«Uniamo le associazioni agricole. Basta divisioni e personalismi» Francesco Salamone, 49 anni e da 2 alla guida della Cia di Enna (3.550 imprese associate) propone ai «colleghi» di Confagricoltura e Coldiretti di unirsi nella rappresentanza «almeno su alcuni punti fondamentali». E di fare una «massa critica» che può valere 10.000 imprese, con un fatturato di oltre 1 miliardo di euro per migliaia di dipendenti e stagionali. Un modo per aumentare la pressione della categoria sulle Istituzioni e ottenere una attenzione allo sviluppo di un settore che finora non c’ è stata. «La mancanza di unità ci ha indebolito». Quali sono i «punti fondamentali» che invoca? «La valorizzazione del prodotto e della qualità per la difesa e il rilancio delle produzioni tipiche delle aree interne, una semplificazione della filiera distributiva, una maggior presenza e peso del nostro settore sullo scacchiere commerciale locale, anche perché da troppi anni manca una politica agricola regionale». Ha già avuto segnali dalle altre organizzazioni? «Io sono ottimista. A dire la verità fino a qualche tempo fa prevaleva una certa freddezza. Adesso mi sento di cogliere un clima cambiato. Penso che anche l’ agricoltura sia pronta per fare quello che hanno fatto il mondo delle cooperative e quelle delle piccole medie aziende con la costituzione di Rete imprese Italia». Prevede una struttura leggera come Rete o più integrata? «E’ ancora presto per entrare nei dettagli. Diciamo che la cosa più saggia è iniziare con degli obiettivi minimi ma che siano veri e non finzioni». Lei parla di momento difficile però nel 2010 il Pil agricolo è aumentato del 2% mentre quello nazionale solo dell’ 1,3%. Le cose dunque non vanno poi tanto male… «E’ vero, ma l’agricoltura è storicamente un settore anticiclico mentre la crisi del settore c’è eccome: l’ anno scorso hanno chiuso oltre 900 imprese, 5000 mila negli ultimi dieci anni. Negli ultimi tre anni, tanto per fare un altro esempio, il reddito dei nostri imprenditori ha subito un taglio del 25%, il più elevato in Sicilia. Così i costi produttivi, contributivi e burocratici sono aumentati dal 2008 ad oggi del 20 per cento mentre i prezzi sui campi – nonostante la ripresa del 12% registrata negli ultimi sei mesi – segnano un calo del 7 per cento». Qual è la cosa più urgente da fare? «Seguire l’ esempio della Francia che ha cercato di favorire con leggi ad hoc i consumatori e gli agricoltori dal predominio della grande distribuzione. Noi siamo il settore forse più attaccato e dipendente al concetto del made in Italy, stiamo attenti. Faccio l’ esempio dell’ olio d’ oliva che ormai è andato quasi tutto in mano agli spagnoli. Così il latte ai francesi con Parmalat. Un domani può toccare alla pasta. Non significa lamentarsi o invocare protezione ma avere una visione industriale strategica, questo sì». In meno di tre anni si sono avvicendati tre Assessori dell’ Agricoltura, Cimino e D’Antrassi gli ultimi. Qual è stato il più bravo? «Intanto è già significativo che siano girati tre Assessori, un fatto poco serio che dimostra quanto conta l’agricoltura nell’agenda di questo Governo”. Quante risorse pubbliche sono state tagliate all’ agricoltura dal 2008? «Dalle agevolazioni per il gasolio agricolo al Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas), dal Cipe a trasferimenti dalle Regioni, il settore agricolo ha subito in tre anni riduzioni complessive per quasi cinque miliardi di euro al livello nazionale».
ENNA: INTERVISTA AL PRESIDENTE PROVINCIALE DELLA CIA, FRANCESCO SALAMONE
