La situazione della nostra città è sotto gli occhi di tutti. Parlando con la gente le valutazioni che vengono fatte sul nostro futuro sono pessime. Come si è potuti arrivare a questo punto? Per tentare di rispondere a questa domanda ritengo che ad Agira, dopo tanti anni, i cittadini debbano riprendersi un compito che è alla base del sistema democratico: analizzare, almeno nelle grandi linee, cosa è successo negli ultimi sedici anni, cioè da quando è cambiato il sistema elettorale. Ed allora si impongono delle domande. Quale è stata l’idea sul futuro di Agira alla base dell’attività politico-amministrativa in tutti questi anni? Al di là dei programmi elettorali con impegni chiari, sottoscritti e non mantenuti, che avrebbero sbloccato le attività produttive e creato posti di lavoro per decine di anni, è normale che i cittadini di Agira non siano stati chiamati in tutti questi anni dalle amministrazioni che si sono succedute e dalle forze politiche, culturali e sociali per parlare e progettare il futuro della nostra collettività, cioè dei nostri figli?
Quanti hanno avuto ruoli amministrativi e ruoli politici in tutti questi anni avevano il dovere di consultare gli agirini per attivare le capacità e le intelligenze degli agirini affinché rispondessero ad una domanda: “Cosa dobbiamo fare di questa nostra cittadina?”. Chi o cosa gliel’ha vietato?
È vero che si è favorita la perdita del valore della difesa e della conservazione dell’identità della nostra comunità e dello spirito di appartenenza alla nostra terra non compiendo gli atti, dovuti, che consentissero di continuare a vivere negli stessi luoghi che sono espressione della nostra civiltà e che mostrano la continuità con chi ci ha preceduto lungo i secoli e i millenni?
È vero che in questi anni si è prodotto un danno incalcolabile (un delitto?) attraverso la disarticolazione del tessuto sociale, con lo spopolamento (voluto?) di interi quartieri distintivi delle nostre radici, con tutte le conseguenze relative alla vivibilità, ai valori comuni, ai rapporti umani, al senso di appartenenza ad una comunità ed all’annullamento di prospettive occupazionali per i decenni futuri, quantomeno nei settori dell’edilizia e del turismo?
La città che è stata costruita negli ultimi anni (qualcuno ne ha tratto profitto?) è una città per viverci e viverla o solo per dormirci?
Quanti hanno compiuto questi atti hanno voluto bene ad Agira?
Quanti hanno contribuito al peggioramento delle condizioni di vita della nostra cittadina, attivamente o con il loro complice silenzio, sono legittimati a presentarsi a Voi e chiedervi il voto, mettendo, magari, tante belle cose nei programmi elettorali?
Dove sono stati in questi anni? Possibile che la parola “AGIRA” compaia solo in concomitanza con le elezioni?
La frase “DA COSA E DA CHI È DIPESO CHE AGIRA STIA TOCCANDO IL FONDO?” potrebbe determinare una inversione nel modo di scegliere i candidati e di preparare le liste?
Il voto per chi ci ha fatto un favore, per l’amico, per chi ci mette la mano sulla spalla, per chi ci sorride, per chi non risponde degli atti compiuti e non compiuti avendo avuto incarichi politici o amministrativi è un film già visto tante volte e sappiamo cosa ha prodotto.
È possibile ad Agira uno scatto d’orgoglio e d’amore per la nostra terra e per i nostri figli per invertire rotta?
Ing. Carmelo Elio Pistorio