L’UNIVERSITA’ KORE RISPONDE ALL’INTERROGAZIONE DEL SEN. GIAMBRONE SU CONCORSI DI RICERCATORE A TEMPO DETERMINATO

Sulla base delle norme vigenti all’atto dell’emanazione del decreto ministeriale del 15 settembre 2004, che ne previde l’istituzione, l’Università Kore di Enna avrebbe dovuto attivare entro i primi cinque anni 174 “procedure di valutazione comparativa” (le particolari modalità di selezione dei docenti universitari e dei magistrati, che per brevità chiameremo più semplicemente “concorsi”). Dall’anno accademico 2005/2006, primo anno di autonomia, la Kore ha bandito concorsi per 173 posti, così distinti:  •    25 per professori ordinari; •    34 per professori associati;  •    62 per ricercatori; •    52 per assistant professor. Nonostante le innovazioni legislative sopraggiunte in questi anni abbiano prima bloccato e poi rallentato lo svolgimento

dei concorsi per i docenti universitari, ripresi di fatto soltanto da alcuni mesi, la Kore ha già potuto immettere nei propri ruoli 92 docenti, coprendo più della metà dei posti previsti.  Va però considerato che diverse modifiche normative intervenute dopo l’istituzione dell’Università di Enna hanno incrementato il numero di docenti necessari, per cui la Kore dovrà disporre entro i prossimi due anni di poco più di 200 posti, secondo la programmazione attuale dei corsi.

Venendo alla figura del ricercatore a tempo determinato di cui si parla nell’interrogazione, va innanzitutto precisato che non si tratta di un “nuovo ruolo”, come erroneamente affermato dall’interrogante, ma di un ruolo istituito con l’art. 1 della legge 230 del 2005. L’Università Bocconi, che per prima ha utilizzato questa norma, conta già circa 80 posti coperti, ma oltre 500 ricercatori a tempo determinato sono attualmente in servizio anche nelle università statali. Ad oggi, secondo i dati del sistema informativo del ministero, in totale vi sono quasi mille ricercatori a tempo determinato e l’incremento del ruolo è costantemente in ascesa.

La figura scelta dall’Università di Enna per questo ruolo è uguale a quella adottata dalla Bocconi sul modello delle università USA: si tratta dell’assistant professor, che si occupa di ricerca ma che assume anche compiti di didattica, di relazioni internazionali e di coordinamento di corsi. Il contratto di assistant professor prevede valutazioni annuali del lavoro svolto, puntuali attività scientifiche e pubblicazioni nazionali e internazionali. La durata è triennale, rinnovabile una sola volta, trasformabile in tempo indeterminato se nel frattempo l’assistant professor ottiene la “tenure” per meriti scientifici e didattici.

Le prestigiose università italiane, che hanno finora reclutato molti più ricercatori a tempo determinato della Kore, non hanno voluto fare ricorso ad una nuova forma di “precariato” ma hanno semplicemente adottato una modalità che consente di verificare l’effettiva professionalità in servizio del personale docente e, nel contempo, di valutarne l’utilità nel medio periodo in relazione ai corsi di laurea ed ai progetti di ricerca attivi, data anche la notevole variabilità della normativa universitaria degli ultimi dieci anni.

Come le valutazioni in servizio, anche le procedure di reclutamento degli assistant professor risultano di norma molto più severe di quelle finora adottate per i ricercatori a tempo indeterminato. Infatti, mentre per questi ultimi la legge ha previsto la nomina di una commissione costituita da un solo professore ordinario, per il reclutamento degli assistant professor l’Università di Enna ha quasi sempre nominato commissioni interamente costituite da professori ordinari provenienti dai principali atenei italiani.

Alla luce del corretto e severo comportamento dell’Università Kore di Enna, le asserzioni del senatore interrogante risultano pertanto del tutto false e diffamatorie, probabilmente dovute a pessimi suggeritori che la Kore si onora di non conoscere.

Quanto scritto nell’interrogazione parlamentare si salva dalla querela soltanto per il ricorso a considerazioni generalizzate all’intero sistema universitario italiano e per il furbesco uso dei verbi al condizionale (sarebbe, avrebbe, risulterebbero, etc.). Né vale la pena di querelare l’interrogante per l’unica affermazione con il verbo all’indicativo, anch’essa falsa, secondo la quale “nell’ateneo di Enna, ad eccezione dei primi due bandi per ricercatori a tempo indeterminato, non sono stati banditi concorsi per ricercatori, associati o ordinari” (sic!). A lui bastava consultare la Gazzetta Ufficiale degli ultimi cinque anni, a noi basta sapere che l’interrogante è ignorante perché non sa, per cui merita la più cristiana comprensione.