Frascati, si è tenuto dal 28 aprile al 1 maggio il convegno nazionale giovanile missionario, più di 300 giovani provenienti da tutte le parti d’Italia hanno assistito e partecipato unitamente a responsabili dei centri direttori e segretari diocesani. L’evento “da discepoli a testimoni” la parabola di pietro tra i vari ospiti come il direttore nazionale Gianni Cesena il delegato nazionale Alessandro Zappalà, anche Padre Bartolini missionario del Perù che ha reso nota la sua lotta per i diritti degli indigeni sottoposti a pulizia etnica da parte di alcune forze del luogo in combutta con delle multinazionali volte a sfruttare i giacimenti del territorio. Il convegno sviluppato in quattro giorni ha sottolineato l’impegno missionario di ogni uomo alla luce del vangelo di Testimoniare e di andare a portare con la propria sequela Cristi la speranza nel mondo. A partire dalla missione dei settanta ad oggi attraverso il racconto dei fidei donum laici come i coniugi Longoni lui avvocato e lei educatrice che hanno visto nascere i loro figli a kinshasa in sud africa nei 3 anni di missione svolti.
La vita di ognuno di loro è stata attraversata da questo impeto da quatto impegno da questo senso profondo di testimonianza e di aiuto e di sostegno ai nostri fratelli lontani.
Le loro vite si sono intrecciate di sofferenza di sostegno e di sollievo ma soprattutto di scambio reciproco perché l’amore è un esodo da se senza ritorno come diceva Emmanuel levinas, e non si può partire per la missione restando in se stessi.
Il convegno ha impegnato i ragazzi e gli accompagnatori nei laboratori: nuovi di stili di vita, legalità , educazione, e sofferenza, ognuno di questi argomenti è stato toccato esaminato e rivissuto in una rappresentazione pubblica l’ultimo giorno del convegno.
Abbiamo raccolto la testimonianza di un gruppo quello della sofferenza che ha tracciato una prospettiva dl dolore contraria a quella del pensare comune: tramite gli organizzatori Paolo Zanolla e Valentina i ragazzi hanno scoperto che “io non sono solo il dolore “anche se siamo cristiani e quello che ci rappresenta è un morto in croce , credere significa che la preghiera ci aiuta a stare vicino a Gesù e agli altri.”
In un percorso strutturato in 3 giorni di laboratorio tematico conclusosi con la presentazione pubblica dei lavori i ragazzi si sono riscoperti in una riflessione profonda che li ha fatti uscire in se stessi dove tutti hanno parlato della loro esperienza di sofferenza personale dove sembra che il messaggio di Gesù li abbia fatti camminare senza che loro lo sapessero.
In conclusione tutti i laboratori hanno presentato una sintesi del loro impegno del loro obiettivo e della loro riflessione: il laboratorio della sofferenza ha pesentato un mondo capovolto dove ogni pensiero dei ragazzi è stato attaccato su un cartellone dove dietro stava una croce e una strada_: se la sofferenza non passa da Cristo resta senza senso.
“Nel mondo capovolto la sofferenza è bellezza”il loro motto seguito da una lunga riflessione su don tonino bello e sulla croce seguita da una pausa di silenzio nella commozione generale.
Tutti i ragazzi hanno percorso poi nel pomeriggio di giorno 30 la strada da Frascati alla cattedrale in marcia cantando per concludere l’evento con la messa celebrata dal vescovo che ha accolto i ragazzi e ha sperato nella recita del padre nostro in latino cosa che non è avvenuta e si è assistiti ad un momento di perplessità seguito da uno di ilarità. ’appuntamento successivo sarà a maiori in costiera amalfitana dal 31 luglio al 5 agosto per la formazione missionaria degli educatori.
Noi abbiamo intervistato il direttore nazionale
Don cesena da quanto tempo e come è arrivato alla direzione missionaria nazionale?
Sono stato chiamato alla direzione di missino 5 anni fa nello stesso tempo però avevo un esperienza di 10 anni nel centro missionario diocesano di milano che comprendeva sia l’intervento con le parrocchi che quello con gli istituti missionari che con gli organismi di volontariato e la cooperazione tra le Chiese e l’accompagnamento dei fidei donum nei paesi del mondo.
La direzione nazionale di Missino mi ha trovato da un accompagnamento diretto alle missioni a uno di secondo livello: un lavoro di programmazione di incoraggiamento e di sussidi e di verifica dei criteri con cui oggi in Italia le diocesi Italiane mandano nel mondo missionari come Grazia Soave missionaria in Brasile che ha portato un importante testimonianza della sua missione.
Il lavoro reale di pastorale missionaria è un lavoro che si fa alla base nelle diocesi e nelle parrocchie è una spugna che assorbe e restituisce per mettere in circolo contatti capacità e per ripulire.il tema educativo che ci è stato proposto dal decennale cei incontra una nostra retrospettiva educativa alla luce dei centri missionari che hanno sempre puntato alla formazione e all’educazione.
D. MISSIONE ED EDUCAZIONE I PUNTI FORTI?
Certo,abbiamo puntato sempre su questo negli ultimi due decenni, un ‘educazione alla fede alla luce dell’esperienza missionaria hanno significato la riscoperta di un itinerario di fede e quindi un educazione missionaria perché poi ogni singola persona fa il suo cammino di fede ma anche una serie di carenze come quella dell vocazioni missione ad vitam.
D. CHE PRIORITA’ AVETE?
Da una parte l’universalità della Chiesa, la diseducazione all’universalità e sentire l’urgenza alla missionarietà per un recupero solo di quello che abbiamo perduto che non è un recupero delle persone ma dei numeri e per sentire intorno alle nostre comunità una certa vitalità.
Noi proponiamo l’inverso e lo riceviamo dalla storia alla fine della rivoluzione francese una donna la Maricò ha compreso che una ripresa della Chiesa sarebbe avvenuta solo attraverso la missione e ha creato l’opera della propagazione della fede che oggi per noi sono le pontificie opere missionare o missino.
Questo aspetto cattolico è universale, non è una Chiesa che si ripiega in se stessa ma va fuori la Chiesa sta nel mondo e l’altra faccia è la Mondialità educarsi a una fede cattolice che guarda alle situazioni concrete e non è un caso che i paesi di missione coincidano con quelli di reale povertà tranne il Giappone seppur opulento è indietro dal punto di vista pastorale e missionario.
Nella stragrande parte del mondo la popolazione è sotto i 25 anni noi dobbiamo tenr conto che il tema demografico c pone in conto queste quantità i giovani i bambini sono in altri popoli in altri paesi e i giovani sono in numero esorbitante mentre da noi sono in carenza, questo significa che non solo c’è un problema di numeri ma di futuro la dove i giovani son o più poveri hanno una carica di speranza maggiore e noi di questo vogliamo essere testimoni.