Nella tarda mattinata di ieri, Personale della Squadra Mobile della Questura di Enna, coordinati dal Vice Questore Aggiunto dott. Giovanni Cuciti e dal Comm. Capo dott. Claudio Pucci, unitamente ad operatori della Sezione Volanti, guidati dal Sost. Commissario Mario Martello, a seguito di segnalazione giunta alla Sala Operativa, hanno tratto in arresto l’ennese M.A., classe ’61 per stalking. Il predetto, già in data 16 luglio e 4 Agosto u.s., era stato denunciato dalla moglie, dalla quale è in corso la separazione legale, per i reati di maltrattamenti in famiglia, minaccia e atti persecutori aggravato dal rapporto di parentela. I rapporti tra i due erano tesi al punto tale che la donna per sfuggire all’indole violenta del marito, era stata costretta in data 7 luglio u.s. ad abbandonare la proprio residenza coniugale per trasferirsi, unitamente ai figli, presso l’abitazione della famiglia d’origine. Tutto ciò non è stato sufficiente ad inibire la condotta di M.A. che ieri è stato pertanto tratto in arresto per i seguenti fatti. M.A. si presentava presso la nuova abitazione della moglie e col pretesto di poter vedere i figli iniziava ad inveire con violenza nei confronti della donna. Questa, per cercare di calmarlo, acconsentiva alla sua richiesta, e lo faceva parlare con la figlia minore. Il padre, però, litigava pure con la ragazzina e, lungi dal placare le proprie intenzioni “bellicose”, urlava e criticava il suo comportamento. A questo punto la madre, impaurita, chiamava il “113”, ma il marito, per tutta risposta, le strappava dalle mani il cellulare, lo scaraventava per terra, frantumandolo e cercava di colpirla con un pugno, mancando il bersaglio solo grazie alla sua prontezza di riflessi. La donna comunque , con un altro telefonino, riusciva a telefonare di nuovo alla Polizia.
I poliziotti intervenivano immediatamente e fermavano l’impeto dell’uomo che cercavano di riportare a più miti consigli, senza riuscirvi, giacché il predetto continuava a dare in escandescenza non fermandosi neppure alla vista degli agenti.
L’uomo veniva perciò condotto negli uffici della Questura ove veniva tratto in arresto per il reato di atti persecutori aggravato dal rapporto di parentela.
L’Autorità Giudiziaria, informata, disponeva che M.A. venisse sottoposto alla misura degli arresti domiciliari presso la propria abitazione.