Assessori si, assessori no. Il balletto delle indiscrezioni, conferme e smentite scandisce le giornate ennesi di questi giorni di trattative per ricomporre una nuova Giunta provinciale. Le ultime riferiscono che l’Udc che fa capo all’ex governatore Cuffaro vorrebbe riproporre di nuovo ad assessore e alla vice presidenza Luisa Lantieri, “la componente di Calogero Lo Giudice, vorrebbe la nomina di Claudio Faraci, ex assessore comunale, mentre la componente vicina a Lorenzo Granata, vorrebbe designare Antonio Salamone, primo dei non eletti nella circoscrizione di Leonforte-Nicosia”. A questo proposito, secca la smentita dell’ex presidente della Regione Calogero Lo Giudice riguardante al riferimento dell’ipotetica
segnalazione di Claudio Farici ad assessore da parte della sua componente. Smentisco categoricamente –dice Lo Giudice- la fantasiosa ipotesi di nomina del Faraci ad assessore anche perchè personalmente non ho mai parteicipato a nessuna riunione o incontro con chicchessia. Ritengo che quanto riportato è inventato, mi auguro non in malafede, in quanto per fare segnalazioni di nomi di qualsiasi genere bisogna avere titoli per farlo, cosa che io non ho. Inoltre, tengo a sottolineare che nell’Udc non esiste una componente, un’area, una corrente Lo Giudice, comunque la si voglia definire che si contrappone ad altre, ma esiste soltanto una comunanza di opinioni e di valori all’interno di un raggruppamento a me molto vicino”. Quindi, Lo Giudice scandendo ancora le parole aggiunge: “In avvenire, qualsiasi nome venga attribuito alla mia persona, sarà del tutto inventato. Non ho fatto, non faccio e non farò mai nomi di nessun genere”. L’ex presidente della Regione, infine, prendendo spunto di quanto sta accadendo nella politica ennese afferma che i contrasti non sono alimentati dalla diversità di vedute, la contrapposizione non è ideologica ma scaturisce da “interessi politici che poi inevitabilmente si riconducono ad uno scontro di potere”. Quindi, parafrasando quanto era scritto sul “Corriere della sera” di ieri, aggiunge: “”C’è una cancellazione della politica che porta all’eccessiva personalizzazione. Un paese che nel vuoto della politica lascia vedere qualcosa di molto simile ad un vuoto di volontà ha un vuoto morale”. L’amministrazione –conclude- della provincia, di un comune, non è un fine ma uno strumento per affrancarsi da una condizione periferica che ci relega ad ambiti di sottosviluppo. Per questo la politica faccia la Politica occupandosi dei problemi veri della gente”.
Giacomo Lisacchi