ALLA NECROPOLI REALMESE DI CALASCIBETTA: “LE ARGONAUTICHE” DI APOLLONIO RODIO

Si racconta una storia molto antica, di quegli Argonauti, gruppo di una cinquantina di eroi che, sotto la guida di Giasone, diedero vita a una delle narrazioni più note e affascinanti della mitologia greca. Pelia, re di Iolco, aveva inviato araldi in tutta la Grecia per reclutare giovani in armi disposti a conquistare per lui una ricchezza inestimabile, il vello d’oro, chiave del potere; e propone al nipote Giasone, figlio di suo fratello Esone, di guidare la spedizione. In realtà Pelia era re di Iolco per aver usurpato il trono al fratello Esone, vero legittimo erede al trono, da lui fatto imprigionare insieme al resto della famiglia. Giasone accetta l’insidiosa proposta dello zio, ma gli pone una condizione: che, in caso di successo dell’impresa, liberi dalla prigionia la sua famiglia. Concluso il patto, ha dunque inizio l’avventuroso viaggio a bordo della nave Argo che condurrà Giasone e gli eroi al suo seguito verso l’Asia, nelle terre ostili della Colchide, alla conquista del vello d’oro.

Dopo massacri e uccisioni reciproche, il greco vinse. Ma non gli servi. Non servì a nessuno, né allora né dopo, se oggi ancora noi tutti crediamo di essere ragionevoli, buoni e civili, noi soli: orientali o occidentali. E così ancora spedizioni e massacri. II dettagliatissimo racconto dell’impresa di Giasone e dei suoi personaggi sulla nave Argo, oltre a contribuire a portare l’eroe classico in una dimensione più borghese, rappresenta e restituisce anche, con molta verosimiglianza, la somma delle conoscenze etniche e geografiche dell’epoca, intrise, naturalmente, nel mito.

Colpisce la fantasia questo peregrinare del gruppo, molto eterogeneo, fatto di giovani avventurosi… che non di rado sono anche un po’ teppisti. E si racconta ancora di antichi sacrifici umani – che i nostri antenati, per barattare con gli Dei un buon raccolto, compivano con serena ritualità – e di molto altro di questo mondo così ancestrale e lontano, eppure legato alle origini della nostra cultura.

Questa lontananza-vicinanza è, del resto, la chiave di volta dell’appassionata e divertentissima versione che Virgilio Gazzolo fa, con grande maestria, di questa narrazione mitologica.

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