Ancora una lettera del Comitato promotore per i diritti dei cittadini alla deputazione nazionale e regionale, al prefetto e al sindaco “riguardante le scandalose decisioni della Commissione toponomastica”. “Già si conosce –si legge nella missiva- l’elenco doloroso di quanto ha subito la città, che non merita, per la sua lunga storia millennaria, di essere declassata e saccheggiata. Vedi la soppressione della Telecom, del Banco di Sicilia, della Banca D’Italia, del declassamento della stazione ferroviaria, così come di aver perduto il vanto di essere città pulita ora ridotta a immondezzaio, o di essere una città ospitale per la mancanza perfino di servizi igienici pubblici, chiusi da tempo, e tante altre brutture. Ora, fra tante umiliazioni e atti di ingiustizia –continua la nota-, si è aggiunta un’altra “sberla” morale che ferisce tantissimo gli animi dei cittadini, questa volta da parte del Comune che dovrebbe invece garantire il decoro, la dignità e l’imparzialità dei suoi concittadini. Non è stato giusto avere cambiato la denominazione della piazza dedicata a Santa Maria del Popolo. Si fa torto sia alla Madonna che viene spodestata della sua piazza, sia ai cittadini laici e religiosi che vengono privati dalle loro radici”. Quindi, il comitato manifesta contrarietà anche alla denominazione di tante altre vie, come quella del viale che conduce alla Rocca di Cerere. “Un luogo pieno di storia e mitologia, che sarebbe stato più giusto intestare a Gelone, che è colui che fece edificare il tempio della dea nel 402 a.C., o allo storico Vincenzo Littara, che scrisse nel 1587 la prima storia di Enna”. Il Comitato, inoltre, si chiede se “la Commissione toponomastica ha tenuto conto di tutto questo; se ha constatato e accertato che le biografie dei personaggi a cui sono state intestate piazze e vie corrispondono ai requisiti richiesti dalla legge sulla toponomastica”. Infine, denuncia che alcuni personaggi “sono stati scelti tra i raccomandati, altri invece sono stati discriminati, come nel caso del maestro Luigi Cascio, fondatore della Scuola d’Arte, e del prof. Edoardo Fontanazza, dirigente scolastico da tutti riconosciuto per gli alti meriti culturali ed artistici”. Per questo chiede alle autorità a cui è stata inviata la lettera “di far revocare tutti gli atti ingiusti e non conformi alla legge”.
Giacomo Lisacchi