“Per il grano “made in Italy” è una vera “debacle”. Il 2009 sarà ricordato come uno degli anni più difficili per questo importante comparto agricolo. Gli ettari seminati sono diminuiti di circa il 30 per cento rispetto al 2008, le rese dei primi raccolti evidenziano un calo tra il 15 e il 20 per cento, mentre i prezzi sul campo registrano un drammatico crollo: oltre il 45 per cento nei confronti della precedente campagna produttiva.” E’ quanto denuncia Francesco Salamone, Presidente della Cia – Confederazione Italiana Agricoltori di Enna che, sulla base delle ultime stime dell’Ismea, disegna un situazione gravissima con i produttori alle prese con costi sempre più pesanti e sollecita un concreto confronto di filiera per arrivare ad un Patto,
valido e credibile. Due le cause di questo allarmante scenario: un’annata particolarmente piovosa con condizioni climatiche che hanno contratto la resa quali-quantitativa e i prezzi in calo verticale. Ad esempio, le quotazioni del grano duro, avverte la Cia, sono di fatto inferiori a quelle di 20 anni fa. Un quintale può essere pagato anche 14-15 euro. La media si aggira in ogni modo intorno ai 17-20 euro. I rincari registrati dai mercati all’inizio del 2008 sono rientrati immediatamente e adesso si assiste ad un crollo verticale.
Secondo le ultime stime dell’Ismea, in Italia la superficie seminata a grano duro si dovrebbe attestare, quest’anno, attorno ad 1,16 milioni di ettari, contro 1,59 milioni del 2008. Un andamento, sottolinea la Cia, che ha visto la Sicilia arretrare del 21%.
Per questa ragione la Cia sottolinea la necessità di un riconoscimento della qualità del grano che spesso l’industria (pasta e panificazione) deliberatamente ignora. Da qui l’esigenza di arrivare ad un organico Patto di filiera che permetta di costituire al più presto una seria interprofessione del settore, che, oltretutto, sconta di un’insufficiente organizzazione.
Salamone, quindi, rinnova al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali la richiesta di una rapida approvazione del Piano di settore cerealicolo che, pur con una scarsa dotazione finanziaria, potrebbe attivare, in un quadro organico, contratti di filiera, ricerca e sperimentazione, sollecita l’Assessorato Regionale Agricoltura, secondo gli impegni già presi, a stimolare accordi interprofessionali, omogeneità di prodotto e orientamento consortile della produzione destinata al mercato, attraverso iniziative legislative specifiche. Accanto a ciò, occorrono investimenti per modernizzare la rete degli stoccaggi e per sviluppare la logistica commerciale.