Saranno i volontari dell’Ente Corpo Volontari Protezione Civile Enna, che aderisce ad Anpas, a scenderà in piazza nella Val di Noto sabato 22 e domenica 23 ottobre 2011, al Largo XXV Luglio nell’isola di Ortigia a Siracusa e in piazza Del Plebiscito a Solarino. I volontari formati avranno il compito di dialogare con la popolazione per sfatare il tabù del terremoto. Al di là delle conoscenze scientifiche, i volontari trasmetteranno in strada alcune buone nozioni per prevenire danni in caso di terremoto e il comportamento da assumere in caso di scossa. L’iniziativa è inquadrata in un progetto nazionale, che vedrà l’intervento di oltre cento volontari di Anpas in nove piazze italiane, tutte in zone ad alto rischio sismico. Gli ennesi coinvolti nel progetto sono i formatori Giovanni Albanese, Mario La Rocca e Giovanni Melfa e i volontari Andrea Colaleo, Rita Patermo, Giuseppe Rubulotta, Selenia Fazzi, Angelo Cocuzza, Andrea Bellomo, Davide Giunta, Monica Mingrino, Davide Impellizzeri, Liliana Scillia, Miriam Colaleo, Emanuele Vallone e Walter Fileccia.
IL PROGETTO “TERREMOTO: IO NON RISCHIO”
“Terremoto: io non rischio” è un’iniziativa per la riduzione del rischio sismico promossa dalla Protezione Civile e dall’Anpas-Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze, in collaborazione con l’Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e con ReLuis-Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica.
La campagna si svolge il 22 e 23 ottobre 2011 nelle piazze di nove comuni italiani a elevato rischio sismico della Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Toscana, in accordo con i Comuni e le Regioni coinvolte.
Protagonisti di questa iniziativa sono i volontari di protezione civile dell’Anpas, formati sul tema del rischio sismico, che hanno istruito a loro volta altri volontari, diventando quindi attori di un processo di diffusione della conoscenza. Complessivamente saranno centoventi i volontari impegnati nelle piazze italiane a distribuire materiale informativo e a rispondere alle domande dei cittadini sulle possibili cose da fare per ridurre il rischio sismico.
Obiettivo della campagna è promuovere una cultura della prevenzione, formare un volontario più consapevole e specializzato ed avviare un processo che porti il cittadino ad acquisire un ruolo attivo nella riduzione del rischio sismico. Imparare a prevenire e ridurre le conseguenze dei terremoti è un compito che riguarda tutti: diffondere informazioni sul rischio sismico è una responsabilità collettiva a cui tutti i cittadini devono contribuire. Nei prossimi anni l’iniziativa sarà estesa ad altre realtà del territorio italiano.
Per dare informazioni sull’iniziativa e fornire approfondimenti sul rischio sismico il Contact Center del Dipartimento della Protezione Civile – tel. 800.840.840 – è attivo anche sabato 22 e domenica 23 ottobre, dalle 9.00 alle 18.00.
LE PIAZZE
Il 22 e 23 ottobre i volontari dell’Anpas saranno presenti in queste piazze:
Toscana
Lucca – Via Beccheria
Castelnuovo Garfagnana – Piazza Umberto I
Campania
Avellino – Corso Vittorio Emanuele
Basilicata
Potenza – Piazza Mario Pagano (Piazza Prefettura)
Puglia
Foggia – Corso Vittorio Emanuele (zona pedonale)
Troia – Piazza Giovanni XXIII
Calabria
Cosenza – Piazza XI Settembre
Sicilia
Siracusa – Largo XXV luglio
Solarino – Piazza del Plebiscito
LA FORMAZIONE
I volontari al centro del progetto. La formazione sul tema del rischio sismico ha coinvolto inizialmente ventitrè volontari dell’Anpas e si è svolta dal 10 al 12 giugno a Vico del Gargano, in Provincia di Foggia, nella Caserma Jacotenente dell’Aeronautica Militare. Questi volontari, in rappresentanza delle sei regioni interessate, hanno istruito a loro volta circa cento volontari, con corsi di formazione che sono stati realizzati nel corso dell’estate. I volontari sono diventati quindi attori di un processo di diffusione della conoscenza.
Il 7 e l’8 ottobre si sono svolte due giornate di verifica e aggiornamento nella sede del Dipartimento della Protezione civile, per completare il percorso formativo con discussioni in aula, approfondimenti e simulazioni. Tutti i volontari coinvolti nella campagna hanno partecipato a queste giornate.
I temi della formazione
La formazione ha riguardato: la memoria storica dei terremoti, la pericolosità sismica del territorio e la vulnerabilità del patrimonio edilizio, la riduzione del rischio sismico, il ruolo dello Stato e del cittadino nell’azione di prevenzione e la comunicazione del rischio sismico.
Nel programma anche alcuni approfondimenti sul Servizio Nazionale della Protezione civile, sul ruolo del volontariato nel Servizio Nazionale e sulla normativa relativa al volontariato.
