Operazione antimafia “OLD-ONE”: la Squadra Mobile della Questura di Enna ed il Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Enna e hanno eseguito 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal GIP, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta. Con l’operazione viene decapitato il vertice provinciale di Cosa Nostra ennese, attivo nella riscossione del pizzo e nella gestione degli appalti. E’ stato tratto in arresto il massimo vertice di Cosa Nostra in provincia di Enna, incaricato della riorganizzazione mafiosa dell’intero territorio provinciale e con forti interessi anche in altre aree della Sicilia Centrale.
La sua autorità traeva forza dall’appoggio di uno dei capi storici di COSA NOSTRA nella Sicilia Orientale, ossia CICCIO LA ROCCA. Con lui il suo braccio destro e due suoi referenti per il territorio di Aidone, ai quali sono stati contestati specifici episodi estorsivi, relativi ad alcuni appalti.
Gli arrestati sono:
1. SEMINARA Salvatore, nato a Caltagirone (CT) classe 1946, residente a Mirabella Imbaccari (CT), allevatore, pregiudicato;
2. DRAGO Gaetano, nato ad Aidone (EN) classe 1955, ivi residente, commerciante, pregiudicato;
3. DI PINO Isidoro, nato ad Aidone (EN) classe 1952, ivi residente, operaio stagionale forestale, pregiudicato;
4. SPITALERI Antonino, nato a Enna classe 1966, residente ad Aidone (EN), manovale, pregiudicato.
SEMINARA SALVATORE
indagato
A) In ordine al delitto di cui all’art. 416 bis c.p. comma I, II, III, IV e VI, perché faceva parte dell’associazione denominata “Cosa Nostra” –assumendo in particolare il ruolo di promuovere, organizzare e dirigere l’associazione in provincia di Enna– strutturata in organismi territoriali costituiti dalle “Province”, a loro volta articolate in “famiglie” operanti unitariamente insieme con analoghe strutture insediate nel territorio siciliano, da qualificare di tipo mafioso perché i suoi appartenenti si avvalevano della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà da esso derivante per commettere delitti di ogni genere, e principalmente estorsioni, detenzione e porto di armi, furti, nonché per acquisire in modo diretto e indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, quali forniture per la realizzazione di opere pubbliche o private, concessione, appalti di opere pubbliche e pubblici servizi, e ancora per realizzare profitti ingiusti di vario genere per sé e per altri, e per procurare voti in occasione di consultazioni elettorali.
Con l’aggravante dell’aver fatto parte di una associazione armata avente disponibilità di armi per il conseguimento delle finalità associative, nonché di avere finanziato le attività economiche assunte o controllate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto e il profitto dei delitti commessi.
Accertato in provincia di Enna fino al mese di giugno 2009.
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DRAGO GAETANO – DI PINO Isidoro – SPITALERI Antonino
indagati
B) in ordine al delitto di cui all’art. 416 bis c.p. comma I, III, IV e VI, perché, in provincia di Enna, facevano parte – facendo riferimento quale vertice a SEMINARA Salvatore – dell’associazione denominata “Cosa Nostra” –strutturata in organismi territoriali costituiti dalle “Province”, a loro volta articolate in “famiglie” operanti unitariamente insieme con analoghe strutture insediate nel territorio siciliano – da qualificare di tipo mafioso perché i suoi appartenenti si avvalevano della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà da esso derivante per commettere delitti di ogni genere, e principalmente estorsioni, detenzione e porto di armi, furti, traffico di stupefacenti, nonché per acquisire in modo diretto e indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, quali forniture per la realizzazione di opere pubbliche o private, concessione, appalti di opere pubbliche e pubblici servizi, e ancora per realizzare profitti ingiusti di vario genere per sé e per altri, e per procurare voti in occasione di consultazioni elettorali.
Con l’aggravante dell’aver fatto parte di una associazione armata avente disponibilità di armi per il conseguimento delle finalità associative, nonchè di avere finanziato le attività economiche assunte o controllate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto e il profitto dei delitti commessi.
Accertato in provincia di Enna fino al mese di giugno 2009.
