Non possiamo che essere d’accordo sulle motivazioni che hanno indotto il Sindaco Agnello ad emettere l’ordinanza che vieta la vendita di bibite in bottiglia e che mira a salvaguardare il decoro della città. La presenza di bottiglie di vetro intere o rotte nelle strade principali e nei vicoli del centro storico, così come nei dintorni del castello di Lombardia o del Duomo o di ogni altra parte della città, è diventato un problema che occorre affrontare con determinazione e serietà prima di trovarci fra qualche mese a subirne conseguenze peggiori. È questo il primo commento del segretario del PD ennese Vittorio Di Gangi sul provvedimento comunale che vieta la vendita
di bevande in contenitori di vetro nelle ore serali e notturne. Purtroppo dobbiamo constatare con amarezza che il grado di inciviltà nella nostra città sta aumentando di giorno in giorno e assistiamo di frequente ad atti vandalici che deturpano il patrimonio pubblico come ville, giardini e fontane. Al fine di incentivare la cittadinanza tutta, ed i giovani in modo particolare, a rispettare la città e il bene comune, evitando il ricorso a ordinanze repressive che alla fine vanno a penalizzare maggiormente gli esercizi commerciali, mi permetto di dare alcuni suggerimenti.
• Gli esercizi commerciali applichino un sovrapprezzo di alcuni centesimi di euro (es. € 0,50 – più elevato è l’importo più interesse c’è) su ogni bevanda venduta in bottiglia di plastica, di vetro o in lattina, che verrà rimborsato al momento della restituzione del vuoto. Con la formula del “vuoto reso” si otterranno alcuni importanti risultati. Prima di tutto il consumatore sarà incentivato a restituire il vuoto e a non abbandonarlo per strada; gli esercenti diventano i primi terminali di una più diffusa e capillare raccolta differenziata; Siciliambiente, che gestisce la raccolta dei rifiuti nella nostra provincia potrebbe attivare un servizio di raccolta giornaliero presso i vari esercizi commerciali elevando così la quantità della differenziata; l’Amministrazione comunale potrebbe prevedere degli sgravi e/o agevolazioni per quegli esercizi che aderiscono all’iniziativa; si garantirebbe una maggiore pulizia e decoro della città; potrebbe essere il primo passo per una campagna ecologica e a difesa dell’ambiente che la Siciliambiente potrebbe avviare in tutto il territorio provinciale.
• Siciliambiente, si attivi ad istituire dei punti di raccolta pubblici in cui si possano consegnare i rifiuti differenziati in cambio di un compenso proporzionato alla quantità. Questo sistema riduce i costi per la raccolta e rende immediatamente visibile il risparmio a chi fa la differenziata. Ma la cosa più ingegnosa di questo sistema è che questi particolari rifiuti potrebbero diventare fonte di sostentamento per soggetti indigenti che girando per le strade potrebbero raccogliere questo “prezioso rifiuto”.
• L’amministrazione comunale potrebbe esporre nelle aiuole e nelle ville dei cartelli che spieghino la differenza tra mio e nostro così come ha fatto Luigino Bruni nel suo libro “La ferita dell’altro” che testualmente recita: L’espressione “il nostro non è mio” può essere interpretata in due modi opposti. Può significare che il bene comune non appartiene a nessuno perché è di tutti: così il parco pubblico non è mio perché di tutti. Questa interpretazione è quella civile, che ci fa sentire il bene comune come bene “nostro”, che come tale va rispettato e curato (al pari della nostra casa o della nostra famiglia). L’altro senso del proverbio, quello incivile, ci fa invece sentire il “nostro” come di “nessuno”, come qualcosa che non mi interessa, perché non è “mio”.
Se è vero che, come scriveva Mahatma Gandhi, “il grado di civiltà raggiunto da una Nazione si misura innanzitutto dal modo in cui i propri abitanti affrontano il problema della gestione dei rifiuti prodotti”, e come scrive Luigino Bruni che i popoli avanzano quando la loro cultura civile porta a leggere il “comune” come “nostro”, e vanno indietro quando il “di tutti” viene letto come “di nessuno” invito tutti, esercenti, associazioni, istituzioni e cittadini, ognuno per la propria parte, ad essere protagonisti della nostra civiltà senza per forza aspettare ordinanze sindacali e azioni sanzionatorie.