Ieri si è svolta la tradizionale celebrazione dell’anniversario della Liberazione. Le iniziative hanno preso il via alle 10 a Palazzo di città dove si sono concentrati, insieme alle autorità politiche, militari e religiose, il baby consiglio comunale, con in testa il baby sindaco, Gabriele Mazzarisi, e una folta cittadinanza; di lì è poi partito un corteo che andato a deporre fiori e corone al monumento ai caduti. Dopo un momento di raccoglimento e il “silenzio” suonato da un trombettista, mons. Salvatore Stagno ha benedetto il Sacrario dei Caduti; è seguito, infine, un discorso del sindaco, Gabriele Zaffora. ”In presenza di una crisi epocale –ha detto Zaffora- che non è solo economica e materiale, ma è soprattutto morale,
culturale e ideale, noi tutti abbiamo l’obbligo di ritornare all’insegnamento della storia al di là delle divisioni personali, politiche, ideologiche e religiose e mettere mano alla progettazione di un mondo migliore del presente. La politica deve avere un ruolo fondamentale se vuole mantenere la legittimazione ed essere guida per la propria comunità. La politica, se vuole assolvere a questo gravoso compito, deve farsi carico della necessità di far dialogare le diversità, di scoprire il gusto e l’ansia di vivere fra diversi e di costruire luoghi storia e rapporti . Deve farsi garante della tenuta etica della comunità e del fatto che il rispetto mai venga prevaricato dalla spregiudicatezza, dalla necessità di essere servi della politica e dai bisogni della comunità e mai servirsi delle politica per le affermaizioni a fini personali”. Intanto c’è da dire, come ha ricordato proprio in questi giorni Gaetano Vicari, presidente per i diritti civili di Enna, che Villarosa ha dato un notevole contributo di sangue alla liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista, ricordando il martire diciannovenne Alfonso Guarneri, trucidato barbaramente assieme ad altri tre partigiani dai tedeschi a Biella, ai quali è stata anche intestata una piazza sia a Biella che ad Ivrea, e il ventenne Giacomo Lisacchi, medaglia d’argento al valor militare che, in servizio fuori caserma a Rovereto, in seguito alla intimazione di resa e di cessione delle armi di un forte nucleo di soldati tedeschi armati di parabellum, reagiva prontamente con le armi trovando eroica morte nell’inadeguata lotta.
Pietro Lisacchi