I MATERIALI INFORMATIVI
Pieghevole. Spiega in termini semplici cosa deve sapere il cittadino per imparare a prevenire e ridurre i danni dei terremoti e cosa può fare nella propria casa, con il consiglio di un tecnico, oppure da solo, fin da subito.
Scheda. Contiene informazioni utili a tutta la famiglia sui comportamenti da adottare durante il terremoto e subito dopo. La scheda può essere conservata e anche appesa.
Questionario. E’ stato realizzato per comprendere quale sia il livello di consapevolezza e conoscenza del rischio sismico da parte dei cittadini.
Pannelli. Raccontano la storia sismica delle Regioni che ospitano l’iniziativa attraverso mappe, immagini e brevi testi descrittivi.
Il pieghevole, la scheda, il questionario e i pannelli sono stati realizzati grazie alla collaborazione di tecnici, comunicatori, esperti di protezione civile e volontari.
I materiali informativi della campagna sono sviluppati nell’ambito di “Edurisk”, un progetto promosso dal Dipartimento della Protezione Civile e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in collaborazione con Giunti Progetti Educativi.
DOMANDE E RISPOSTE
E’ possibile prevedere i terremoti?
Ad oggi non ci sono metodi riconosciuti dalla scienza con i quali sia possibile prevedere il tempo ed il luogo esatti in cui avverrà il prossimo terremoto.
L’unica previsione possibile è di tipo statistico, basata sulla conoscenza dei terremoti del passato. Sappiamo quali sono le aree del nostro Paese interessate da una elevata sismicità, per frequenza ed intensità dei terremoti, e quindi dove è più probabile che si verifichi un evento sismico di forte intensità, ma non è possibile stabilire con esattezza il momento in cui si verificherà. Anche la Commissione internazionale di sismologi, istituita dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile dopo il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009 ha ribadito queste conclusioni. Nessuno è stato in grado di prevedere i recenti terremoti che si sono verificati in Giappone e in Nuova Zelanda.
Occorre peraltro dire che, solo in Italia, ogni giorno si verificano decine di terremoti e più di diecimila ogni anno, di cui la quasi totalità sono appena percepiti, senza alcun effetto sulle costruzioni. Prevedere che avvenga genericamente un terremoto, senza precisarne la magnitudo, in un’area relativamente vasta è spesso una previsione scontata, se non si precisa anche la magnitudo e non si circoscrive adeguatamente l’area (ad esempio in un raggio di 10-20 km). Previsioni di questo tipo non hanno alcuna utilità per fini di protezione civile.
Cosa sono i precursori sismici?
I precursori sismici sono parametri fisici e/o chimici che subiscono modificazioni prima di un terremoto. La ricerca sui precursori di un terremoto si è concentrata principalmente su:
• precursori geofisici: anomalie delle velocità e delle caratteristiche delle onde sismiche P e S, variazioni delle caratteristiche magnetiche ed elettriche delle rocce e dell’atmosfera;
• precursori sismologici: prima di un grosso evento sismico si possono verificare una serie di microtremori, rilevabili solo attraverso gli strumenti, o un cambiamento nella distribuzione della sismicità;
• precursori geodetici: modifiche nella quota, nella posizione, nell’inclinazione di parti della superficie del suolo e nella velocità degli spostamenti misurati;
• precursori geochimici: variazione della concentrazione nelle acque sotterranee e nei gas al suolo di alcuni elementi chimici radioattivi, tra cui il gas radon;
• precursori idrologici: variazione del livello della falda acquifera nel sottosuolo, misurata nei pozzi.
Chi elabora metodi per prevedere i terremoti deve sottoporli a una valutazione scientifica?
La prima e indispensabile valutazione di un metodo di previsione è data dalla sua pubblicazione su una rivista scientifica internazionale, che lo sottoponga alla revisione critica di scienziati competenti in materia. Molte previsioni pseudoscientifiche attualmente in circolazione non sono mai state sottoposte neanche a questa basilare forma di valutazione.
Inoltre, chiunque pensi di aver messo a punto un metodo previsionale e voglia testarlo scientificamente può sottoporlo ad una valutazione concreta ed oggettiva avvalendosi del Collaboratory for the Study of Earthquake Predictability – Csep, un laboratorio virtuale internazionale in grado di supportare una vasta gamma di esperimenti scientifici di previsione in più laboratori. Informazioni e contatti sono disponibili sul sito Csep: http://www.cseptesting.org.
Ad oggi, nessuno che si dica capace di fare previsioni puntuali sul giorno, il luogo e l’intensità di un futuro terremoto in Italia ha sottoposto i suoi esperimenti allo Csep.
Il Giappone ha un sistema di previsione ed allerta per i terremoti? E’ possibile adottare lo stesso sistema in Italia?
