C’è ancora molto riserbo sui risultati della riunione romana tra una delegazione di amministratori e responsabili del consorzio universitario di Ragusa, amministratori locali di Siracusa e il rettore dell’università di Catania professor Recca, che si è tenuta mercoledì al Miur. E’ rimasto escluso Salvo Baio, presidente del consorzio universitario “Archimede” (area di centrosinistra). L’oggetto del desiderio non è affatto oscuro: un quarto polo universitario da costituire assieme tra Siracusa e Ragusa. Al ministero sono state messe in evidenza le difficoltà della formazione di un nuovo ateneo statale in un periodo in cui, con la presentazione del DDL Gelmini, si sta manifestando piuttosto la tendenza
a combattere l’eccessivo numero di atenei sorti negli ultimi anni e si tenta, sia pure con cautela, di bloccare la proliferazione delle sedi minori, prevedendo “la federazione ovvero la fusione”, non la gemmazione di nuove università. In ogni caso ci sarebbero iter complessi, la necessità di reperire consistenti risorse e tempi non brevi. I componenti delle due delegazioni, siracusana e iblea, non possono che dirsi ottimisti. Il sindaco Roberto Visentin ha dichiarato:«Se teniamo conto della popolazione che ha la Sicilia ci sono certamente gli spazi per costituire, accanto a quelli di Palermo, Catania e Messina, un quarto polo universitario pubblico, nel rispetto di quanto dispone il decreto del Ministro Gelmini. Le risorse possiamo trovarle se mettiamo assieme le nostre, quelle di Ragusa, quelle della Regione, quelle del Ministero e le entrate derivanti dalle iscrizioni. Non è un progetto che si può impostare così, su due piedi. Bisogna elaborare uno studio serio. Ma riteniamo che sia l’unica soluzione possibile perchè la nostra città possa avere domani una più ricca offerta universitaria. I corsi decentrati, sia chiaro, comportano costi molto alti e tutti a carico degli enti locali dei comuni in cui vengono attivati».
Gli esclusi – ovvero il centrosinistra – esprimono le loro perplessità. Il deputato regionale Pd Bruno Marziano si limita a dire: «Di questo progetto di un quarto polo pubblico da realizzare con Ragusa mi sfuggono i contorni. È un progetto complicato perchè ci sono leggi che fissano paletti molto stretti e procedure assai complicate». Ma la linea della “carta bollata” appare poco credibile. Appellarsi al rispetto delle vecchie convenzioni con l’ateneo di Catania, in presenza di un radicale mutamento della legislazione universitaria, sembra una posizione non molto difendibile. «Questa vicenda è stata gestita male» si limita a dire l’altro deputato regionale del Roberto De Benedictis.
In verità rimane un convitato di pietra: l’ipotesi di una sorta di “federazione” con l’Università Kore di Enna. L’ipotesi di creare un quarto polo statale non pare compatibile con la posizione di chi punta sulla via “più facile”, ovvero convergere su Kore. Intanto ieri a Ragusa sono arrivati tre tecnici dell’Università per un controllo dei requisiti di sicurezza dei locali. La visita ieri ha riguardato l’ex Distretto Militare sede della Facoltà di Agraria. Erano presenti i tecnici del Consorzio.
Per il 30 novembre sono previsti altri sopralluoghi nella sede di Giurisprudenza in via Matteotti e a Santa Teresa ad Ibla, sede della facoltà di Lingue. Oggi, a Catania, è in programma un nuovo incontro tra i vertici dei consorzi di Ragusa e Siracusa, il rettore Antonino Recca e l’assessore regionale Lino Leanza.
Recca è stato perentorio e sembra più che mai preoccupato di recuperare almeno una parte dei crediti vantatati da Unict: «Non si può fare Università con la carta bollata, ma non ci sono più le condizioni istituzionali per proseguire i rapporti con le sedi decentrate altrimenti si corre il rischio che chiude anche Catania. Sto facendo pressioni con il ministero all’Università per il riconoscimento del quarto polo pubblico a Ragusa e Siracusa. A mio avviso ci dovrebbe essere pure Enna. Non è più possibile continuare così perchè Catania deve riscuotere crediti per 60 milioni di euro di cui soli 30 da Enna. Capisco che Ragusa deve dare poco, ma non ha rispettato la data del protocollo d’intesa firmata a Roma il 30 giugno».
Il rettore prosegue: «A questo punto non è il milione e mezzo di euro che doveva essere versato entro il 31 ottobre, ma non ci sono le condizioni per continuare. Ricordo, altresì, che con la presidenza Drago l’Ateneo ha fatto una transizione nella quale ha perso 6 milioni di euro. Catania così rischia la chiusura e questo sarebbe un danno per Ragusa e Siracusa e per gli studenti di queste due province che sarebbero costrette ad andare fuori».
In sostanza il professor Recca ribadisce che nel 2010/11 non saranno attivati i primi anni dei corsi di laurea a Ragusa: «Sugli anni succesivi al primo vedremo cosa fare. Decideremo dopo, ma se dovessero esserci particolari esigenze l’Ateneo continuerà i corsi fino ad esaurimento». Fonte: Sciclinews.com