E’ già trascorso un mese da quando l’ennese Tullio Fazzi ha lasciato la sua famiglia, i suoi amici, la sua amata città. Lo ricordano tutti con affetto e nostalgia, per il suo carattere gioviale ma discreto e per avere segnato, lui e la sua generazione, una vera e propria epoca, per Enna, di grande fermento e vitalità. Ultimo di tre figli maschi, è nato ad Enna nel quartiere del Passo Signore il 28/02/1931. L’infanzia di Tullio Fazzi, condizionata dai tempi di guerra, è stata anche fondamentale per sviluppare un forte amore per la terra e per la verità della natura. Finita la guerra, ancora studente del liceo classico di Enna, conosce Pompeo Colajanni, noto nei libri di storia come
“Comandante Barbato” nella lotta partigiana: ogni qualvolta nel corso degli anni si incontravano, sembrava ricevesse da quegli incontri una scossa elettrica che lo lasciava carico per giorni interi. Frequenta il partito repubblicano per poi iscriversi al PCI, nell’ideale di una comunità e di uno Stato che difenda i principi della dignità umana senza distinzione di classi sociali, in una tensione antifascista che lo ha sempre accompagnato. Nel 1975 sarà eletto consigliere comunale del PCI, nella sua prima ed unica esperienza del “mestiere della politica”. Negli anni è stato l’anima di un gruppo di amici, una “confraternita”con cui passare quasi tutto il tempo: sin dall’università, nelle passeggiate a San Francì, nell’organizzazione dei veglioni al Teatro Garibaldi. E’ la storia di quella gioventù che al Castello di Lombardia visse giorni di gloria, partecipando alle opere allestite con i migliori cantanti lirici del tempo: l’autore del felice slogan “Il teatro più vicino alle stelle” è suo fratello Gigi Fazzi. Ancora si ricordano le serate da ballo al Teatro Garibaldi, serate in cui Tullio era solito inserirsi a sorpresa tra le fila della “Tony Morgan Jazz” per dedicare, con la sua voce intonata e confidenziale, le canzoni richieste dall’elegante pubblico di sala. A 23 anni Tullio si impiega al Banco di Sicilia, finalmente conquista il suo primo stipendio, dopo qualche anno si laurea nella Facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Continuano le belle frequentazioni di quegli amici che, divenuti stimati professionisti, amavano abitare il mondo della scrittura, dell’arte. I sui racconti, testimonianza di un tempo, spesso finiscono riportati nei libri dell’amico Umberto Domina, ormai trasferitosi a Milano. Insieme a Domina, partecipa alla redazione di UT – Contributi per un’utopia – foglio in ciclostile fatto di nonsensi, aneddoti, arguti pensieri sull’inutilità di molti prodotti della società del benessere. A piè di pagina, inoltre, un trafiletto dedicato all’amico Piero Giarratana, dal titolo geniale: “pier a ter”. Tullio Fazzi ha svolto con scrupolo la sua professione di bancario. Al primo posto ha sempre messo l’umanità, la verità del lavoro, il rispetto di tutti, e ha trattato i dipendenti con rispetto, a volte con rigore, sempre con buona educazione. La sua appartenenza politica al PCI però lo penalizza, lo mette all’angolo. Ma ha un buon curriculum e alla fine dimostra la sua capacità conquistandosi l’ultimo gradino della carriera: anche se non più giovanissimo, diventa finalmente Direttore. E’ stato un uomo. Impulsivo e determinato fin da ragazzo ha sempre saputo districarsi negli eventi della vita con rigore e logica. Si è sempre confrontato con tutti. Chi lo ha conosciuto ne ha stimato la saggezza ed anche l’impeto necessario: la capacità rara di dare sempre i giusti consigli.Non ha gradito mai elogi. Gli è sempre bastato legare il suo nome al valore dell’amicizia, della famiglia, della vita vissuta con giustizia. Ricordiamo una sua frase: l’eleganza è sobrietà.
Giancarlo Fazzi