Scongiurate conseguenze più gravi del danneggiamento che di fatto ha provocato l’insensato utilizzo dell’arma legittimamente denunciata. Si erano verificate due strane “rotture” dei vetri di un infisso in periodi differenti: la prima questa estate ed il proprietario aveva ritenuto che la causa fosse il forte caldo; la seconda di recente, in occasione della quale, da una più attenta visione, si era accorto che, ben incastrato all’interno del battente dell’infisso, era presente un proiettile. Pertanto, intervenivano gli investigatori della Squadra Mobile ennese, per verificare meglio la dinamica dei fatti ed accertare se si trattasse, come sembrava, di un atto intimidatorio ai danni del proprietario dell’immobile verso il quale erano stati esplosi i colpi d’arma da fuoco. Sul posto, grazie al supporto del personale specializzato della Polizia Scientifica, emergevano i primi dubbi sulla matrice intimidatoria. La finestra, infatti, era posta al di sotto del tetto ed a un’altezza di circa tre metri dal pavimento; la traiettoria, che era possibile ricavare dal solco lasciato sul battente dal colpo, indirizzava verso una finestra posta in un vicino immobile della centrale via Volturo ed era tale da escludere che il colpo potesse essere indirizzato verso un’altezza minore sì da attingere direttamente una persona.
Individuato, verosimilmente, il luogo da dove era stati esplosi i colpi, si effettuava perquisizione, accertando che D. M., quarantenne, ennese, impiegato, legittimo detentore di una carabina più altre armi, aveva effettivamente esploso i colpi, con il solo scopo di “allontanare” i piccioni dalla zona, cosa che lo stesso indagato confermava in sede di interrogatorio alla presenza del legale di fiducia.
Pertanto, scattava la denuncia a piede libero con il sequestro delle armi e del munizionamento, per il reato di danneggiamento ed esplosioni pericolose.
La leggerezza nell’utilizzo dell’arma poteva cagionare ben più gravi danni, qualora avesse attinto una persona.