L’ASSESSORE PALMA: L’IMPOSTAZIONE DEL COMUNE DI ENNA E’ IN LINEA CON IL NUOVO SCHEMA DEL DECRETO

Come aveva preannunciato l’assessore alle Attività Produttive Tonino Palma, il Governo ha avviato  la procedura di recepimento della Direttiva comunitaria “Servizi” approvando lo schema di decreto che liberalizza le licenze per le edicole. “Era facilmente prevedibile che ciò avvenisse visto che il termine per la definitiva approvazione del decreto originariamente era fissato per il 28 dicembre 2009 e che il Governo era in palese ritardo. Ora l’entrata in vigore slitta a marzo 2010, in relazione a quanto previsto dall’art. 1 della legge Comunitaria 2008. – dice l’assessore Palma –  Il provvedimento verrà sottoposto ai pareri della Conferenza Stato-Regioni e delle competenti Commissioni permanenti della Camera dei Deputati e del Senato, per poi tornare al Consiglio dei Ministri per l’approvazione finale”.
Nelle more di tale approvazione, i Comuni devono fare riferimento obbligatoriamente ai Piani delle Edicole, di cui il Comune di Enna è ancora sprovvisto, per cui l’iniziativa dell’assessore Palma, avviata già alcuni mesi fa, da un lato colma questa lacuna, dall’altra prevede un contenimento ragionevole delle licenze, in attesa del decreto che dovrebbe liberalizzare il settore.
Per le previsioni introdotte dalla modifica del Titolo V della Costituzione, i contenuti del Decreto legislativo, una volta entrato in vigore, si applicheranno con il principio di “cedevolezza” fino a quando le Regioni italiane non avranno adottato la Direttiva 2006/123/CE con normativa propria. In parole semplici fino a che le Regioni non legifereranno avranno vigore le leggi nazionali.
Tra le altre novita del decreto ci sono quelle che riguardano le società di capitali e le cooperative che per la prima volta potranno esercitare il commercio su aree pubbliche, mentre l’avvio degli esercizi di vicinato, degli spacci interni, delle attività di vendita mediante distributori automatici o presso il domicilio dei consumatori, rimarranno ancora soggette a Dichiarazione di inizio attività
Viene introdotta la DIA anche per l’avvio di un’attività di distribuzione di giornali e di riviste; contestualmente, in occasione della richiesta di apertura di nuove attività, viene “vietato” l’utilizzo di criteri legati alla verifica di natura economica o fondati sulla prova dell’esistenza di un bisogno economico e di una domanda di mercato o relativi alla presenza di altri punti vendita di quotidiani e periodici esclusivi e non esclusivi.
Riguardo agli esercizi di somministrazione è da dire che la loro apertura rimarrà soggetta ad autorizzazione mentre è previsto che i Comuni potranno adottare provvedimenti di programmazione delle aperture limitatamente alle zone del territorio da sottoporre a tutela, prevedendo divieti e/o limitazioni nei casi in cui ragioni di sostenibilità ambientale, sociale e di viabilità, rendano difficile consentire ulteriori flussi di pubblico destinati ad incidere sui meccanismi di controllo per un eccessivo consumo di alcoolici ed altro.
Le limitazioni riguarderanno esclusivamente le nuove aperture relativamente alla salvaguardia delle zone di pregio artistico, storico, architettonico e ambientale.
Soppressi i ruoli tenuti dalle Camere di commercio per l’iscrizione degli agenti e rappresentanti di commercio e per i mediatori, ma rimane ferma l’esigenza di attestare il possesso dei requisiti professionali, così come per le attività di acconciatore, estetista, tintolavanderia, la cui apertura viene assoggettata a DIA.
Sarà assoggettato a DIA anche l’avvio delle strutture ricettive (alberghi, campeggi, etc.), fermo restando il rispetto delle norme in vigore in materia urbanistica, edilizia, di pubblica sicurezza, etc.
“Il lavoro che l’Amministrazione Comunale ha fin qui effettuato è in linea con le norme attuali e anticipa per alcuni versi quelle che  si vanno profilando con il nuovo decreto – dice Palma –  Rispetto ai contenuti, ritenevo fosse chiaro a tutti e magari apprezzabile il nostro intendimento. In presenza di una Direttiva del 2006 che deve essere recepita entro i primi mesi del 2010 e che prevede la liberalizzazione, abbiamo cercato di interpretare le esigenze della categoria, contenendo, anche se momentaneamente, il numero delle licenze, cosa che la legge ancora ci consente. Questo non solo non è stato apprezzato, ma si è voluto aprire una polemica sterile, prendendo posizioni che era logico venissero sconfessate dalle norme imposte dalla Comunità Europea. Pretendere il blocco totale delle licenze, al di là di qualsiasi ragionevole giustificazione, non è più una strada percorribile anzi diventa sempre più una posizione in contrasto con le nuove disposizioni di legge che i Comuni non possono disattendere.”

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