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DRAGO Gaetano
Indagato
C) in ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv, 110, 56, 629 comma I e II, in relazione all’art. 628 comma III n. 1 c.p. e art. 7 legge 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in concorso con soggetti in corso di identificazione, facendo parte dell’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra”, compiva atti idonei – consistiti in minacce, specificatamente nel prospettare, anche avvalendosi della forza intimidatrice della organizzazione mafiosa – ad un imprenditore la necessità, per poter proseguire i lavori, di “regolarizzare” la sua posizione e di “mettersi a posto” con l’organizzazione mafiosa, attraverso il pagamento annuale di una somma di denaro da concordare e da consegnare allo stesso DRAGO – diretti in modo non equivoco a costringere l’imprenditore medesimo a corrispondere detta somma di denaro a beneficio della famiglia mafiosa di Enna, procurandosi, così, un ingiusto profitto, con danno per l’imprenditore stesso. Non verificandosi l’evento per cause indipendenti dalla sua volontà ed in particolare, per la ferma resistenza del titolare della ditta.
Con l’aggravante di avere commesso il fato avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività di “Cosa Nostra”.
Accertato in Aidone fino al mese di luglio 2009.
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SPITALERI Antonino – DI PINO Isidoro
Indagati
D) in ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv, 110, 56, 629 comma I e II, in relazione all’art. 628 comma III n. 1 c.p. e art. 7 legge 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in concorso tra loro, facendo parte dell’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra” – con la minaccia diretta ad un imprenditore derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione e dalla forza intimidatrice della stessa, di frapporre gravi ostacoli alla prosecuzione dei lavori, qualora non si fosse “messo a posto” con gli esponenti di “Cosa Nostra” del territorio di Aidone, corrispondendo adeguata somma di denaro – costringevano l’imprenditore a pagare più somme di denaro, procurandosi, così, un ingiusto profitto.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Cosa Nostra”.
Accertato fino al mese di aprile 2008
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SEMINARA Salvatore
Sulla figura del SEMINARA, oltre alle attività di indagine esperite, gravano anche le dichiarazioni di un collaborante, il quale riferiva che, sin dai primi anni ’90 il medesimo SEMINARA era inserito in “Cosa Nostra”, in contatto con alcuni vertici della medesima organizzazione. Lo stesso SEMINARA aveva più volte messo a disposizione la propria masseria per incontri di mafia, essendo molto vicino a boss del calibro di TUSA Salvatore (deceduto), RAMPULLA Sebastiano della famiglia di Mistretta (ME) e, soprattutto, di LA ROCCA Francesco, responsabile della famiglia di Caltagirone (CT), del quale SEMINARA stesso aveva preso il posto.
Le indagini hanno evidenziato come in seguito all’arresto di alcuni esponenti mafiosi di primo piano, quali lo stesso Ciccio LA ROCCA e Sebastiano RAMPULLA ed alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto esponenti mafiosi della Provincia di Enna, quali Gaetano LEONARDO, e Raffaele BEVILACQUA, il ruolo del SEMINARA è enormemente cresciuto di importanza con riferimento alle strutture di “Cosa Nostra” operanti in provincia di Enna e probabilmente anche in altri territori limitrofi.
Nel corso delle indagini che hanno già portato alla emissione di o.c.c.c. a carico di AMARADIO Giancarlo +19 (operazione della Polizia di Stato “green Line”) era emersa la figura dello “zio Turi” o “U Vecchiu”, identificato poi in SEMINARA, quale soggetto che rivestiva un ruolo di grande autorità all’interno di Cosa Nostra, con riferimento all’intera provincia di Enna.
Emergeva, infatti, la figura di SEMINARA quale persona degna di massimo riguardo ed alla quale rivolgersi in caso di problemi o per la gestione delle faccende riguardanti Cosa Nostra, avendo lo stesso assunto una posizione di rilievo su gli altri esponenti delle famiglie ricadenti nella provincia di Enna.
Il ruolo di referente supremo di Cosa Nostra all’interno della provincia di Enna ricoperto dal SEMINARA trovava conferma anche quando la sua presenza veniva richiesta dagli uomini d’onore ennesi in occasione di una riunione che aveva per obiettivo riportare l’ordine nelle attività illecite in provincia, dove si erano verificati troppi fatti reato fuori dal controllo dell’organizzazione mafiosa. In particolare, si sarebbe dovuto tenere una riunione fra i vertici mafiosi, ossia “Giancarlu” (AMARADIO Giancarlo), “u zu Angelo” (SALATINO Angelo) – tratti in arresto dalla Polizia di Stato nell’operazione “Green Line” – e u zu Turiddu (SEMINARA Salvatore), che adesso aveva la responsabilità dell’organizzazione Cosa Nostra in provincia di Enna in conseguenza dello stato di detenzione di Ciccio LA ROCCA.
