La legge 5/2009, di riordino del servizio sanitario in Sicilia, enuncia una serie di principi che ispirano una “qualificata integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari”, finalizzata all’attuazione di interventi di riordino del sistema sia per la riduzione del deficit complessivo della spesa, sia per una maggiore qualificazione dell’offerta assistenziale ai cittadini. La Cisl sostiene da tempo l’improrogabile esigenza di intraprendere il percorso della territorializzazione dei servizi, con il concreto spostamento delle risorse e delle strutture sul territorio. Si chiede, pertanto, l’attivazione di un tavolo sulla materia per avviare l’ indispensabile, preventivo e sistematico confronto con il Sindacato che, per la sua funzione di rappresentanza
diffusa e per la sua presenza sul territorio, è in grado di fornire un contributo di competenze, di idee e di proposte sulle strategie e gli obiettivi da realizzare. Dare seguito a livello provinciale al protocollo d’Intesa, sottoscritto dall’Assessore Reg.le alla Sanità con le OO.SS., consentirebbe di avviare una nuova e vera stagione di responsabile e fattiva concertazione, il giusto approccio per attuare interventi radicali e strutturali, perché la nostra provincia realizzi finalmente percorsi virtuosi e sostenibili sulle politiche socio-sanitarie e sociali .
La Cisl , sin dallo scorso anno, ha attivato una “cabina di regia” con le federazioni Cisl del Pubblico impiego, dei Medici e dei Pensionati per sollecitare la definizione di misure urgenti per la riorganizzazione dei servizi sanitari nel territorio; in allegato si riporta una sintesi del documento prodotto, utile per l’avvio del confronto richiesto.
Riorganizzare la sanità nel Territorio, realizzare il sistema sociosanitario
Il Quadro normativo, sia nazionale che regionale, orienta verso una visione “territorio-centrica” della sanità anziché la visione “ospedalo-centrica” di cui è imperniato il sistema sociosanitario anche della nostra provincia, che si è concretizzato in questi anni in trasferimenti di risorse verso gli ospedali e nell’assenza di integrazione e di una programmazione sanitaria comune.
La funzionalità territoriale registra ritardi ed omissioni, a cominciare dalla mancata assegnazione di ruolo e funzioni al distretto , individuato dalla L. 229/99 e dalla Circolare assessoriale 1049/01 come macrostruttura dotata di autonomia economica , tecnico-funzionale , programmatoria ( si sottolinea, in tal senso, l’importanza del piano delle attività territoriali da concordare a cura del Direttore del distretto con i sindaci del distretto) , epidemiologica.
Il distretto come tale non è mai partito, di fatto espletando solo funzioni di produzione delle cure primarie ma non di programmazione della salute e committenza dei servizi.
Si ritiene non più differibile l’attivazione del Registro Territoriale delle Patologie, in grado di fotografare incidenza e prevalenza delle patologie, in rapporto alle quali orientare la risposta sanitaria.
Il RTP si configura, infatti, quale strumento epidemiologico al servizio di una programmazione sanitaria orientata in funzione della domanda, finalizzato a realizzare una buona sanità, pur nella limitatezza delle risorse disponibili e delle necessarie priorizzazioni. Obiettivo del RegistroT.P., incardinato nel distretto, è dunque la conoscenza e il monitoraggio dello stato di salute della popolazione, sia per quanto attiene le forme neoplastiche, sia per le malattie cronico degenerative, viste in termini di incidenza, mortalità, prevalenza con possibilità pertanto di risalire ai fattori causali e ai fattori di rischio.
L’attivazione del Registro richiede che il flusso informativo efferente dal Servizio di Medicina di Base sia sottoposto a rigorose procedure di codifica , verifica e linkage con altre fonti informative e che i providers siano collegati con un unico affidabile software in grado di interfacciare sia intra che extra- rete. L’azienda territoriale sconta, anche in questa direzione , un ritardo informatico non più tollerabile.
E’ necessario, quindi, procedere ad una informatizzazione capillare di tutti i presidi che dovrebbero interfacciarsi in rete.
