Malgrado i prezzi all’origine abbiano toccato il minimo storico, grossisti e Gdo non acquistano pesche, uva da tavola, angurie, meloni, ortaggi e grano duro prodotti in Sicilia. Stessa sorte da mesi è riservata anche al comparto lattiero-caseario e zootecnico. La Cia siciliana esprime forte preoccupazione per il ristagno della domanda e la fortissima riduzione dei prezzi all’origine che accoppiata alla crescita inarrestabile dei costi di produzione, dalle materie prime a quello della manodopera, sta mettendo in ginocchio tutto il settore agricolo, nonostante in questo periodo di crisi abbia manifestato maggiore capacità di tenuta di altri settori produttivi.
La Cia siciliana teme che ci sia dietro una strategia, una scelta finalizzata a penalizzare una delle più importanti agricolture del Paese. Per questo chiede alla Regione di intervenire anche con interventi eccezionali per contrastare questo tentativo di emarginazione commerciale ed economico.
La Cia siciliana chiede all’Assessore regionale all’Agricoltura on. Michele Cimino, di insediare immediatamente un tavolo interprofessionale per affrontare le problematiche riguardanti i prezzi all’origine e la commercializzazione dei prodotti siciliani con tutti i soggetti della filiera, dalla Gdo agli industriali trasformatori.
Infine la Cia chiede al Governo della Regione di dare piena e immediata attuazione alla legge regionale del 2005 che obbliga l’esposizione per i prodotti ortofrutticoli del doppio prezzo, quello all’origine e al consumo.