un segno su questa terra solo se fa la propria parte. La pace nel mondo passa anche dal Mediterraneo”. E sulla questione palestinese, dopo avere espresso il suo entusiasmo per l’elezione di Obama, “ mi sono commosso” ha detto l’attore, Ovadia ha poi aggiunto “sono dalla parte dei palestinese perché è un popolo che soffre e che da anni viene raggirato”. L’attore , con una comunicatività che cattura, si è poi attardato in una lunga intervista che è diventata una sorta di appendice dell’incontro e ha scambiato battute con i presenti mentre in molti hanno gustato il pane ca’ meuza e il rosato dell’Azienda Guccione di Monreale offerto nel teatro della Mediateca .
La prossima settimana, venerdì 20 marzo, alle ore 21, Narrazioni d’Amore e “LaCasadiGiufà”, ospiteranno i cioccolatieri di Modica e lo spettacolo, scritto dal giornalista del Giornale di Sicilia Salvatore Rizzo e interpretato dall’attore Filippo Luna, “Le mille bolle blu”.
L’ingresso è gratuito.