L’associazione antiracket e antiusura della Provincia di Enna si costituisce parte civile in un processo penale a carico di quattro persone, imputate in ordine al delitto di cui all’art. 416 bis “perché in provincia di Enna facevano parte di “Cosa Nostra”, commettendo delitti di ogni genere e principalmente estorsioni e tentativi di controllo delle attività economiche ai danni di due coraggiosi imprenditori di Valguarnera e Piazza Armerina. Elio Galvagno, presidente dell’associazione, che ha già annunciato la propria presenza domattina davanti la Corte d‘Assise di Caltanissetta dove si svolgerà il processo, sottolinea “l’importanza della costituzione di parte civile delle associazioni antiracket e di tutte le altre istituzioni che possono con la loro presenza dare forza a tutto l’impianto accusatorio”.
Nello spirito di sinergia che negli anni si è stabilito tra le Associazioni antiracket siciliane, oltre a quella di Enna saranno presenti in aula l’associazione Livatino, l’associazione “Falcone e Borsellino di Leonforte”, l’Associazione Siciliana Antiracket di Catania e l’A.L.A. di Santa maria di Licodia.
“Solo in questo modo – continua Galvagno – si può dare alla mafia una risposta forte, testimoniando che non si tratta di poche persone che si ribellano ad un sistema, ma di un’intera comunità che reagisce insieme alle vittime del racket”.
“A tutti noi, alla società civile – aggiunge il Presidente dell‘Associazione – resta il compito di non lasciare solo chi ha il coraggio di ribellarsi e di gridare il proprio no. L’associazione Antiracket di Enna, dal canto suo, – conclude Elio Galvagno – continuerà a fare la propria parte affinché si affermi la cultura della legalità, condizione essenziale per garantire un sano sviluppo delle attività economiche e produttive”.