Il ruolo ricoperto dal SEMINARA e la derivazione di questo ruolo dai rapporti con il noto Ciccio LA ROCCA, veniva acclarato allorquando egli stesso dimostrava inequivocabilmente la sua piena appartenenza all’organizzazione ed il suo ruolo direttivo nonché di promotore e riorganizzatore dell’attività di Cosa Nostra ennese. In particolare, rivelava l’incarico ricevuto dal “vecchio”, indicato anche come zio Ciccio, identificabile in LA ROCCA Francesco, di occuparsi di Enna. Chiedeva notizie dei referenti dei vari territori provinciali, ribadendo la necessità di ridimensionare alcuni personaggi mafiosi della provincia
I vari appartenenti ad sodalizio criminoso confermavano il ruolo che SEMINARA stava ricoprendo ad Enna, indicandolo come “colui che comanda tutte cose” e che doveva essere informato ogni qual volta gli imprenditori della zona ottenevano un qualche lavoro.
Ulteriore conferma del ruolo verticistico rivestito dal SEMINARA Salvatore in seno alle gerarchie di “Cosa Nostra” in provincia di Enna, con particolare riferimento ai territori già di “competenza” della famiglia di Enna, si ricavava nel corso di una vicenda che coinvolgeva un soggetto a lui vicino e che doveva necessariamente essere assunto da una ditta appaltante alcuni lavori pubblici. Tale soggetto veniva presentato come un parente del SEMINARA, ossia come “quello che gestisce tutta la situazione”. Per agevolare l’assunzione, minacce erano state rivolte al responsabile del cantiere che era stato prelevato e condotto in un luogo di Mirabella Imbaccari dove gli era stata ribadita l’esigenza di adoperarsi per l’assunzione di tale soggetto; ciò avveniva alla presenza di una persona anziana che appariva indubbiamente autorevole, ossia il SEMINARA. Le vittime di tale episodio restavano particolarmente colpite dalla vicenda, tanto da paragonare i protagonisti di tale episodio a quelli del clan “Santapaola”.
Le indagini svolte nei confronti del SEMINARA, malgrado l’estrema prudenza e riservatezza di quest’ultimo, consentivano di acquisire un ulteriore complesso di elementi che comprovavano il suo pieno coinvolgimento nelle problematiche mafiose della provincia di Enna nonché in affari illeciti o comunque non riconducibili alle normali attività lavorative del SEMINARA, che denotavano, invece, la sua influenza ed il controllo esercitato su attività economiche e imprenditoriali nel territorio ennese.
In tale ambito proprio il SEMINARA si preoccupava di evitare “disordini” a causa dei prezzi vantaggiosi praticati da qualche imprenditore, rispetto ad altri e di impedire a questo di effettuare delle forniture.
Il coinvolgimento di SEMINARA Salvatore in “affari” ed in particolare in movimentazioni di denaro, delle quali non emergeva alcuna causa lecita, emergeva allorquando veniva informato da persona a lui vicina di avere poco prima redarguito, con toni che non ammettevano repliche, un altro imprenditore, reo, a loro dire, di non avere “versato” delle somme di denaro. In tale frangente si ribadiva che fino a quando la vittima non avesse regolato la sua posizione con il SEMINARA, non avrebbe potuto “toccare più niente”.
SEMINARA stesso, conversando con altro soggetto, transitando davanti ad un locale che avrebbe dovuto aprire a distanza di pochi giorni, valutava la possibilità di “chiedere un caffè” al titolare, riferendosi alla richiesta di pagamento del “pizzo”.
L’attivismo del SEMINARA nella riscossione del “pizzo” veniva accertata allorquando, unitamente ad altro soggetto, effettuavano una sorta di rendicontazione degli affari illeciti relativi alla riscossione del pizzo, con riferimenti all’aver “aggravato la mano a delle persone” o sull’aver “tirato” i soldi a un qualcuno, effettuando una sorta di verifica sui soggetti in grado di pagare poiché capaci di fare molti soldi, criticando, nel contempo, il modo di gestire alcune estorsioni fatte in passato.
