GIUSEPPE MONACO E PAOLO GAROFALO INSIEME PER DIRE NO ALLA CANCELLAZIONE DELLA PROVINCIA REGIONALE DI ENNA

Riportiamo di seguito la bozza del documento presentata oggi dal Presidente della Provincia Giuseppe Monaco e dal Sindaco di Enna Paolo Garofalo, in difesa della Provincia di Enna. Nel documento viene chiesta con forza la revoca del decreto che prevede la cancellazione delle Provincie di Enna e Caltanissetta, mortificando profondamente un territorio già gravemente martoriato nel corso degli ultimi anni:

Ill.mo On.le Dott. Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica Italiana
Ill.mo On.le Avv. Renato Schifani Presidente del Senato della Repubblica
Ill.mo On.le Dott. Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio dei Ministri
Ill.mo On.le Dott. Gianfranco Fini Presidente della Camera dei Deputati
Ill.mo On.le Dott. Raffaele Lombardo Presidente della Regione Siciliana
Ill.mo On.le Dott. Francesco Cascio Presidente dell’ARS
Ill.mi On.li Presidenti dei Gruppi Parlamentari al Senato
Ill.mi On.li Presidenti dei Gruppi Parlamentari alla Camera
Ill.mi On.li Presidenti dei Gruppi Parlamentari ARS

Decreto Consiglio dei Ministri: cancellazione della Provincia di Enna.

