ELIO GALVAGNO (PD): “RAFFREDDARE I TONI DI INUTILI POLEMICHE. NOI RIMANIAMO SALDAMENTE ANCORATI DENTRO IL PARTITO DEMOCRATICO”

“Nessuno può pensare di prevalere sugli altri. Perché il Pd o è plurale, e lo è fino in fondo, nella forma come nella sostanza politica, o non è Pd”. Così Elio Galvagno, deputato regionale del Pd, intervenendo sulla vicenda politica ennese. “Provo un profondo rammarico per l’impossibilità, che devo amaramente registrare, di giungere ad una soluzione unitaria”. E ricostruisce così le vicende degli ultimi mesi. ”Noi abbiamo sostenuto ed appoggiato l’ipotesi di una candidatura del Sen. Crisafulli sin dall’inizio, anche se da posizioni diverse, e lo stesso sindaco Agnello ha espresso il proprio sostegno durante una partecipata assemblea del Pd – dice l’On.le Galvagno-. Avevamo proposto l’ipotesi una seconda lista per valorizzare le varie sensibilità e storie politiche, pronti comunque a discuterne senza pregiudiziali. E la mancanza di altri obiettivi se non quello di aumentare i consensi del Pd è dimostrata dal fatto che, in ultimo, avevamo suggerito una moratoria sulla questione. Ma, anche su questa proposta, abbiamo trovato chiusure. Di fronte all’evidente indisponibilità al dialogo dimostrata da una parte del Pd cittadino, la scelta di correre da soli rimane l’unica possibile, pur rimanendo saldamente ancorati dentro il Partito Democratico, che abbiamo contribuito a costruire con convinzione e passione. E ricandidando il sindaco uscente, – continua il deputato del Pd – oltre che compiere una scelta che definirei naturale, proponiamo alla città colui che meglio interpreta, secondo me e secondo un’ampia rappresentanza del Pd ennese, un percorso che è insieme di rinnovamento e di buon governo”.
Elio Galvagno invita poi a raffreddare i toni di “inutili polemiche” e a proposito delle dichiarazioni del segretario cittadino del Pd, dice di non volersi soffermare su “affermazioni opinabili e velleitarie”, ribadendo che “in questo momento più che mai, gli anatemi non sono utili a nessuno e certamente non sono utili al Pd. Anzi, – dice ancora Galvagno – l’appello che rivolgo a tutti, e per primi a noi stessi, è di lavorare per ricostruire, nei tempi e nei modi utili, e nella necessaria chiarezza, le ragioni dell’unità. D’altra parte, sia chiaro, nessuno ha la titolarità esclusiva per parlare a nome del Partito Democratico. Il segretario cittadino sa benissimo che non ci siamo mai sottratti al confronto, e liquidare l’assenza di una significativa rappresentanza del partito ad un’assemblea cittadina come un fatto strumentale, piuttosto che interrogarsi sulle ragioni di un disagio che quell’assenza testimonia, mi sembra un modo perlomeno frettoloso, se non addirittura superficiale, di concepire la dialettica democratica. Trovo semmai strumentale assumere in quell’occasione decisioni, pensando così di far prevalere le proprie sulle altrui ragioni. Voglio ricordare, tra l’altro, che il Pd nasce come partito aperto, in cui deve valere il principio che non ci sono avversari e tantomeno nemici, ma altri che la pensano in modo diverso e dei quali bisogna sforzarsi di comprendere ragioni e istanze. E in un partito aperto, – conclude Galvagno – che si fonda sulla partecipazione degli iscritti come degli elettori, sono elementi vitali tanto le assemblee quanto i passaggi elettorali, che spesso hanno dimostrato che più il partito riesce ad aprirsi, più viene premiato sul piano dei risultati. Penso, solo per citare un esempio, agli esiti elettorali delle scorse europee, con le candidature di Italo Tripi, ma anche di Rita Borsellino e Rosario Crocetta. Ragionare con vecchi schemi significherebbe comprimere il grande potenziale,  culturale prima che politico, del Partito democratico”.

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