Questo spettacolo è una lente bifocale con cui guardare al Risorgimento e all?unità di Italia, da un lato il disincanto di giovani adolescenti, marionette troppo automatizzate in un mondo ipertecnologico, impegnati a chattare, a copiaincollare, e non più ad approfondire, a vivere un?idea; dall?altro l?incanto radicato nella tradizione popolare dei pupi, dei cuntastorie, che narrarono l?epopea, l?eroismo, le gesta coraggiose di Garibaldi e della spedizione dei Mille. Lo spettacolo prende forma dentro una virtuale chat dove si incontrano ragazzi di diverse parti dell?Italia, tutti alla ricerca di ?incollare? una qualsiasi sintesi in una ricerca sul Risorgimento fatta alla buona su INTERNET. Così i ragazzi si interrogano sul valore dell?unità di Italia, e tra luoghi comuni e disinteresse generale, vengono fuori diverse posizioni che dimostrano come i giovani fanno fatica a sentire la bellezza dei valori risorgimentali, forse troppo ?impegnati? a sopravvivere in un mondo ipnotizzato e quasi senza anima.
In questo panorama di giovani meccanizzati, ridotti ad automi, non più in grado di pensare con la propria testa, irrompono i cantastorie, con la forza della loro epopea, del lirismo per un?impresa eroica quale loro cantano e in cui loro hanno creduto. Irrompe così il canto, la poesia, l?epicità di una storia, di una rivoluzione che infiammava cuori e passioni. È l?incanto che promana dal vivere sulla propria pelle un ideale: il valore della patria, della libertà, della speranza del cambiamento. Quelli furono giorni in cui si credeva di poter fondare un nuovo mondo, una nuova società, più giusta, più umana, che apparteneva a tutti. Da questo scaturisce la necessità di cantare quei momenti di partecipazione civile, di sentimenti patriottici, di voglia di libertà e giustiza. Lo spettacolo mette in scena, in forma fortemente caricaturale, il mondo degli adolescenti, superficiali certamente, ma forse solo apparentemente, nel rapporto con la storia e l?attualità, ma è anche è una riflessione sul valore della memoria in un mondo giovanile sempre più distratto e distaccato.
Un corto circuito si crea così tra un linguaggio moderno ipertecnologico (internet- network- facebook) e il valore antropologico del cunto, della musica popolare, delle rime, forme in cui la gente e il popolo che versò il proprio sangue per la rivoluzione e la liberazione, riviveva la propria storia, quella di cui era stata protagonista.
(L’APPUNTAMENTO E’ ALLA SALA CONVEGNI DELLA SONRINTENDENZA di ENNA, GIORNO 1 GIUGNO ORE 17.00)