Quattro mesi, centoventi interminabili giorni. Sono quelli che Giuseppe Camerino, 33enne arrestato a maggio scorso, ha trascorso dietro le sbarre. Il tribunale di Enna lo ha rimesso in libertà ieri alle ore 16 con l’obbligo però di presentarsi tre giorni la settimana, lunedì, mercoledì e venerdì alle ore 18, alla caserma dei carabinieri di Piazza Armerina. A Giuseppe Camerino, al momento delle manette, gli era stato contestato di avere lanciato tegole dal tetto del Palazzo comunale da dove protestava da venti giorni per il diritto al lavoro per sè e per i disoccupati armerini.All’uscita del carcere di Enna ad attenderlo diversi suoi compagni, fra cui Salvatrice Di Francisci, che durante la protesta
di Camerino lo ha rifocillato portandogli cibo e acqua. “Sono contento di essere fuori –ci ha dichiarato appena messo piede fuori dal cancello del carcere- perchè oggi è una giornata di libertà, però non sono del tutto soddisfatto perchè sono uscito con l’obbligo di firma che ritengo una cosa ingiusta”. Quindi ha voluto subito chiarire il suo gesto delle tegole. “Voglio precisare –ha sottolineato- che io avevo un’ampia visuale dal tetto del Palazzo comunale quando ho fatto quel gesto di buttare le tegole; la mia intenzione era quella di buttare delle uova e la polizia è arrivata prima che mi arrivassero, ma mai e poi mai avrei pensato di colpire qualcuno o qualcosa. Il mio intento era solo quello di attirare l’attenzione. Tra l’altro l’avevo preannunciato ampiamente l’azione che avrei messo in atto che è stata provocata da alcune azioni. Adesso sò che c’è una proposta di sorveglianza al tribunale, questa, se accolta, mi vieterà di partecipare a manifestazioni e riunioni pubbliche, di entrare nei bar proprio come se fossi un delinquente. Ho fiducia nella giustizia –ha continuato Camerino-, ritengo che non arriverà a tanto anche perchè questa proposta è già stata rigettata a febbraio scorso. Chiederò non appena mi è possibile un incontro con il nuovo prefetto e con il questore. Sono soddisfatto –ha aggiunto- di quello che è nato da questa vicenda perchè ha stimolato la coscienza di alcuni compagni che hanno delle idee. Noi oggi stiamo assistendo alla frantumazione delle idee e non lo dico io ma l’ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini due settimane fa. Ora mi tolgono la libertà ma le mie idee non me le possono mai levare. Non porto nessun rancore nei confronti della polizia –ha concluso Camerino-, ma se ci dovesse essere malessere nella popolazione, spero di no, sono sempre disposto ad organizzare battaglie per l’occupazione, contro il precariato e contro le esternalizzazioni che sono l’anticamera della schiavitù”.
Giacomo Lisacchi