La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma espone al Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo dal 20 marzo al 23 maggio 2010 uno straordinario complesso di argenti che compongono il “tesoro di Morgantina” dal nome della città siciliana dove furono rinvenuti da scavatori clandestini. Mentre dal 4 giugno verrà esposto al Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas di Palermo. Gli argenti tornano in Italia dal Metropolitam Museum of Art di New York grazie ad un accordo tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il museo statunitense. Nel 1984 il Metropolitan annunciò con grande clamore l’acquisizione dei 16 oggetti, risalenti al III secolo a.C., ritenuti tra i più raffinati argenti ellenistici noti dalla Magna Grecia, indicandone genericamente la provenienza da Taranto o dalla Sicilia orientale, e l’acquisto con una spesa di 2.700.000 dollari dal commerciante Robert Hecht negli anni 1981-1982 e 1984.
Le indagini del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri insieme alle ricerche archeologiche condotte da Malcolm Bell III e agli studi specialistici di Pier Giovanni Guzzo, hanno reso possibile l’identificazione della provenienza degli oggetti da scavi clandestini nell’antica città siculo-greca di Morgantina.
Al valore effettivo che gli argenti possiedono si deve aggiungere quello storico, relativo cioè alla formazione della collezione in antico, ai passaggi di proprietà, al modo di accumulare beni preziosi e farne tesoro, tanto da volerli proteggere in circostanze di pericolo. Infatti, è probabile che il proprietario li abbia nascosti sperando di poterli recuperare.
I 16 oggetti del tesoro di Morgantina sono in argento dorato, alcuni composti da più elementi. I pezzi sono di produzione e cronologia diverse, forse acquisiti progressivamente, passando di mano, tesaurizzati e infine raccolti per essere nascosti.
Nove degli oggetti sembrano destinati al simposio: le due grandi coppe (mastoi) con piedi a forma di maschere teatrali dovevano servire, secondo l’uso greco, a mescolare il vino con l’acqua e con altre sostanze aromatiche; la brocchetta (olpe) e l’attingitoio (kyathos) a servirlo, infine, le quattro coppe (tre con medaglione sul fondo, una con decorazione a reticolo) e la tazza a due anse (skyphos), a berlo.(-ITL/ITNET)