Paolo Garofalo: Il Sindaco di Enna, Paolo Garofalo, propone la convocazione degli stati generali della provincia per dar vita ad un movimento di opposizione a questa decisione. “Premesso che appare veramente assurdo rispondere ad una crisi economica di tale portata con misure che porterebbero a risparmi inferiori al milione di euro annui, non è certamente decretando la morte di un territorio come quello ennese che si risollevano le sorti economiche dell’Italia”. “L’accorpamento delle province di Enna e Caltanissetta – aggiunge il primo cittadino – porterebbe, infatti, alla soppressione di decine di sedi istituzionali ed uffici pubblici, ottenendo il risultato di condannare la nostra realtà ad un triste ed inevitabile declino economico, morale e culturale. Insomma tutto ciò contro cui abbiamo combattuto in questi anni, difendendo il nostro territorio con le unghie e con i denti, viene vanificato in un sol colpo dalla “fanta-economia” di Tremonti e Berlusconi”. “Non intendiamo assistere alla morte della nostra realtà territoriale senza difenderci. Per questo ho già contattato alcuni colleghi sindaci e altri ne contatterò nelle prossime ore, per giungere alla convocazione, nei primi giorni del mese di settembre, degli Stati generali della provincia di Enna. Una riunione che dovrà vedere riuniti tutti i rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni a tutti i livelli, nonché dell’intera deputazione regionale e nazionale, senza dimenticare il presidente della provincia, per dar vita ad un movimento civile di difesa del territorio e della nostra stessa identità”.
DICHIARAZIONE DEL SEN. CRISAFULLI
“La paventata cancellazione della provincia di Enna, contenuta tra le misure anti crisi presentate dal governo nazionale, dimostra come questo provvedimento contenga un’insieme di misure manifesto che servono, tutt’al più, a fare propaganda e non certo ad ottenere concreti risultati di risparmio economico per il sistema paese. Non sarà certamente il milione di euro all’anno risparmiato eliminando la nostra provincia che si risolleveranno le sorti economiche dell’Italia, considerato che questa decisione non va nella direzione di quei tagli ai costi della politica che i cittadini si attendevano. Non è poi pensabile che un tale provvedimento venga annunciato senza che nessuna riflessione sia stata fatta su come omogeneizzare i territori e su come questi devono essere governati e gestiti ai vari livelli. Per questa ragione, in uno a tutte le rappresentanze istituzionali del nostro territorio, scenderemo in campo con forza per scongiurare questo taglio indiscriminato e per garantire la sopravvivenza civile, politica ed economica della nostra realtà provinciale”.
Elio Galvagno (Pd): “Iniquo e senza senso. Solo fumo negli occhi che penalizza la Sicilia”.
“La manovra economica del governo Berlusconi penalizza fortemente la Sicilia, con tagli pesantissimi che avranno come unico effetto la riduzione dei servizi ai cittadini, rendendo ancora più difficile il rilancio economico dell’isola”. Così Elio Galvagno, deputato regionale del Pd, interviene sul decreto che prevede, tra l’altro, l’abolizione delle province con meno di trecentomila abitanti, e tra queste Caltanissetta ed Enna. “Così come concepito – dice l’on. Galvagno – il taglio delle province è totalmente senza senso, perche’ risparmia meno di quanto potrebbe, senza avere neppure contezza di quale sarà il risparmio effettivo che si andrà ad ottenere, ma, soprattutto, e’ iniquo, perché fa pagare alle comunità più piccole e depresse un utile che andrà a vantaggio delle altre.
Senza contare – continua il deputato del Pd – che con quello che già viene chiamato il “comma Sondrio”, la riduzione passerebbe da 36 a 29 perché, per salvaguardare le province del Nord, il Governo ha pensato bene di fare un autentico gioco di prestigio, inserendo nel testo anche l’estensione territoriale. E così le Province del Nord, penso a Belluno, Grosseto e Sondrio, che hanno una popolazione pressoché identica a quella di Enna, si salverebbero dei tagli. Oltretutto si interviene su materie che sono di competenza della Regione e per questo il Parlamento siciliano deve intervenire con urgenza, partendo da una seria riforma elettorale, delle competenze, del finanziamento delle province siciliane, che sia in grado di ripensare e riorganizzare complessivamente il sistema “Enti locali”, tenendo conto delle realtà territoriali, della loro ubicazione, della loro vita amministrativa, delle loro reali esigenze che sono, al contrario, totalmente mortificate dai tagli effettuati dal Governo Berlusconi.
Si tratta di un dibattito aperto in Sicilia da molto tempo – prosegue l’on. Galvagno – e ora è necessario affrontarlo fino in fondo, non lasciandosi però intrappolare dall’ansia da “primi della classe”e lavorando ad una riforma seria della quale poi non dovremo pentirci (come più volte già successo per altri settori), che parta dall’art.15 dello Statuto, dalla Legge regionale n.9 del 1986 e dai servizi comuni che vanno assicurati ai cittadini, come l’ acqua e il ciclo completo dei rifiuti urbani, con gli occhi puntati alle Camere di Commercio, ai Consorzi di Sviluppo Industriale e agli Istituti Autonomi Case Popolari”.
D’altra parte la creazione delle “Province Regionali”, volute dal legislatore nel 1986, aveva fatto sperare in un vero decentramento di funzioni e di risorse, che non si è mai pienamente attuato.
“Basti pensare, ad esempio, all’attribuzione alle province delle funzioni in materia di formazione professionale, di trasporti pubblici, di lavoro, che è stata, nei fatti, penalizzata da un accentramento mostruoso di poteri, funzioni e risorse da parte della Regione Sicilia. Adesso – conclude l’on. Galvagno – serve un’inversione di tendenza, sapendo, lo dico con chiarezza, che bisogna avere anche il coraggio e l’onestà intellettuale di dire, nel cuore di una crisi gravissima, che non abbiamo cosa farcene di Province che spendono oltre il 50% delle risorse per il solo personale, che nominano Direttori Generali sulla cui utilità ci sarebbe molto da discutere, e dove, nei fatti, la parola “investimenti” resta scritta sulla carta, senza alcun effetto positivo sullo sviluppo delle comunità locali”.