Il “Provvedimento anticrisi” per l’emersione del lavoro irregolare nelle attività di assistenza e sostegno alle famiglie prevede che, sino al 30 settembre, i datori di lavoro italiani, comunitari e non, i quali alla data del 30 giugno impiegavano da almeno tre mesi irregolarmente colf e/o badanti, possono attivare la procedura di emersione dei rapporti di lavoro domestico e di assistenza alla persona. “Il decreto anticrisi, convertito in legge lo scorso 3 agosto,- afferma Giuseppe Aleo, segretario generale della CISL- di Enna recupera la possibilità, negata dall’entrata in vigore della nuova legge sull’immigrazione e dall’introduzione del reato di clandestinità, per colf e badanti di essere regolarizzati
senza alcuna limitazione al numero di ingressi. Siamo convinti che sia necessario un serio impegno da parte di ciascun soggetto istituzionale per favorire al massimo l’emersione del lavoro nero. In questa direzione la Cisl, attraverso il patronato INAS ed il centro CAAF – CISL e la costituenda associazione per i lavoratori stranieri ANOLF, ha attivato una rete di servizi a sostegno dei tanti cittadini interessati alla presentazione delle istanze.”
Per Rosanna Laplaca, segretario territoriale Cisl responsabile delle politiche per l’immigrazione e l’emersione del lavoro nero, “ il provvedimento non contempla l’estensione della regolarizzazione anche al coniuge ed ai figli dell’extracomunitario messo in regola mediante procedura di ricongiungimento familiare. Per far fronte a questo problema, la Cisl prevede di velocizzare la procedura se il familiare è già in Italia ed ancora clandestino, evitando, così, rallentamenti del sistema giudiziario ed amministrativo e ripercussioni di carattere sociale”. “ Il procedimento, inoltre, – continua Rosanna Laplaca- non prevede la regolarizzazione, da parte di più datori di lavoro, del singolo lavoratore/lavoratrice che presta servizio ad ore in più luoghi/famiglie. In tal senso è necessario intervenire adottando specifiche misure per evitare che si penalizzino sia i lavoratori e le lavoratrici che non dispongono di un lavoro full-time,condizione molto diffusa nella nostra realtà, ma che svolgono attività part-time o ad ore in più sedi, sia i datori di lavoro che non necessitano di un sostegno a tempo pieno del dipendente, ma che esprimono necessità diverse. Ma per adottare misure realmente efficaci contro il lavoro nero- conclude Rosanna Laplaca- è necessario inserire nel sistema, che per il momento non le contempla, le piccole e medie imprese che assumono personale non regolare sia italiano sia immigrato. Così come vanno previste misure di sostegno alle famiglie per favorire l’assunzione e la fruizione dei servizi di collaborazione”.