SALUTO INAUGURALE DI MONS. MICHELE PENNISI MODERATORE DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “MARIO STURZO DI PIAZZA ARMERINA”

Desidero porgere un rispettoso saluto a Sua Eccellenza reverendissima Mons. Calogero Peri Vescovo di Caltagirone e a  tutte le autorità civili , militari e religiose,  ai docenti, agli studenti e a tutti  gli intervenuti, che ci hanno voluto onorare con la loro presenza in occasione dell’inaugurazione del  terzo anno accademico del nuovo Istituto Superiore di Scienze Religiose intitolato al mio predecessore di venerata memoria “Mons. Mario Sturzo”  che è collegato  dal punto di vista accademico con la Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista” di Palermo di cui è Preside don Rino la Delfa presbitero della nostra Diocesi rappresentato  dal prof. dom Anselmo Lipari Delegato del Preside della Facoltà Teologica di Sicilia, a cui rivolgo un particolare saluto. Gli iscritti  del nostro Istituto provengono oltre che dalla nostra Diocesi di Piazza Armerina anche da quelle di Caltanissetta e Caltagirone, I docenti, tra cui alcuni laici, provengono dalle Diocesi di Piazza Armerina, Caltanissetta, Caltagirone, Messina. Palermo, Ragusa.  Nel periodo post-conciliare ha assunto una crescente importanza nella Chiesa la necessità di curare un’adeguata formazione dei fedeli laici, con modalità specifiche” tenendo presenti le prospettive della nuova evangelizzazione, le sfide provocate dal pluralismo religioso e dai processi interculturali, la necessità di una riqualificazione della catechesi nelle parrocchie e dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, le esigenze legate all’espandersi dei mass-media, l’urgenza di individuare adeguati percorsi formativi per nuove professioni sociali e assistenziali.
Ci auguriamo che  il nostro Istituto possa contribuire efficacemente ad aumentare la cultura religiosa dei fedeli della Sicilia centro-meridionale..
In questo decennio che la Conferenza Episcopale italiana ha dedicato al tema dell’educazione  il nostro Istituto  deve riproporre in senso forte il tema dell’educazione che deve coinvolgere come protagonisti i laici. Un prezioso suggerimento in questo senso ci viene da un’affermazione di John Henry Newman, recentemente citata da Benedetto XVI in occasione della beatificazione del Cardinale inglese. Dice Newman: «Voglio un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono (così) bene la storia (da poterlo difendere)» (The Present Position of Catholics in England, IX, 390)[ Cfr. Benedetto XVI, Omelia in occasione della beatificazione di John Henry Newman, 19 settembre 2010.

Benché scritta nel 1851, la frase di Newman conserva una grande attualità. La nostra società infatti, tecnicamente sempre più plurale, esige la presenza di soggetti maturi, disposti a confrontarsi e raccontarsi nello spazio pubblico in vista di reciproco riconoscimento.
Invocare, come ha fatto  il Cardinal Newman, la figura di «uomini che conoscano la propria religione» si basa su una duplice constatazione.
Innanzitutto sul fatto che, contrariamente a quanto forse troppo frettolosamente pronosticato da molti, la parabola della modernità non si è risolta nella scomparsa del religioso dalla vita degli uomini. In questo senso è ormai chiaro che le religioni sono un soggetto attivo delle nostre società plurali.
In secondo luogo è altrettanto evidente che la complessità delle  questioni che le nostre società quotidianamente affrontano, implica inevitabilmente una domanda di
Senso che introduca a comprendere la totalità della realtà senza censurare nulla.. Lo può confermare un’altra affermazione, un po’ provocante, del Beato cardinal Newman: «Ignorare la posizione e le relazioni tra le cose è lo stato degli schiavi e dei fanciulli; il tracciare la mappa dell’universo è il vanto, o almeno l’ambizione della filosofia»[ J. H. newman, L’idea di università, Utet, Torino 1988, 845].
La presenza  del nostro Istituto Superiore  di Scienze Religiose nello spazio pubblico non è perciò un’indebita invasione di campo, ma è giustificata dalla capacità di mostrare le ragioni di un’esperienza umana adeguata e contribuire all’edificazione della vita buona personale e comunitaria[3].
La logica dell’incarnazione implica infatti la valorizzazione di tutto ciò che è umano, e di tutti gli ambiti dell’umana esistenza.. Formare delle persone a partire dal disegno di un Dio che si è compromesso con la storia non è il punto di partenza di una strategia egemonica, ma il contributo che lo Studium vuole offrire alla società plurale attraverso una proposta rivolta a tutti.

L’aver intitolato il precedente e il nuovo ISSR a Mons. Mario Sturzo vuole essere un segno di  omaggio riconoscenza per questo grande vescovo che ha servito la nostra diocesi dal 1903 al 1941 distinguendosi per una levatura culturale non comune e per la serietà degli studi che egli voleva che caratterizzasse i futuri ministri della Chiesa. Ebbe viva la vocazione agli studi filosofici e tentò di rinnovare la filosofia scolastica confrontandosi  criticamente con alcuni tra i principali esponenti della filosofia occidentale  e opponendosi al positivismo e all’idealismo

Il prossimo anno nel mese di novembre ricorre il 150 delal sua nascita e il 70 delal sua morte che intenderemo ricordare con una serie di manifestazioni che vedranno coinvolto anche il nostro Istituto.