ENNA: IL VICEPRESIDE DEL LICEO PSICOPEDAGOGICO. “I SIMBOLI DI QUALUNQUE RELIGIONE POSSONO ESSERE AMMESSI NELLA SCUOLA”

Anni di corsi e ricorsi tra Tar e Consiglio di Stato per approdare infine alla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha deciso con una sentenza che esporre un crocifisso in un’aula scolastica è contro la libertà di religione. Una sentenza che probabilmente non troverà applicazione a Enna in quanto il crocifisso non ha mai impedito la libera espressione di altri credi religiosi o fedi, tant’è che in tutte le scuole convivono pacificamente culture e appartenenze religiose. Molti dirigenti scolastici ennesi nei propri uffici il crocifisso lo hanno in bella mostra, mentre in qualche aula il crocifisso è misteriosamente scomparso, apparentamente senza un preciso motivo e comunque

dietro la sparizione pare che non si celino motivi ideologici. “I crocifissi nelle aule ci sono e ci resteranno –dice la dirigente della scuola media Pascoli, Paola Anfuso- fino a quando non ci saranno indicazioni diverse da parte del nostro capo che è il ministro. Non mi sembra opportuno al momento rilasciare dichiarazioni in positivo o in negativo.Tra l’altro, la presenza del crocifisso nella nostra scuola non ha mai creato problemi. Abbiamo alunni anche di altre confessioni e solo uno fa l’ora alternativa a quella di religione, gli altri rimangono regolarmente in classe”. Secondo la dirigente scolastica della scuola primaria del 2° Circolo Santa Chiara, Maria Rita Giarrizzo, “il crocifisso è un simbolo non solo religioso, ma anche culturale”. “Personalmente –afferma- in qualità di dirigente ma anche di cattolica non posso e non voglio scindere le due cose anche se mi rendo conto che il mio compito di dirigente deve essere al di sopra di ogni cosa. La cultura religiosa che è insita in me come persona mi porta ad essere favorevole all’utilizzo del crocifisso”. A fare quadrato dopo la sentenza della Corte europea anche il sindaco laico di Villarosa, Gabriele Zaffora. “Con un colpo di spugna –spiega- non si può azzerare una cultura cristiana e una tradizione bimillenaria del nostro popolo. L’Italia è un paese cristiano e cattolico al 98 per cento, che senso ha applicare una norma europea che sostanzialmente inibisce l’esposizione del crocifisso? Mi sembra un eccesso, anche se deve essere garantita la libertà di pensiero e di espressione a tutti”. Ad essere indifferente alla presenza del crocifisso nella scuola è il vice preside dell’Istituto magistrale, Salvatore Chiello. “Attraverso la questione della croce –sottolinea Chiello- passano conflitti di natura politica strumentale che non hanno nulla a che vedere con la croce, la religione e la cultura. Ritengo come principio in assoluto che ci debba essere libertà di pensiero, di espressione e di confessione religiosa. E quindi che i simboli di qualunque religione possano essere ammessi nella scuola mi sembra del tutto normale”.

Giacomo Lisacchi