AVEVANO IMMOBILIZZATO E MALMENATO LA DONNA, PER RUBARE POCHE DECINE DI EURO E DI ALCUNI OGGETTI IN ORO: LEONFORTESI INCHIODATO DALLA PROVA DEL DNA”.

Nella tarda serata di ieri, gli uomini del Commissariato di P.S. di Leonforte – diretti dal Commissario Capo Dott. Salvatore Tognolosi – hanno proceduto all’arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Nicosia, su richiesta della relativa Procura, di tale Cocuzza Giuseppe, Leonfortese, classe 1990, pluri-pregiudicato, poiché ritenuto responsabile di rapina pluriaggravata in concorso, commessa ai danni di un’anziana donna lo scorso ottobre. Nella serata del 12 Ottobre 2010 tre giovani, travisati, facevano irruzione, con una scusa, in un’abitazione ove vive, da sola, un’anziana signora leonfortese ultraottantenne. I giovani, dopo aver immobilizzato e malmenato la donna, si impossessavano di poche decine di euro e di alcuni oggetti in oro.  Personale del commissariato di Polizia leonfortese, prontamente recatosi sul posto, con a capo il Dirigente dottor Salvatore Tognolosi, che personalmente si recava sulla scena del crimine, notava che uno dei tre rapinatori aveva smarrito, durante le fasi della concitata aggressione alla malcapitata, un cappellino tipo “baseball”, probabilmente usato per celarsi parzialmente il volto. I poliziotti ipotizzavano, pertanto, dal luogo ove si era svolta la rapina, dal modus operandi e dalle conoscenze investigative, che uno degli autori potesse essere proprio il Cocuzza Giuseppe, ed ipotizzavano, altresì, che nel cappellino smarrito da uno dei rapinatori potesse trovarsi del DNA utile.
Pertanto, il Cocuzza alcuni giorni dopo, veniva invitato presso gli uffici del Commissariato. Nell’incontro, il Funzionario, dott. Salvatore Tognolosi, chiedeva allo stesso se occultasse qualcosa all’interno della bocca. Il Cocuzza, al fine di “rassicurare” il Funzionario sul fatto di non celare alcunché all’interno del cavo orale, con l’ausilio di un fazzolettino di carta, dimostrava di non avere oggetti nascosti in bocca. Tale fazzolettino di carta restava pertanto impregnato della saliva del Cocuzza, e pertanto del suo DNA. Successivamente, il cappellino smarrito dal rapinatore veniva inviato al Laboratorio di Chimica del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Palermo, al fine di estrarre l’eventuale DNA presente, e compararlo con quello di Cocuzza Giuseppe, presente nel suddetto fazzoletto di carta. L’accertamento dava esito positivo: nel cappellino era presente un profilo di DNA, che risultava compatibile con quello di Cocuzza Giuseppe.
Per tali ragioni, apparendo chiara la dinamica delittuosa, alla luce di tale esito scientifico, gli investigatori leonfortesi rassegnavano l’attività alla Procura della Repubblica, la quale, condividendo le risultanze investigative, richiedeva l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, che veniva prontamente concessa dal GIP nicosiano.
Il Cocuzza veniva pertanto, tratto in arresto dai poliziotti della città del Casato dei Branciforte, in esecuzione della misura cautelare predetta, per il reato di  rapina pluriaggravata in concorso, ed, ultimati gli atti di rito, associato alla Casa Circondariale di Nicosia.
Nell’ultimo anno, a Leonforte,  si sono verificate due rapine in casa ad anziani con relative aggressioni, e sono state entrambe risolte dagli agenti del Commissariato di Polizia leonfortese: la prima con il fermo, lo scorso 26 Gennaio, di Fiorenza Davide, e la seconda con l’odierno arresto del Cocuzza Giuseppe.