A distanza di poco tempo dalla ricorrenza dei Defunti si vuole ricordare quello che scriveva in lingua greca nell’anno 2600 il poeta Archiloco di Paro, un “maledetto” che per la virulenza dei temi, si chiamavano “giambi”, cioè “scagliare”. Infatti i giambi di questo poeta erano più appuntiti e mortali di una freccia. Scriveva Archiloco “La città non ha memoria di chi è morto, i vivi cercano sempre i favori di chi è vivo, al morto solo il peggio…”. Versi amarissimi, se si considera quanti morti non vengono ricordati. Si vuole in questa occasione citarne qualcuno: Giovambattista Scarlata Vicario Generale e della Collegiata della Chiesa Madre, Dotto e Letterato che questo Comitato sollecita ogni anno il restauro della sua tomba e una targa memoria per essere stato il prime ad essere seppellito al cimitero l’l-ll-l877; Un’altro è la tomba di Napoleone Colajanni, abbandonata nell’erba e non restaurato lo scritto che si trova nella colonnina, anche per questo il Comitato si è premurato di farlo presente ogni anno senza risposta positiva; Così anche una tomba del ‘700 a foggia di sarcofago. Una tomba monumentale ubicata nel Viale Santa Elisabetta, in fondo dovei trovava la Chiesa di Maria SS .dell’Udienza. Ma c’è ne sono altre. I cimiteri per un paio di giorni diventano luoghi di andare a visitare i morti, addobbare la tomba di fiori, pulire, ma quanti sono durante l’anno quelli che ricordano i loro cari?
Occorre invece avere più attenzione e devozione per i morti, specie per quelli che non hanno nessuno che li possa ricordare. I bambini sono ansiosi nel vedere se i defunti ritornano davvero per portare i regali. Infatti con un occhio aperto e l’altro socchiuso, aspettano incuriositi finché il sonno non prende il sopravvento. Nella speranza e nel timore che si riesca a vedere, se i defunti ritornano davvero. Questo avviene secondo una tradizione la notte tra il 1° e il 2 Novembre. Si dice che i morti scendono in città a rubare dolci, vestiti, giocattoli ed altro da donare ai bambini che sono stati bravi.
Secondo la tradizione in silenzio mentre tutti dormono lasciano i regali nascosti in casa: dentro un armadio, sotto il tappeto o magari sotto il letto o altrove, poiché la gioia dei bambini al mattino è proprio quello di cercare i regali che durante la visita notturna dei nonni, parenti che non ci sono più, hanno lasciato, chissà dove per casa. Fra loro i bambini il giorno dei morti si domandano “chi ti ficiru truvari i murti”? (cosa ti hanno fatto trovare i morti). Con le cose dei morti si trovano anche le “ossa dei morti” un dolce tradizionale delle nostre parti.
Così come il giorno dei morti i bambini accompagnati dai genitori, vanno al cimitero dai parenti, per ringraziarli dei doni. Il giorno dedicato ai defunti è una festività che in Sicilia si tramanda nel tentativo sovente di creare un legame affettivo tra le nuove generazioni e quelle scomparse da tempo, ma rimaste nel cuore di chi resta proprio per essere tramandate. La Chiesa cattolica il giorno dei morti è il giorno che dedica alla commemorazione dei defunti. La festa ha origini antiche, che uniscono paesi lontani per epoche e distanze.
Infatti alcune civiltà antichissime celebravano la festa degli antenati tra la fine di Ottobre e i primi di Novembre, ma anche in altri paesi. Per sradicare i culti pagani nel 835 il Papa Gregorio II spostò la festa di “Tutti i Santi” dal 13 Maggio al 1° Novembre. Nel 998 Odilo abate di Cluny aggiungeva al calendario il 2 Novembre come data per commemorare i defunti. Così continuerà la tradizione che onora i defunti e la gioia dei bambini per le cose che troveranno, che il Comitato continua a ricordare.