Lo stesso SEMINARA aveva inviato un proprio “esattore” ad effettuare una riscossione di denaro presso una ditta. A cose fatte l’uomo fissava un incontro con il SEMINARA per fornirgli “i numeri”, ossia il provento dell’estorsione, suscitando il disappunto del boss sul modo eccessivamente esplicito con cui si era espresso il suo emissario.
Tra le attività di “Cosa Nostra” nella provincia di Enna delle quali si interessava SEMINARA rientrava l’organizzazione e la gestione nel 2009 di una “casa da gioco” clandestina sita in Piazza Armerina, presso un agriturismo di quel centro. In realtà, già dal 2007, le indagini consentivano di accertare un forte interesse del boss sulla gestione di bische clandestine, i cui proventi, appunto, avrebbero rimpinguato le casse dell’organizzazione mafiosa.
Dal mese di febbraio 2009, le attività di indagine consentivano di accertare la piena attività di una “casa da giuoco” clandestina, controllata dal SEMINARA, individuata presso la citata azienda agrituristica di Piazza Armerina.
I servizi di osservazione avviati dalla polizia giudiziaria avevano evidenziato regolari riunioni, in vari giorni della settimana, tra le ore 18:00 e le ore 22:00, con la partecipazione di venticinque/quaranta persone con circa altrettanti autoveicoli.
In data 17 giugno 2009 alle ore 19:15 personale della Squadra Mobile di Enna faceva irruzione presso la citata bisca, interrompendo il gioco in corso (“baccara”), al quale partecipavano circa trenta persone provenienti da varie località della Sicilia, e sequestrando circa 27.000,00 euro in contanti e 22.000,00 euro in assegni, rinvenuti sul tavolo da gioco e addosso ai giocatori.
Questi e molti altri gli elementi raccolti a carico del SEMINARA, boss reggente della provincia di Enna e dei territori limitrofi.
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DRAGO Gaetano
Nel corso delle indagini riguardanti SEMINARA Salvatore emergeva il ruolo di DRAGO Gaetano quale indiscusso braccio destro ed assoluto uomo di fiducia. DRAGO, non solo supportava il SEMINARA svolgendo una funzione di collegamento tra il boss e quanti avessero la necessità di contattarlo in ragione del ruolo da lui rivestito nell’ambito di Cosa Nostra, accompagnandolo ad appuntamenti e ad incontri, ma fungeva anche da consigliere sulle problematiche e sulla gestione degli affari di Cosa Nostra in provincia, così indirizzando l’azione dello stesso SEMINARA.
Il ruolo di DRAGO quale punto di contatto per gli altri affiliati con il SEMINARA emergeva allorquando i vari sodali chiedevano di incontrare il boss tramite il suo braccio destro e da questi attendevano indicazioni e/o direttive per perfezionare gli incontri. Tutto tramite la consolidata prassi dell’appuntamento per prendere “un caffè” e/o per incontrare “un amico”.
Anche tra appartenenti al sodalizio Mafioso era ormai consolidato il fatto che DRAGO aveva assunto una posizione di assoluta vicinanza allo “zio turi” o “al vecchio” – il SEMINARA APPUNTO.
Le indagini svolte dalla Polizia di Stato accertavano, altresì, come DRAGO condividesse con il SEMINARA la gestione delle problematiche mafiose da affrontare nella provincia di Enna. Dunque, non solo il SEMINARA si serviva dello stesso per operare o dare disposizioni, ma anche si consigliava con il DRAGO sulle linee da seguire e sulla gestione degli interessi dell’organizzazione
Infatti:
era DRAGO che dava raccomandazioni affinché un imprenditore operante nella zona di Mirabella ed Aidone informasse lo “zio Turi” ogni qual volta ottenevano un lavoro;
lui in persona redarguiva un imprenditore che non si era recato a “versare” le somme dovute, avvertendolo che se non avesse provveduto alla regolarizzazione, non avrebbe “toccato più niente”.