Illustrissimi,
poniamo alla Vostra attenzione alcune riflessioni relative agli effetti che il decreto del Consiglio dei Ministri del 13 agosto, che prevede la cancellazione di alcune province italiane, determinerebbe nel territorio e nelle comunità dell’ennese.
Lo spirito di economicità del provvedimento governativo determinerebbe un risparmio di circa 400.000 euro l’anno rilevanti il cosiddetto “costo della politica”.
Praticamente l’equivalente del costo annuo di due parlamentari, invero, la metà del costo annuo per l’acquisto della carta igienica dell’Assemblea Regionale Siciliana (come si evince da articoli di stampa non smentiti).
Pur ritenendo utile abbassare i costi della politica riteniamo controproducente per la comunità ennese l’effetto drammatico che l’eliminazione della Provincia determinerebbe.
Con l’elezione della Provincia di Enna nel 1926, si determinò una mobilità orizzontale delle forze produttive che abbandonando l’attività agricola e artigianale si riversarono nel pubblico impiego. Ad oggi, circa un terzo delle famiglie del comune capoluogo e un quinto delle famiglie degli altri comuni lavorano in uffici pubblici statali e regionali, comprese le Forze dell’Ordine, Prefettura, Azienda Sanitaria Provinciale, IACP, eccetera che, con l’eliminazione della Provincia, vedrebbero chiudere gli uffici di riferimento ed essere trasferiti nella Provincia cooptante.
L’effetto immediato sarebbe una vita da pendolari o, più realisticamente, un trasferimento di interi nuclei familiari nella nuova sede lavorativa, con un impoverimento demografico oltre che economico e sociale, di un territorio che ha dato prova, seppur nei limiti della sua collocazione geografica in un’area depressa come il centro Sicilia e della scarsa produttività economica, di sapere imporsi con forza e professionalità nel panorama culturale italiano, con la nascita e la crescita esponenziale della Libera Università Kore.
Questa terra, che a causa delle logiche dell’economia ha già perso strutture significative come l’Enel, la Telecom, la Banca d’Italia, che ha visto chiudere la stazione ferroviaria e che subisce continui tagli ai trasferimenti da parte dello Stato e della Regione Siciliana combatte quotidianamente una battaglia per la dignità dei propri abitanti, cittadini italiani e stranieri perfettamente integrati, anche contro la criminalità organizzata che, come è noto alle LL.SS. mantiene in Sicilia un aspetto assolutamente preoccupante.
La chiusura dei Comandi provinciali di Carabinieri, Questura, Guardia di Finanza, rappresenterebbe una scelta di latitanza dello Stato nei confronti di una comunità che non ha mai conosciuto la vergogna di un consiglio comunale chiuso per infiltrazioni mafiose, che si è sempre distinto per la trasparenza degli atti amministrativi e per il coraggio di reagire ai soprusi della malavita organizzata.
Tutto questo viene affrontato in un contesto di disoccupazione preoccupante, di carenza di attività produttive, di mancanza di investimenti statali e regionali. Subire una fuga degli avamposti dello Stato, significherebbe lasciare un territorio allo sbando che si vedrebbe costretto ad interrogarsi sul perché di tale determinazione.
Tutto ciò non è sufficiente spiegarlo con il risparmio dei costi della politica, tra l’altro irrisori, men che meno si spiegherebbe con gli indicatori individuati nel decreto in questione, come il numero di abitanti, assolutamente arbitrario e abilmente integrato con l’estensione del territorio, nella contezza di salvare alcune Province che godono di protezioni governative.
Ciononostante siamo d’accordo con le dichiarazioni del ministro Bossi che difenderebbe la Provincia di Bergamo dallo stesso sopruso che invece alla Provincia di Enna viene dallo stesso praticato.
Noi non entriamo nel merito dell’utilità delle Province in Italia. Almeno non ora. Lo faremo insieme a tutti gli altri amministratori degli Enti Locali italiani nelle strutture e nel momento adatto.
Ora mettiamo in discussione, con severità e serietà, un provvedimento che appare ritorsivo nei confronti di Province e Comunità che non godono i privilegi della “copertura” governativa.
Mettiamo in discussione la carenza di indicatori sociali, economici, civili nell’elaborazione del provvedimento, lasciato a puri calcoli numerici, indifferenti della dimensione umana che dietro quei numeri si manifesta.
Riteniamo che eliminare le Province di Enna e Caltanissetta, confinanti ed espressione delle zone interne di Sicilia, equivalga alla dimostrazione più netta dell’assoluta non conoscenza da parte del Governo nazionale, della vita siciliana, dei propri problemi e delle proprie risorse.
Chiediamo alle LL.SS. di volere intervenire affinché questa aberrazione alchemica, contenente quantomeno disparità di trattamento, venga immediatamente revocata e venga così riportata la giusta serenità a quelle comunità che hanno contribuito, per quanto questo possa significare poco per alcuni Ministri italiani, alla nascita dell’Unità d’Italia e al consolidamento delle radici democratiche come hanno dimostrato le storie, fra le tante, di Napoleone Colajanni, Edoardo Pantano, Riccardo Lombardi e Pompeo Colajanni.
Chiediamo alle LL.SS. di non leggere questa richiesta come una questua che sarebbe irrispettosa non solo della dignità della Comunità che rappresentiamo, ma anche delle LL.SS. e dei prestigiosi ruoli che ricoprono, ma come una ferma determinazione al rispetto di ogni comunità italiana, sia essa ricca o povera, del nord o del sud della penisola, grande o piccola.
Contemporaneamente alla firma di questa lettera abbiamo firmato la convocazione degli Stati Generali della provincia per il prossimo 2 settembre, coinvolgendo gli Amministratori locali, Sindacati, Associazioni di categoria. Sarà l’inizio di una nuova battaglia per difendere questo territorio e con esso l’idea di un’Italia unitaria alla quale questa Comunità non ha mai smesso di credere.
All’Illustrissimo On.le Presidente della Repubblica, nostro punto di riferimento certo e sicuro, vogliamo anticipare che qualsiasi azione amministrativa, politica e popolare farà questa comunità, sarà aperta dall’Inno d’Italia e la bandiera Tricolore non smetterà mai per un attimo di sventolare dai nostri municipi e dal palazzo della Provincia di Enna.

Il Sindaco di Enna Dott. Paolo Garofalo
Il Presidente della Provincia Dott. Giuseppe Monaco