Le cure domiciliari ( Assistenza Domiciliare Integrata: geriatrica e palliativa), nonostante siano previste dal Psr 2000/2002 , dal D. A. Luglio 2008 non sono mai
state inserite in un filone programmatorio. Il recente D. A. 8 maggio 2009 ne rende cogente l’attivazione , con la previsione di pesanti valutazioni negative dei Direttori Generali per la mancata attivazione. Il vero problema è che dovranno partire a costo zero, trovando i finanziamenti tra le pieghe del bilancio.
Come Cisl, chiediamo che venga attivata con operatori formati e provvisti di supporto logistico e tecnologico, con le figure sanitarie da utilizzare sulla base del Piano di Assistenza Individuale elaborato dalle Unità di valutazione multidimensionale e palliativa.
Crediamo fermamente nella necessità strategica di realizzare un sistema avanzato di cure domiciliari e di garantire la piena fruibilità delle stesse nei quattro Distretti sociosanitari.
Le cure domiciliari, laddove funzionanti, consentono di ridurre in maniera decisiva i ricoveri impropri , di realizzare una deospedalizzazione funzionale a criteri di efficacia ed efficienza , di umanizzazione delle cure , rappresentando la cartina di tornasole di un moderno sistema sanitario attento ai bisogni dei più fragili.
Fondamentale, in tale contesto, l’integrazione multidisciplinare intra ed extra aziendale, con una attenzione particolare ai Medici di Famiglia, alle associazioni di volontariato.
Ci orienta in questa visione il dato epidemiologico. Migliaia di ennesi, ogni anno, si ammalano di tumore. Per coloro i quali non guariscono si assiste ad un più o meno rapido declino della autonomia e all’exitus finale. La lotta contro i tumori esige:
? prevenzione, ricerca, formazione;
? cura e percorsi terapeutici mirati per la guarigione ( è il momento di pensare ad una struttura oncologica centralizzata, dotata dei più moderni sistemi diagnostici Pet, RMN, Radioterapia, Laboratorio di genetica molecolare in grado di consentire il miglior percorso di diagnosi ai nostri validi Oncologi ed evitando la mobilità sanitaria;
? assistenza domiciliare ogni qualvolta è utile ;
? Hospice e terapia del dolore centralizzati in stretta integrazione con il medico palliativista delle cure domiciliari. Anche altre malattie croniche invalidanti (neurologiche, cardiologiche, pneumologi che, infettive) non consentono la guarigione , ma necessitano di una articolata capacità di cura e di assistenza. Anche quando la guarigione non è possibile, il malato può e deve essere curato! Il Reparto ospedaliero tradizionale non è più adatto e, attraverso le dimissioni protette, risulta fondamentale il coinvolgimento del medico di famiglia, della famiglia del paziente e del Distretto per predisporre il successivo percorso terapeutico.
L’ Hospice è stato previsto dal PSR 2000-2002, individuando 1 pl ogni 20.000 abitanti. E’ notorio il ruolo fondamentale che esso riveste nell’ambito della filiera dell’assistenza al malato terminale. Un luogo in cui il malato, ma anche la famiglia, riceve un supporto più avanzato per prestazioni di particolare complessità per il tempo necessario e la successiva presa in carico da parte delle cure domiciliari.
Inspiegabilmente la nostra provincia presenta l’anomala condizione di aver investito notevoli risorse economiche realizzando la struttura dell’Hospice, allocata nel vecchio ospedale, nominandone il medico Responsabile, per poi vanificare ogni azione :la struttura non è mai stata attivata! Chiediamo con forza l’immediata e piena attivazione della struttura stessa.
Occorre, quindi, realizzare una vera integrazione socio-sanitaria, coinvolgendo tutti i soggetti della medicina del territorio, valorizzando e potenziando la figura dei Medici di medicina generale e i Pediatri di libera scelta, attraverso la stipula di protocolli di intensa per definire percorsi diagnostico-terapeutici condivisi, procedure operative per la gestione delle cronicità, dell’Adi, delle liste di attesa ( dotando gli studi di elettrocardiografi e spirometri collegati anche in telemedicina ).
