CARNEVALE AD ENNA??. SOLO UN RICORDO SVANITO NEL NULLA

Fra giorni ci sarà la ricorrenza del Carnevale ed i ricordi vanno ai tempi passati. Quando ad Enna in questa periodo si svolgevano i veglioni al Teatro Garibaldi, con grande partecipazione. Dove la gente si divertiva spensieratamente. Inoltre proprio il giorno del Carnevale, si vedevano in giro non solo i mascherati, vestiti da Pierrot, anche affittati, ma in giro c’era pure il solito Miuni con un collare di salsiccia; poi sfilavano i famosi carretti siciliani allegoricamente addobbati, ma soprattutto c’era la famosa “gravaccata” formata da diversi cavalli, giumente e muli. Il Carnevale viene pure ricordato, per una leggenda che si tramata e cioè la storia delle “pietre che danzano” “pietre ballarinii’, che si trovano nei pressi della zona Ronza. Infatti si racconta che lì esisteva un villaggio e 1a gente si divertiva a ballare durate il carnevale. Ma come si sa, superata la mezzanotte del mercoledì delle ceneri, si entra in Quaresima ed è proibito continuare a ballare. Ma quella gente continuò a divertirsi e furono pietrificati. La curiosità che queste “pietre” là immortalati, sembrano veramente delle persone in formato gigante, sino a tre metri, che sembrano in una sarabanda festosa in una danza sabbatica, rimaste pietrificati per 1’intervento di una divinità o di un folletto dei boschi.
Ma c’è anche la versione scientifica che Giuseppe Amato, in una sua pubblicazione ci riferisce, che la loro formazione dei “Pupi ballerini” sono il risultato del percolamento di acque fortemente calcaree tra la sabbia che costituisce il substrato della zona, che si è dilavata 1asciando emergere le belle figure. Tutta la zona è interessata da fenomeni simili di dimensioni minori,. Comunque è interessante anche ad andarli a visitare.
Anche è da ricordare un episodio carnevalesco del passato, quando la città era divisa, nella parte orientale era il primo nucleo di Enna, che costituivano l’aristocrazia del tempo, mentre nella parte occidentale vi abitavano i provenienti di Fundrò e di Rossomanno e fra le due comunità non oltrepassarono il punto detto oggi Balata, che indicarono con i motti “di SÙ” e “di Giù”.
Da ciò derivava una finta battaglia la popolazione occidentale (Pisciotto, Fundrisi) tentava di invadere la parte orientale gli abitanti di questa si opponevano e avvenivano delle finte zuffe, un simulacro di battaglia chiamato “mmisca” (mischia).
i prigionieri venivano trattati bene, si celebravano dei banchetti (il carattere carnevalesco non veniva meno, come si vede); essi venivano liberati se gridavano il viva della parte trionfatrice e si consideravano vinti, per quelli invece che mostravano fermezza di carattere, la prigionia si protraeva sino a Pasqua, giorno in cui finiva la finta inimicizia e le due fazioni popolari si rifondavano e tornavano alle loro relazioni.
Per questo motivo la funzione religiosa che in altre città  si chiama “l’incontro” qui si denomina “La Pace”.
Tanta per ricordare le tradizioni popolaresche.

p. Il Comitato
(Gaetano Vicari)