Un singolare direttore d’orchestra, Giuseppe D’Angelo, introduce una bellissima soubrette anni ’30, Antonella Fiorenza. Insieme cominciano ad intonare un motivetto da Varietà tra il rumorio curioso del pubblico. Cosa c’entra tutto ciò con una delle opere classiche del repertorio di P. De Filippo come “La lettera di mammina”? Sipario. La trama appare la solita: le velleità aristocratiche di una ricca famiglia borghese s’incontrano con le esigenze economiche di un nobile impoverito nel più classico dei modi, il matrimonio – un doppio matrimonio – combinato. Quanto e cosa c’entrino il maestro, la soubrette e le particolari luci di scena, lo si capisce poco dopo l’inizio del I atto, quando gli eclettici attori della NCT Il Canovaccio iniziano a muoversi e a cantare sulle note
di un’arietta da Varietà. In pochi minuti, davanti agli occhi di un pubblico incredulo, va in scena l’avanspettacolo: la classica commedia brillante accoglie il varietà; lo stesso varietà risorge ai tempi di internet e delle sale cinematografiche in 3D e lo spettatore di ogni età è trasportato in un’epoca senza tempo anche grazie al sapiente gioco di luci ed effetti orchestrati da Francesco Sanfilippo. L’intrico della trama si sviluppa e risolve, in due atti, in questo continuo alternarsi di prosa, canti, balli e artifici scenici. L’incredulità della sala, gremita in ogni ordine di posto, si trasforma via, via in divertimento e partecipazione; lo si nota dal rumorio della gente che lascia ben presto il posto ad un silenzio attento, rotto dalle risate e dagli applausi che scandiscono il ritmo delle musiche. Se questo è l’effetto prodottosi in tutte le tre serate previste per la rappresentazione, va sottolineato che il 14, il 15 e il 16 Gennaio, all’Auditorium “N. Buttafuoco” di Nissoria, sono andati in scena tre spettacoli differenti, dato che diverso era il pubblico e la sua emotività; degno di nota risulta, quindi, il modo in cui la NCT Il Canovaccio ha saputo andare oltre le rigidità degli schemi provati, per parlare realmente con lo spettatore. E se è vero che il “parlare–oltre” se stessi, significa dialogare, in termini non banalmente panegirici probabilmente il merito di questo successo va dato proprio alla capacità degli attori e del pubblico di stabilire questa relazione dialogica, dentro la quale ognuno, con le sue differenze, ha potuto dare e ricevere emozioni. Non a caso, a calare il sipario è stato il soffio corale dell’Auditorium delle dieci “luci-candeline”, volute per festeggiare i dieci anni della NCT il Canovaccio. Ad omaggiare questo importante traguardo anche un’interessante mostra allestita dalle responsabili di scena della compagnia – Angela Pellegrino e Paola Garziano – con foto, recensioni, oggetti e costumi di scena di questa scommessa che dura da dieci anni. Un successo, quindi, che ha fatto leva su uno straordinario lavoro di gruppo, dove ognuno ha saputo mettere in campo la propria soggettività e professionalità. A cominciare dalle briose Evelis Cangeri e Floriana Todaro – nei panni delle classiche “amche” curiose; per continuare con il divertente Alessandro Licata che ha interpretato il cameriere tutto fare ironico e irriverente, e ancora con la clandestina e platonica – ma nemmeno troppo – coppia, affidata ai convincenti Fabio La Magna e Marta Mangione. Da sottolineare, poi, le efficaci prestazioni di Loredana Lo Pumo e Rosario Lo Grasso nei panni dei ricchi borghesi in cerca di un buon matrimonio per la figlia Claretta, portata in scena da una bravissima ed energica Azzurra Drago. Un trascinante ed esilarante Alessandro Todaro ha prestato, invece, il volto al timido ed inibito baroncino Riccardo che ha potuto sposare la bella Claretta grazie alla mediazione del buffo Cavaliere de Rosa, interpretato da Sandro Rossino. Da sottolineare, infine,l’ottima prestazione di Sonia Inveninato nei panni della zitellona ricca e “racchia” e la brillante prova di Federico Fiorenza nei panni del Barone Edoardo Bassi. A reggere e tessere le fila di questo insieme, la scaltra e innovativa regia di Sandro Rossino, che proprio per la volontà di non lasciare nulla al caso ha avuto l’ingegno di affidare gli aspetti emozionali e non pianificabili all’empatia che di volta, in volta si è riuscita a creare con il pubblico. I prossimi appuntamenti, riproponendo la stessa commedia sono all’interno di prestigiose rassegne teatrali, il 3 Aprile a Cassibile, e il 9 Aprile al Teatro Garibaldi di Enna.
Giuseppe Romeo