Facendo leva, infatti, sull’ultimo accordo dei Mmg va realizzato l’associazionismo in rete per la gestione delle prenotazioni, dei referti e consulti per via informatica attraverso la costituzione di nuovi modelli organizzativi sul territorio che prevedano un luogo fisico comune in cui i Mmg e Pls operano su turni h/24 garantendo una presenza costante con strumentazione di I° livello, in stretto raccordo con gli specialisti ambulatoriali territoriali .
E forse le piccole dimensioni della nostra provincia ben si prestano alla sperimentazione di un nuovo progetto di medicina del territorio attraverso la promozione della Casa della salute. Una struttura polivalente e funzionale in grado di erogare materialmente l’insieme delle cure primarie e di garantire la continuità assistenziale con l’ospedale e le attività di prevenzione, strettamente collegata con i Punti Territoriali di Assistenza, realizzando la continuità terapeutica tra la fase acuta e quella delle post-acuzie e della riabilitazione, oggi mancante.
L’area della riabilitazione assume un rilievo di particolare importanza in tema di programmazione sanitaria e di riorganizzazione territoriale di tutte quelle attività incidenti sullo stato di salute dei cittadini. A differenza dell’hospice, la riabilitazione nella nostra provincia è una realtà concreta ma fortemente penalizzata dalla mancata attuazione non solo delle disposizioni normative nazionali e regionali, ma anche dallo stesso atto aziendale del 1999. I posti letto ordinari, infatti, non sono resi funzionali, elemosinando ricoveri in altre unità operative, con notevole disagio sia del cittadino che vede leso il diritto alla salute, sia del personale qualificato ed esperto che vi opera.
Si ritiene fondamentale una riorganizzazione della Medicina Riabilitativa che valorizzi i criteri della accessibilità, tempestività, appropriatezza e continuità delle cure, in un ambito in cui il processo di presa in carico è connotato da un modello di relazioni, spesso complesse ed articolate, fra utenti e operatori, che coinvolge non solo il paziente ma anche la famiglia.
E’ necessario, quindi, procedere con celerità al potenziamento strutturale e funzionale delle due aree di riabilitazione dell’Asp, il centro Humanitas di Leonforte ed il reparto di Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Ospedale Umberto I° e procedere al collegamento funzionale delle unità operative non ancora collegate alla riabilitazione:
– la neurologia che riceve e dismette ammalati cerebrovascolari, con deterioramento cognitivo, malati di Alzheimer o con sclerosi multipla, bisognevoli sia in acuto, sia in cronico di neuroriabilitazione motoria e/o cognitiva;
– la ortopedia che deve prevedere una riabilitazione motoria post intervento;
– l’Utic – Cardiologia per la riabilitazione cardiologica e respiratoria.
Va prevista, per ogni Distretto, l’istituzione di Centri diurni per malati di Alzheimer e disabili psichici, ove accanto alla funzione terapeutica di riabilitazione si associa una azione di conforto e di sollievo per i familiari.
Una sfida ancora più intrigante per Mmg e Pls (e per il nostro territorio ) potrebbe essere il country hospital, utilizzando la dismissione dei posti letto.
E’ indispensabile che la prevista istituzione del Centro di Accettazione Unificata mantenga una capillare articolazione nel territorio che sia in condizione di conoscere la mappatura delle disponibilità di erogazione più rapida delle visite e degli esami specialistici, consentendo l’erogazione di prestazioni, filtrando la domanda e orientando i casi più complessi per diagnostica e terapeutica verso strutture specializzate, eliminando così la domanda impropria e liberando risorse umane e gestionali per soddisfare al meglio i bisogni dei cittadini.
Va potenziata l’area della prevenzione, anche in ambito veterinario, ottemperando a quanto disposto dal D.A. 24/3/2006 che impone la separazione delle funzioni mediche dalle funzioni veterinarie nel dipartimento di prevenzione (Igiene pubblica e veterinaria).
Altra priorità è la riorganizzazione della medicina legale e fiscale nel territorio facendola dipendere , come prevede la Circ. Ass. 1049/01, direttamente dal Distretto ed accorpandola nei piccoli comuni con la Medicina di base recuperando e razionalizzando in tal modo l’impiego di medici da adibire ad altre funzioni, ad esempio l’ Adi.