è con DRAGO che SEMINARA affrontava argomenti relativi a lavori edili in corso e commentavano, allegoricamente, il fatto che “loro” girano in “Mercedes”, mentre altri esponenti mafiosi – in quel periodo – utilizzavano utilitarie;
è proprio DRAGO che informava lo “zio Turi” sulle frequentazioni di alcuni soggetti ritenuti a loro vicini con elementi poco graditi allo stesso SEMINARA;
era DRAGO che si interessava per conto del SEMINARA, agendo come sua longa manus, della gestione della bisca clandestina, reperendo i locali, dando indicazioni e consigli al boss su come trattare con i soggetti preposti in loco, alcuni dei quali troppo imprudenti e da allontanare, dando disposizioni su come affrontare “la cosa” dopo l’irruzione effettuata dalla Squadra Mobile in data 17/06 u.s. e dando indicazioni su chi doveva “accollarsi” la responsabilità della vicenda.
In ogni caso, dialogando con lo “zio Turi” usava sempre la prima persona plurale, sottolineando, in alcuni passi, che “noi” (lui ed il SEMINARA) non potevano sbagliare.
Inoltre, le indagini della Polizia di Stato consentivano di accertare che, oltre a uomo di fiducia e consigliere del boss, DRAGO si occupava direttamente di attività estorsive per conto dell’organizzazione.
Nello scorso mese di maggio avvicinava, infatti, un imprenditore, impegnato in lavori in territorio di Aidone, chiedendogli di mettersi “a posto” con l’organizzazione. DRAGO ribadiva le pretese estorsive presentandosi, secondo una tipica prassi nella perpetrazione delle estorsioni da parte delle organizzazioni mafiose, come l’“amico buono” che faceva da intermediario tra l’organizzazione e la vittima designata al fine di rendere meno esose le richieste, proponendo di versargli annualmente la “messa a posto” che DRAGO stesso avrebbe provveduto a far pervenire a chi di dovere, evitando ogni ulteriore problema.
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SPITALERI Antonio
Nel corso delle indagini, svolte dall’Arma dei Carabinieri, sono molteplici i contatti tra lo SPITALERI, DRAGO e SEMINARA ed altri soggetti appartenenti e/o vicini al sodalizio.
Dalle molteplici attività è emerso che lo SPITALERI aveva quale incarico, a lui devoluto dal SEMINARA, quello di “ambasciatore”, per contattare nella provincia di Enna, vecchie e nuove figure per la riorganizzazione del sodalizio criminoso.
La gerarchia, nell’ambito dell’organizzazione criminale, è confermata dallo stesso, in diverse circostanze:
o dialogando con un imprenditore, disquisisce a proposito delle sue attuali funzioni in seno al sodalizio;
o afferma di avere avuto un ruolo nell’ambito di Cosa Nostra Ennese sin dai tempi dei noti MILILLI Giovanni (scomparso per lupara bianca), con il quale aveva collaborato, e MINACAPILLI Giuseppe (ucciso);
o manifesta, in diverse occasioni, piena conoscenza delle dinamiche mafiose, tanto che lamenta il fatto che in provincia di Enna erano entrati soggetti provenienti da altre provincie, quali Catania, e agli esponenti mafiosi locali erano rimasti da gestire “affari” di scarsa importanza;
o commentando delle dinamiche di Cosa Nostra in provincia e le iniziative assunte, nell’ambito dell’organizzazione criminale e le alleanze in atto, afferma di avere rimproverato alcuni esponenti di Valguarnera di avere allontanato un soggetto in passato a loro vicino.
Tra gli affari oggetto di ambasciata o di interesse per il Sodalizio ennese, vi era anche quella della struttura del costruendo “OUTLET” nella zona del Dittaino; lo SPITALERI, dialogando con i suoi interlocutori, segnalava la necessità di coinvolgere il “vecchio” – ossia con il SEMINARA – che a sua volta ne avrebbe dovuto parlare con Francesco LA ROCCA (all’epoca libero).
In un dialogo con il SEMINARA, nel corso del quale si palesava il pieno inserimento suo e di PINO Isidoro nell’organizzazione criminale, SPITALERI chiariva di avere rappresentato ad un soggetto che parte di una “determinata” somma – provento di estorsione – doveva essere destinata allo stesso SEMINARA; nei frequenti contatti avuti con quest’ultimo si evince ancora una volta lo stretto rapporto gerarchico esistente tra i due; infatti, lo SPITALERI rapporta al “grande vecchio” giornalmente le problematiche interne all’organizzazione. In uno di questi rapporti, si lamenta del fatto che alcuni appartenenti al Sodalizio si accompagnassero con soggetti di “scarso spessore”, con ciò richiamando su di loro l’attenzione delle Forze dell’Ordine.
