“E’ una vergogna! E’ una situazione a dir poco rincresciosa che mette a nudo, ancora una volta, uno dei tanti disservizi di questa città”. Sono esternazioni, fra le tante che abbiamo sentito, di due anziani, Francesco Mingrino e Sebastiano Gloria, mentre passeggiavano sul marciapiede di viale IV Novembre passando davanti l’ingresso principale, chiuso da anni, dello stadio Gaeta. Dunque, quando lo spettacolo che si para di fronte agli occhi di un cittadino, di un turista, è quello di una struttura comunale abbandonata, che da tempo non viene ripulita, piena di ogni rifiuto, non ci sono molte giustificazioni da dare, bisognerebbe soltanto cambiare le cose. E per far cambiare le cose c’è bisogno anche dell’indignazione dei cittadini. A questo proposito, nella mattinata di ieri, il presidente del Centro studi “Antonio Romano”, Mario Orlando, è andato a depositare in municipio una lettera aperta, firmata da centinaia di cittadini, indirizzata al sindaco. “Signor sindaco –si legge nella missiva-, un vecchio saggio proverbio dice che anche l’occhio vuole la sua parte. A nostro parere riteniamo che si tratta si un sacrosanto ed imprescindibile diritto di questa parte più delicata ed importante del corpo umano, quale l’occhio, per poter adempiere ad alcuni dei doveri più importanti al servizio dell’uomo: la possibilità che dà per potere ammirare, godere e assaporare visivamente tutte le bellezze che madre natura gli offre; fa da sentinella per vigilare e denunciare a chi di competenza tutto ciò che l’uomo mette in essere contro la natura, tutto ciò di cui si rende responsabile che offende l’ordine delle cose e per fastidio che gli procurano soltanto a vederle. Ed è di quest’ultimo caso che i sottoelencati cittadini hanno ritenuto doveroso occuparsi e sottoporlo alla sua attenzione per intervenire e fare eliminare lo sconcio che offende appunto l’occhio, oltre al glorioso nome cui è stato dedicato lo stadio: Gen. Gaeta. E’ qualcosa di indescrivibile ciò di cui si fa bella mostra a tutti i passanti ennesi e non, per ciò che si vede all’interno della cancellata in quello che fu , molto tempo fa, l’entrata principale dello stadio dal viale IV Novembre. Sicuramente non occorre una grande spesa. Basta la buona volontà di due operai per un paio d’ore e fare un po’ di ordine e di pulizia. Ne vale il decoro e il rispetto per la città e per la persona e la famiglia cui è stato dedicato lo stadio”.
Giacomo Lisacchi