Riteniamo urgente dare attuazione alle linee guida della Regione Sicilia per l’area farmaceutica, approvate con Decreto 4 agosto 2003, le quali, invocando il perseguimento dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi sanitari a garanzia del cittadino, disciplinano l’attività farmaceutica che si espleta nell’ambito dell’assistenza distrettuale e dell’assistenza ospedaliera.
II Piano sanitario regionale 2000/02 ha istituito il dipartimento del farmaco con il compito di garantire l’integrazione tra ospedale e territorio. Alle due aree di assistenza farmaceutica, territoriale (da attivare in ciascun distretto) e ospedaliera ( in ciascun presidio ospedaliero), la norma assegna compiti ed attività specifiche e ben distinte e le Linee guida del 2003 ne declinano puntualmente e distintamente modalità di funzionamento.
Appare superfluo evidenziare il ruolo centrale, nella riorganizzazione del territorio, che tale attivazione riveste anche in termini di controllo della spesa farmaceutica a carico del cittadino.
Occorre rilanciare l’assistenza materno-infantile territoriale, nella sua accezione più ampia di tutela della salute della donna in età fertile e della popolazione in età pediatrica, attraverso una organica programmazione delle attività che assicuri anche il coordinamento delle attività sanitarie con le attività sociali.
In particolare, è necessario:
? procedere al potenziamento delle risorse umane assegnate ai consultori ed all’implementazione e riqualificazione delle attività svolte, realizzando specifici programmi di prevenzione dedicati alla salute degli adolescenti e della famiglia, per una maternità e paternità responsabile;
? istituire in ogni consultorio uno “spazio” adolescenti appositamente dedicato, con esclusività d’accesso preferibilmente pomeridiano;
? realizzare una responsabile contraccezione, potenziando l’integrazione tra l’attività dei consultori, servizi IVG e i servizi sociali del Comune, realizzando la piena attuazione della legge n. 194/78;
? promuovere azioni volte alla prevenzione ed alla individuazione precoce del disagio giovanile in ambito scolastico, familiare e relazionale, anche in riferimento ad abusi, maltrattamenti e sfruttamento sessuale, individuando percorsi di integrazione tra i servizi;
? promuovere la salute della donna con interventi volti alla diagnosi tempestiva della patologia neoplastica (tumori del collo dell’utero e della mammella, per cui è documentata l’efficacia d’interventi di screening) e della osteoporosi in menopausa;
? promuovere la salute del neonato mediante campagne d’informazione che conducano alla identificazione delle coppie a rischio e l’offerta di consulenza genetica qualificata, la promozione dell’allattamento al seno, delle norme igieniche per la prevenzione delle malattie nei lattanti e delle vaccinazioni;
? promuovere la salute del bambino e dell’adolescente attraverso interventi di educazione alla salute in ambito scolastico nonché attività di prevenzione e diagnosi precoce delle patologie odontoiatriche, visive e dei disturbi posturali in età scolare.
E’ ormai indispensabile realizzare compiutamente quel cambiamento radicale offerto dalla legge 328/2000 nella cultura e nella pratica dei servizi sociali, conferendo all’intervento sociale il significato della promozione del benessere riferito all’intera comunità, trasformando i bisogni sociali dei cittadini in diritti esigibili. Registriamo, purtroppo, la presenza di disfunzioni e inadempienze diffuse nella realizzazione dei servizi sociali nel territorio, con ritardi e omissioni generalizzati e l’assenza di innovazione dei servizi erogati.
Occorre una seria concertazione nel territorio con le organizzazioni sindacali, gli Enti pubblici e la partecipazione attiva dei cittadini attraverso gli organismi non lucrativi di utilità sociale, per definire una concreta azione sinergica di utilizzo delle strutture e delle risorse umane e finanziarie.
Questi ed altri interventi, che insieme possiamo individuare, costituiscono per la Cisl la base di interlocuzione con le altre organizzazioni sindacali, sociali, politiche, in maniera da costruire insieme un Sistema Sanitario basato su criteri di efficacia ed efficienza, capace di dare risposte condivise ai bisogni sociali e sanitari dei cittadini ed agli operatori che noi rappresentiamo.