RIFIUTI: Beniamino Ginatempo, Prof. Ord. di Fisica generale PRESSO L’Università di Messina, AD ENNA PER PARLARE DI RIFIUTI E RACCOLTA DIFFERENZIARA

Si terrà  venerdì 25 marzo 2011, alle ore 17:30, presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Duca DAosta”, a Enna Bassa, L’INCONTRO SU RIFIUTI E RACCOLTA DIFFERENZIATA. Riportiamo di seguito articolo di Beniamino Ginatempo: È innegabile che l’emergenza che attanaglia la Sicilia sia grave, e vanno trovate al più presto soluzioni efficaci e non temporanee. Sorvolando sul fatto che si è arrivati a questa emergenza per l‘invadenza della politica nel sistema degli ATO e per la loro incapacità amministrativa; sorvolando pure sul sospetto che l’emergenza rifiuti sia stata procurata con dolo, per imporre scelte politiche altrui, in barba alla sovranità della Regione Sicilia; bisogna pur tuttavia capire a fondo la natura del problema ed agire con cautela, per evitare che i rimedi possano rivelarsi peggiori del male.
Diceva Albert Einstein: “I problemi non possono essere risolti con gli stessi schemi mentali che li hanno generati”. La soluzione all’emergenza rifiuti va dunque cercata con nuove idee e con una crescita culturale di amministratori e cittadini. La Strategia Rifiuti Zero di Paul Connett è una idea che, fortunatamente, sta prendendo piede dovunque nel mondo, ed anche in Italia. Il semplice fondamento scientifico di questa idea sta nel principio di conservazione della Massa: siccome nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma, una tonnellata di rifiuti prima dell’incenerimento peserà esattamente una tonnellata anche dopo l’incenerimento, seppur sotto forma di ceneri, gas serra e veleni. Pertanto l’idea dell’incenerimento dei rifiuti e/o del loro conferimento in discarica non può risolvere il problema – con buona pace per i sostenitori dell’affare termovalorizzazione o di chi si dice non pregiudizialmente contrario – ma entrambi equivalgono a nascondere la polvere sotto il tappeto.
Invece bisognerebbe realizzare che i rifiuti non sono solo l’immondo pattume che si accatasta e brucia nelle strade e che costa carissimo smaltire alla comunità sia in termini ambientali che economici, ma sono risorse economiche, a volte merci pregiate o pregiatissime, che 1) o non era il caso di buttare, perché ancora funzionanti, o addirittura di acquistare (Riduzione); 2) o che possono essere riutilizzate (Riuso) come le bottiglie del vino o i flaconi del detersivo; 3) o che possono essere recuperate (Recupero) con poco lavoro, come parti di mobili vecchi o come le scarpe rotte, che una volta si portavano a riparare; 4) o che possono essere riciclati con processi di decostruzione e ricostruzione (Riciclo), come la carta, la plastica, l’alluminio, ecc., processi molto meno costosi  (mediamente 7 volte di meno) della realizzazione ex novo dalle materie prime. Persino i rifiuti umidi possono essere trasformati in concime (compost), come facevano i nostri nonni, e sostituire i concimi chimici in agricoltura, con un miglioramento della qualità dei cibi e della nostra vita. Questi quattro accorgimenti, riduzione, riuso, recupero e riciclo, vanno sotto il nome delle “4 R” di Paul Connett.
Per l’applicazione di questi accorgimenti non ci vogliono grossi finanziamenti e sofisticati apparati tecnologici come gli inceneritori, ma bastano le mani dei cittadini e degli operatori ecologici, un po’ di organizzazione ed una capillare raccolta differenziata porta a porta. Si può così ottenere una riduzione del volume dei rifiuti da smaltire fino al 72% come a S. Francisco o fino all’82% come a Capànnori (Lucca, 45 mila abitanti), od anche il 77% come a Vizzini (Catania, Kalatambiente). Il tanto celebrato inceneritore di Brescia – in Europa non si usa il termine termovalorizzatore –  riduce il volume dei rifiuti del 75%, più o meno come S. Francisco e meno di Capànnori, quindi. Ma poi c’è il problema di smaltire le ceneri, che sono rifiuti speciali e pericolosissimi. Dal punto di vista economico, l’inceneritore di Brescia è costato 300 milioni di euro, ed ha incassato già 400 milioni di euro, anche tramite il CIP6, cioè una frazione delle bollette elettriche di tutti gli italiani. Quindi l’inceneritore di Brescia mette le mani nella tasche di tutti gli italiani, che pagano, senza saperlo, un po’ dello smaltimento dei rifiuti del Nord. E ciò a fronte del “costo zero” realizzato a S. Francisco o a Capànnori!
Al Centro Riciclo di Vedelago(Treviso), poi, hanno fatto molto di più. In collaborazione con l’università di Padova, sono riusciti a riprocessare a freddo il secco non riciclabile, per produrre la cosiddetta sabbia sintetica, materiale ottimo per la costruzione di materiale edilizio (a norma UNI) o per mobili in plastica. La commercializzazione di questo prodotto porta nelle casse del centro riciclo da 50 a 120 euro la tonnellata, invece di pagare il costo di 180 euro per smaltire il secco non riciclabile negli inceneritori. A Vedelago, dunque, si riusa, recupera e ricicla fino al 99%!
La strategia rifiuti zero non è dunque un utopia, ma è realizzabile anche in Sicilia in breve tempo, visto che abbiamo l’esempio virtuoso di Kalatambiente. Ma ci vuole la volontà politica di realizzarla. Soprattutto oltre ai centri di gestione integrata  – e questa è una grave lacuna del recente DDL sui rifiuti della Regione Sicilia –  ci vorrebbe l’incentivazione per la nascita di piccole imprese/cooperative che sorgano vicino a questi centri, e che possano utilizzare le materie prime seconde ivi prodotte, creando così posti di lavoro ed occasioni di sviluppo: questa potrebbe essere la vera valorizzazione dei materiali scartati. Ma è necessaria anche una tariffazione più equa che premi i cittadini virtuosi, che a loro spese e fatica riducono, riusano, recuperano e riciclano, conferendo i materiali pregiati alle isole ecologiche, così salvando preziose risorse dallo spreco, e penalizzi i cittadini che producono troppi rifiuti, che oggi pagano la stessa TIA/TARSU dei primi. Altrimenti continueremo a vedere i cittadini divisi in fessacchiotti e furbetti, come troppo spesso accade in questi ultimi anni.
La strategia rifiuti zero è dunque un tentativo di razionalizzare alcuni comportamenti stolti da parte di cittadini ed amministratori, che potrebbe avere prima di quello che si pensa le benefiche ricadute di 1) sgomberare le strade dall’immondizia, 2) recuperare risorse per una nuova economia e 3) creare enormi possibilità di reddito e di lavoro. Solo che non dobbiamo più considerarla spazzatura, perché è invece una risorsa di tutti: non chiamiamoli più rifiuti!
C’è un’altra prova indiretta di quanto preziosa sia questa risorsa: il fatto che l’immondizia sia fortemente appetita o addirittura contesa, dalla lobby degli inceneritori e da quella delle discariche (in guerra fra loro). Ma cosa conterà di più per la politica e gli amministratori, il bene comune dei cittadini o le pressioni politiche di questi potentati economici?

Beniamino Ginatempo   
Rete Rifiuti Zero Messina
Prof. Ord. di Fisica generale
Università di Messina