Inoltre, lo SPITALERI commentava, con altro soggetto intraneo all’organizzazione, che un imprenditore doveva essere estromesso da un lavoro, quale ritorsione, perché riottoso al pagamento di una parte della tangente.
Parlando con Angelo SALATINO (tratto in arresto in data 24/06/2209 nell’ambito dell’operazione “Green Line”), affrontava il problema di mettere da parte, in relazione alla riorganizzazione territoriale, alcuni soggetti ritenuti “inutili” e dannosi per l’organizzazione, confermando, con ciò, il pieno ruolo di “ambasciatore e consigliere” dell’organizzazione.
Dalle indagini, inoltre, emerge il coinvolgimento dello SPITALERI, sulla “estromissione” di una impresa dallo svolgimento dei lavori da un importante struttura in Enna, quale favore richiesto all’AMARADIO Giancarlo, loro debitore.
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DI PINO Isidoro
Gli elementi raccolti dalle indagini a carico di DI PINO Isidoro, reggente della cosca mafiosa di Aidone, coadiuvato dallo SPITALERI Antonio, sono certamente idonei a configurare in capo allo stesso gravi indizi, in ordine al reato associativo a lui contestato, facente capo al noto SEMINARA Salvatore.
Oltre alle investigazioni esperite nel corso della presente indagine, sono, inoltre, alcuni collaboratori di giustizia che indicano il DI PINO Isidoro come reggente della famiglia mafiosa di Aidone.
Tale posizione di vertice veniva confermata dallo stesso DI PINO che raccomandava ad un imprenditore di fare presente a tutti che, chiunque volesse lavorare sul territorio di Aidone se la doveva sbrigare con “Isidoro”, lasciando intendere come la famiglia di Aidone fosse attiva nelle estorsioni e/o nella riscossione del pizzo ai danni delle imprese che operavano in quel territorio.
Inoltre, nell’ambito di un’attività estorsiva, posta in essere dal binomio DI PINO/SPITALERI, ai danni di un imprenditore, emerge chiaramente che a dirimere la controversia relativa alla riscossione della tangente era stato direttamente la Zio Turi SEMINARA.
Nel corso delle indagini emerge ancora una volta come il SEMINARA, nell’organizzare la provincia di Enna, avesse gerarchicamente sottoposti sul territorio AMARDIO Giancarlo (tratto in arresto in data 24/06/2209 nell’ambito dell’operazione “Green Line”) e DI PINO Isidoro
DI PINO Isidoro e SPITALERI Antonino
Entrambi riconoscono quale capo indiscusso dell’organizzazione il SEMINARA.
A carico di DI PINO Isidoro e SPITALERI Antonino, oltre agli elementi raccolti per la configurazione del reato associativo, sussistono gravi indizi di colpevolezza per l’estorsione perpetrata in danno di un imprenditore, impegnato nei lavori di costruzione di un tratto stradale in territorio di Aidone.
L’estorsione è stata realizzata, tra il dicembre 2007 ed il febbraio 2008, con modalità tipicamente mafiose.
Sono emersi diversi tentativi degli indagati di contattare l’imprenditore e la preoccupazione di quest’ultimo per l’attesa visita di qualche soggetto che avrebbe potuto avanzare richieste estorsive a suo danno.
Infatti, servizi audio visivi predisposti da militari dell’arma dei Carabinieri consentivano di documentare gli incontri tra l’imprenditore e lo SPITALERI nel corso dei quali avveniva la dazione del denaro estorto.
Per la posizione del DI PINO Isidoro, i gravi indizi di colpevolezza discendevano dalle intercettazioni, dalle quali emergevano precise responsabilità in ordine al reato contestato. Infatti, in una conversazione intercettata, lo stesso SPITALERI rassicurava la vittima sul fatto che DI PINO era partecipe della medesima azione e, per tale motivo, non poteva avanzare ulteriori richieste di denaro.