Facendo seguito al comunicato dell’area Franceschini-Veltroni-Fassino riportato in questi giorni dagli organi di stampa locale e dopo l’ennesima assenza all’assemblea cittadina, il segretario cittadino ha diramato la seguente dichiarazione: Non è nel mio stile e nel mio costume utilizzare i comunicati stampa per diffondere anatemi e falsi improperi nei confronti di rappresentanti autorevoli del PD ma ho sempre utilizzato i momenti assembleari, gli unici legittimati dallo statuto del partito a cui noi tutti volontariamente abbiamo aderito e gli unici da me rispettati durante il mio mandato, per esternare le mie idee. Considerato però che è diventata ormai prassi consolidata non partecipare alle assemblee mi corre l’obbligo, perché l’opinione pubblica non abbia una visione distorta della realtà, di fare alcune precisazioni. 1. Mi stupisce il fatto che l’area Franceschini-Veltroni-Fassino dichiari che non parteciperà più ad alcuna riunione fino a quando non saranno ristabilite le normali regole di una civile e democratica convivenza all’interno del partito senza peraltro indicare quali esse siano. Credo che non sia civile e democratico disertare le riunioni regolarmente convocate, con invito diramato a tutti i componenti dell’organismo e con ordini del giorno definiti, così come non è civile e democratico apprendere dalla stampa la non partecipazione senza avvertire il bisogno di comunicarlo direttamente al segretario. È assolutamente incomprensibile la mancanza di rispetto nei confronti di tutti gli altri componenti e politicamente ingiustificabile il fatto di non accettare il confronto delle idee e delle opinioni, o meglio accertarlo a corrente alternata e solo a proprio piacimento.
2. Non si può chiedere la legittimazione dei ruoli quando per primi non si rispetta e legittima l’assemblea cittadina e le decisioni che in essa vengono prese (anche quelle votate, in loro presenza, all’unanimità). Non c’è stata alcuna decisione presa in seno all’assemblea che non sia stata rispettata e garantita dal sottoscritto. Se in altri luoghi, diversi da quelli deputati per le decisioni, un gruppo di persone ha stretto dei patti o degli accordi, non è da addebitare al partito, poi, l’eventuale inosservanza degli stessi. Ho troppo rispetto per il ruolo democratico dell’assemblea e fino a quando sarò segretario di questo partito pretenderò che ogni decisione venga presa dall’assemblea, pur rispettando e comprendendo il ruolo di tutti i leader.
3. Ho sentito in questi giorni parlare di accordi non rispettati. Vorrei sapere, visto che l’assemblea non ha mai discusso di accordi e di nomi ma di criteri e principi, da chi sono stati presi e che cosa prevedevano. L’unica cosa certa è che nella riunione del 25 giugno al sixty four, a cui hanno partecipato Gargaglione e altri componenti dell’area a cui lo stesso fa riferimento, con il voto unanime l’assemblea ha dato ampio mandato al Sindaco Garofalo di comporre la Giunta comunale scegliendo gli assessori fuori dagli eletti al Consiglio comunale e cercando di garantire i giusti equilibri tra le varie anime del partito utilizzando anche quelle rappresentanze istituzionali quali la presidenza dell’Ente autodromo di Pergusa per la quale lo stesso Presidente Sgrò si era dichiarato pronto a rimettere il proprio mandato. In quella seduta, sempre all’unanimità fu votata anche la costituzione del gruppo unico del PD al Consiglio comunale. Dopo appena una settimana no ci si presenta all’assemblea cittadina e si comunica a mezzo stampa, e non al partito, che si è consumato un grave strappo e che si sarebbe costituito in seno al consiglio il gruppo autonomo di Primavera democratica. Credo che tutti i componenti del partito che hanno assunto una decisione abbiano il diritto di sapere dai diretti interessati come stanno i fatti per poi assumere le determinazioni del caso. Questo diritto di sapere è stato negato dalla mancata partecipazione alle riunioni di partito.
4. In merito poi alla inopportunità di partecipare a incontri convocati all’interno dell’Università mi sembrano assolutamente ridicole e pretestuose le ragioni che giustificano tali scelte. Non è certo svolgendo alcune riunioni che si può trasformare l’Università in sede di partito o ancora peggio in segretaria politica. Gli amici dell’area democratica ricorderanno, perché più volte hanno partecipato alle riunioni di gruppi poco numerosi, che la sede del PD ennese è in Via Roma n. 326. Solo per le riunioni dell’assemblea cittadina, composta da quasi 200 unità, sono stati utilizzati locali comunali quali il centro polifunzionale e la galleria civica o il liceo linguistico o i locali del sixty four a secondo della loro disponibilità. Non per questo abbiamo trasformato il Comune o la scuola in sedi di partito. Abbiamo semplicemente cercato di rendere le riunioni più confortevoli per i numerosi partecipanti. Il tutto appare incomprensibile quando gli stessi amici partecipano a incontri politici presso i locali dell’Ente Autodromo, quasi che per i luoghi da loro scelti non ci fossero le stesse remore.
Al di là di queste precisazioni credo che ci siano delle motivazioni politiche che stanno alla base del disagio avvertito da una parte del partito che bisogna conoscere e sviscerare. Occorre per questo potersi confrontare serenamente tutti all’interno degli organismi di partito per ricercare oggi più che mai le ragioni dello stare insieme. Bisogna sforzarsi di superare gli elementi di contrasto sempre però nel pieno rispetto dei ruoli, dello Statuto e dei deliberati assembleari. Spero che la nuova fase congressuale che ci apprestiamo a vivere possa essere utilizzata per affrontare questi temi e per dare un nuovo e più forte impulso all’azione di costruzione del Partito democratico.