Il libro di Paolo Garofalo apre un dibattito trasversale sull’introduzione del reato nel Codice Penale italiano. Sarà Enna a dare il via alla presentazione in Sicilia del libro “Diritti Umani e Tortura. Potenza e prepotenza dello stato democratico”, scritto dall’esperto in comunicazione Paolo Garofalo, che ha scelto la sua città natale per proporre un dibattito privo di colori politici, finalizzato alla necessità di riconoscere all’interno del nostro sistema legislativo il reato di tortura. Dopo l’ampio consenso ricevuto durante la presentazione al Senato dello scorso 17 dicembre – dalla quale è emersa la volontà politica trasversale di introdurre nel codice penale il reato di tortura – venerdì 8 gennaio alle 17.30 nella Sala Convegni
del Liceo Linguistico, presso la Cittadella Universitaria di Enna, l’autore presenterà il suo libro alla presenza del presidente della Provincia regionale di Enna Giuseppe Monaco, del sindaco della città di Enna Rino Agnello, e del presidente del Consiglio Provinciale di Enna Massimo Greco che ha presentato all’Organo consiliare una proposta di delibera per istituire il Garante dei detenuti in provincia. Presenteranno il libro, il componente dell’Assemblea del Consiglio d’Europa Wladimiro Crisafulli, il Coordinatore Nazionale dei Garanti dei detenuti e Garante per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti in Sicilia Salvo Fleres – autore della prefazione del libro nonché presentatore di disegni di legge per l’inserimento del reato di tortura nell’ordinamento italiano – e il Dirigente Superiore dell’Amministrazione Penitenziaria Gianfranco De Gesu. Modererà i lavori il giornalista Gianfranco Gravina, dell’Associazione Culturale “Pompeo Colajanni” che ha organizzato l’evento con la partecipazione delle Autolinee Sais, della Rapidagraph di Enna, dell’Agenzia I Press e dell’ACAF di Catania.
Al passo con la cronaca, attraverso le pagine di Paolo Garofalo, si accendono i riflettori su uno degli argomenti più inquietanti che il genere umano abbia mai concepito: la tortura. Dalla Roma imperiale alla Grecia antica, dalle tribù indoamericane a quelle africane, dai Tribunali dell’Inquisizione alle forze militari del nazismo o del comunismo sovietico, il libro descrive un percorso storico e sociologico che interroga sul perché l’umanità ha praticato e continua a praticare, in ogni epoca e in ogni parte del mondo, questo inaccettabile abuso.
Come si legge, infatti, nell’abstract dell’autore «tutt’oggi, agli inizi del XXI secolo, la tortura è un’arte praticata anche nel “civilissimo” Occidente, statunitense ed europeo, e anche nel “bel Paese”, nascosta (non sempre bene) alle telecamere e alla vista degli italiani».
Tante le domande poste all’interno delle pagine di “Diritti Umani e Tortura”: «Basta la paura del terrorismo, del “diverso”, a giustificare l’accanimento con il quale alcuni funzionari dello Stato si dedicano all’uso della tortura? È stata tortura a Bolzaneto, contro i giovani oppositori del G8 di Genova? Si pratica tortura nelle carceri italiane? E ancora, quale motivazione impedisce il Parlamento italiano ad approvare un disegno di legge che introduce il reato di tortura in Italia? È sufficiente affidarsi al diritto internazionale per sopperire a tale limite normativo?».
A questi interrogativi risponde il lavoro di Paolo Garofalo che tratta in modo inedito una tematica sempre più attuale.