“Alla luce delle dichiarazioni fuorvianti fatte da due presunti consiglieri comunali del PD mi corre l’obbligo spiegare all’opinione pubblica le ragioni che mi hanno spinto a proporre le integrazioni all’art.33 del regolamento di funzionamento del consiglio comunale. Premesso che ritengo alquanto ingeneroso e non onesto intellettualmente che i consiglieri in questione da una parte addossino al sottoscritto la responsabilità di aver fatto lievitare il numero delle sedute consiliari e delle commissioni e dall’altra esprimono vivo apprezzamento al governo Lombardo per aver emanato la legge regionale n.22/08. Un provvedimento, invece fortemente avversato dal sottoscritto sin dalla sua pubblicazione
perché ritenuto immorale, iniquo ed inefficace, e che ha miseramente fallito l’obiettivo principale del contenimento della spesa pubblica. Tornando alla mia proposta tengo a precisare che la mia azione non è protesa a limitare le prerogative del consigliere comunale, sia esso di maggioranza che di opposizione, ma semmai ad esaltarne il ruolo e la responsabilità connessa, per la semplice ragione che al Consiglio Comunale competono scelte fondamentali per la Città, come la pianificazione urbanistica (Piano regolatore generale) o la programmazione economica finanziaria(Bilancio e programmi). Ma il punto dirimente è su come ogni singolo consigliere intende esercitare il proprio ruolo; io ritengo che al momento dell’elezione si contrae un preciso impegno morale nei confronti del corpo elettorale che come prima condizione non dovrebbe consentire cambi di casacca nel caso in cui non vengano esauditi ambizioni personali, e magari prendere a pretesto la mancata risoluzione di problemi di carattere generale per giustificare le prese di distanza dal partito o dalla giunta. Condotte che discendono a mio avviso da una crisi endemica del sistema politico che ha trasformato i partiti in grandi contenitori, caratterizzati da forti contraddizioni e personalismi, e con un unico scopo: la ricerca del consenso, indispensabile per vincere le competizioni elettorali ma non sufficiente a garantire la governabilità.
Questo non significa che deve prevalere il pensiero unico o il centralismo democratico come fa comodo dichiarare a qualche consigliere comunale, ma ritengo assolutamente sbagliato che per manifestare il proprio dissenso si faccia mancare il numero legale, per fare ciò ci sono altre forme democratiche come votare contro gli atti che vengono proposti e se si ha la capacità di proporre valide alternative che possano fare convergere la maggioranza dei consiglieri, diversamente l’unico risultato che si ottiene è quello di non fare gli interessi della collettività amministrata. Per queste motivazioni mi sono sentito il dovere di ridare dignità e prestigio ad un’istituzione che negli ultimi anni è stata mortificata a causa di un decadimento generale della classe politica, esortando i partiti a ridivenire l’unico strumento per fare politica, appropriandosi di una loro funzione essenziale che è quella di selezionare e formare la classe dirigente.
Dignità che per quanto mi compete ho inteso garantire facendomi promotore delle modifiche appena approvate dalla maggioranza del consiglio comunale, che prevedono l’obbligo della presenza dei consiglieri alla chiamata del 1° e 2° appello nel caso in cui all’apertura dei lavori non si raggiunga il numero legale, e la votazione di almeno 2/3 dei punti posti all’ordine del giorno del consiglio comunale, diversamente non si avrà diritto al gettone di presenza. Infine, sulla proposta di azzeramento del gettone di presenza ritengo che oltre ad essere demagogica non era opportunamente supportata da un’adeguata autorità morale dei proponenti.”