VILLAROSA: “MATERNITA’ E FRATERNITA’, CARCERE SENZA SBARRE PER DONNE E BAMBINI”

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In data odierna si è svolta una Riunione del “Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica” con la partecipazione dei Rappresentanti delle Forze dell’Ordine, del Direttore della Casa Circondariale di Enna e degli Assessori al Bilancio ed alla Pubblica istruzione del Comune di Villarosa, imperniata sull’esame e sulla valutazione di un progetto denominato “Maternità e Fraternità – carcere senza sbarre per donne e bambini” per  l’utilizzo di beni confiscati alla mafia nella Provincia di Enna. Tale iniziativa è stata oggetto di un accordo sottoscritto in data 4 ottobre 2009 da parte del Ministero della Giustizia, nella persona del Ministro On.le Angelino Alfano,

della Prefettura di Enna, nella personale del Prefetto Dott.ssa Giuliana Perrotta, del Comune di Villarosa, nella persona del Sindaco Sig. Agostino Gabriele Zaffora,
Com’è noto uno degli strumenti fondamentali per sconfiggere le mafie è procedere al loro impoverimento confiscando loro tutti i beni e i patrimoni acquisiti mediante l’impiego di denaro frutto di attività illecite.
    Si tratta di una importante forma di contrasto prevista dalla Legge Rognoni-Latorre che introdusse nel codice penale italiano l’articolo 416-bis e altre norme, denominate misure patrimoniali, che consentono di sottrarre i beni alla mafia,
     La legge prevede prima il sequestro e poi la confisca dei beni, provvedimento che una volta divenuto definitivo priva per sempre il mafioso della proprietà dei beni.
   Al 30 giugno 2008 i beni immobili confiscati alla criminalità sono 8.385, di cui 4.940 già destinati per finalità sociali o istituzionali.
     L’84% dei beni confiscati si trova nelle quattro regioni meridionali, con una netta prevalenza della Sicilia (47%), mentre Calabria e Campania si attestano intorno al 15% e la Puglia al 7%. Il restante 16% è concentrato prevalentemente in Lombardia e nel Lazio.
    Per un motivo o per l’altro si è constatato però che a volte i beni confiscati giacevano inutilizzati, quando non correvano il rischio di ritornare, per vie traverse, addirittura nella disponibilità del mafioso.
      Si è pertanto modificata la disciplina in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati prevedendo che  entro un anno dal trasferimento, se il Comune non ha provveduto alla destinazione, il Prefetto nomina un commissario con poteri sostitutivi.
      Inoltre a seguito delle nuove disposizioni in materia di sicurezza introdotte dalla Legge n. 94/2009   è stato previsto che la destinazione dei beni immobili e dei beni aziendali confiscati è effettuata con provvedimento del Prefetto della località in cui si trovano i beni.
Inoltre un’altra modifica legislativa ha ampliato la platea dei destinatari di beni confiscati includendo province, regioni, università, associazioni di volontariato.
Ma spesso sono proprio le caratteristiche del bene che ne rendono difficile un utilizzo per fini sociali. E’ il caso di due immobili siti in una contrada del Comune di Villarosa per i quali a distanza di alcuni anni dal provvedimento definitivo di confisca non si era riusciti ad individuare idonea destinazione pubblica.
La proposta del Ministero della Giustizia di realizzare in tali immobili un istituto di custodia attenuata per detenute madri, è stata come si dice provvidenziale, così come l’aver trovato come soggetto attuatore la Fondazione “ Istituto di promozione umana mons. Francesco Di Vincenzo” presieduta dal dr.  Salvatore Martinez  che ha già realizzato a Caltagirone un centro di recupero di detenuti.
Tale progetto, oltre a costituire un’esperienza nel settore, unica nell’Italia centro-meridionale, essendo un’analoga struttura operativa solo in provincia di Milano, costituisce un segnale forte della capacità delle Istituzioni pubbliche e private di rendere fruibile per la collettività i suddetti beni confiscati che, per la dislocazione e le caratteristiche strutturali, finora, non erano risultati idonei per altri utilizzi sociali.
La struttura carceraria sperimentale costituisce, di fatto, una variante dell’Istituto di custodia attenuata per detenute madri, indirizzandosi anche ad altre detenute a basso indice di vigilanza. Annovera tra le proprie finalità precipue ogni attività di promozione umana e professionale nei confronti delle detenute. Nell’ambito della convenzione è previsto che l’Amministrazione Penitenziaria si impegna a garantire per la struttura un numero sufficiente di detenute, che possano permettere la costante attività delle lavorazioni, gestite dalla Fondazione in sinergia con un gruppo privato attivo nella produzione e commercializzazione dei capi di abbigliamento, facente capo all’imprenditrice dott.ssa Marina Salomon, che provvederà alla formazione delle detenute e a fornire i macchinari e curerà il ritiro e la commercializzazione del prodotto.
La Prefettura – U.T.G. di Enna, in fase di realizzazione del Progetto, svolgerà un’attività di verifica e di coordinamento, in sede di Conferenza permanente.