Alcune notizie circolate sul terremoto dell’11 marzo 2011 hanno dato l’impressione che in Giappone funzioni un sistema di previsione delle scosse sismiche. In realtà, neanche in Giappone vengono previsti i terremoti, ma esiste un sistema di allertamento precoce della popolazione (early warning) basato sull’invio di sms. Nell’istante in cui viene registrata dalla rete sismica una scossa di terremoto che supera un valore di magnitudo stabilito, il sistema avvisa la popolazione, che ha quindi alcune decine di secondi, in funzione della distanza dall’epicentro, per mettersi al sicuro. Il tempo medio di percorrenza, che dipende da molti fattori (caratteristiche dell’evento, caratteristiche dei terreni attraversati dalle onde, energia del terremoto) si può stimare in circa 20/25 secondi per 100 km. Ciò che viene previsto, quindi, non è il terremoto, ma il momento in cui, verificatosi il terremoto, i suoi effetti potranno raggiungere gli insediamenti umani. L’allarme preventivo consente di interrompere l’erogazione di servizi e attività che potrebbero costituire un pericolo e il raggiungimento da parte della popolazione di luoghi di raccolta sicuri.
L’efficacia dell’allertamento dipende da quanto ci troviamo distanti dalla zona origine del terremoto: se l’epicentro è a molti chilometri dalle zone abitate, come generalmente avviene in Giappone, è possibile, dopo la scossa, avvisare la popolazione che gli effetti si stanno propagando e che raggiungeranno la loro zona dopo alcune decine di secondi.
Diversa è la situazione in Italia, dove le caratteristiche di sismicità del territorio e la densità dei centri abitati rendono di difficile applicazione questi sistemi di allertamento. Infatti, le zone in cui il terremoto può originarsi con maggiore probabilità si trovano spesso a pochi chilometri da aree densamente abitate. Il tempo di propagazione è quindi quasi istantaneo e rende di scarsa efficacia i sistemi di “early warning”. La ricerca scientifica sta comunque sperimentando l’utilizzabilità di questi sistemi ma, al momento, l’unica difesa per il nostro Paese resta la prevenzione.
La casa dove abito può resistere a un terremoto?
In un comune classificato come sismico è obbligatorio rispettare le norme antisismiche. E’ importante, prima di tutto, conoscere l’anno di costruzione del proprio edificio e confrontarlo con l’anno in cui il Comune è stato classificato come sismico per la prima volta. Se la costruzione è successiva, è molto probabile che l’edificio sia stato realizzato con criteri antisismici e, quindi, abbia una buona resistenza ai terremoti attesi statisticamente in quel comune. Anche edifici non progettati esplicitamente con criteri antisismici possono avere una discreta o anche buona resistenza al sisma e, in termini generali, occorrerebbe valutarne la vulnerabilità.
La vulnerabilità di un edificio dipende da:
– tipologia delle strutture (ad esempio, le strutture in muratura sono normalmente più vulnerabili di quelle in cemento armato)
– età (più le strutture sono vecchie, maggiore è la vulnerabilità)
– tipo di progettazione (se antisismica o no, ovviamente questo vale per le costruzioni più moderne)
– interventi di ristrutturazione che l’edificio o anche il singolo appartamento ha subito nel tempo (spesso, per migliorarne la funzionalità si aprono porte e si eliminano ampie porzioni di muratura con effetti deleteri sulla sicurezza sismica nel caso di struttura in muratura).
Anche se un’analisi completa e compiuta del livello di sicurezza sismica di una struttura può essere fatta solo da un professionista esperto, in base a questi elementi e alla classificazione sismica del comune di appartenenza un cittadino può capire se potenzialmente si trova in condizioni di rischio elevato oppure no e, eventualmente, prendere i provvedimenti necessari per la sua prevenzione.
Per rendere più sicura la mia casa nell’eventualità di un terremoto, quali sono le prime cose che posso fare?
Con il consiglio di un tecnico
A volte basta rinforzare i muri portanti o migliorare i collegamenti fra pareti e solai: per fare la scelta giusta, fatti consigliare da un tecnico di fiducia.
Da solo, da subito
• Allontano mobili pesanti da letti o divani.
• Fisso alle pareti scaffali, librerie e altri mobili alti; appendo quadri e specchi con ganci chiusi, che impediscano loro di staccarsi dalla parete.
• Metto gli oggetti pesanti sui ripiani bassi delle scaffalature; su quelli alti, fisso gli oggetti con del nastro biadesivo.
• In cucina, utilizzo un fermo per l’apertura degli sportelli dei mobili dove sono contenuti piatti e bicchieri, in modo che non si aprano durante la scossa.
• Imparo dove sono e come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e l’interruttore generale della luce.
• Individuo i punti sicuri dell’abitazione, dove ripararmi in caso di terremoto: i vani delle porte, gli angoli delle pareti, sotto il tavolo o il letto.
• Tengo in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore, e mi assicuro che ognuno sappia dove sono.
• Mi informo se esiste e cosa prevede il Piano di protezione civile del mio Comune: se non c’è, pretendo che sia predisposto, così da sapere come comportarmi in caso di emergenza.
• Elimino tutte le situazioni che, in caso di terremoto, possono rappresentare un pericolo per me o i miei familiari.