Il Comitato Comunale dell’UDC di Enna, sensibile alle tematiche delle minoranze Comunitarie presenti nel nostro Paese e al fine di eliminare le diseguaglianze etniche e sociali, propone alle Autorità in indirizzo di discutere e qualora venga condiviso, di approvare in una seduta del Civico Consesso un ordine del giorno favorevole alla cittadinanza italiana dei bambini nati in Italia da cittadini stranieri a modifica dell’attuale legge nazionale che impone ai nati in Italia da cittadini stranieri di fare richiesta della cittadinanza al raggiungimento del 18° anno di età. Quanto sopra a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per il riconoscimento della cittadinanza a chiunque nasca sul suolo italiano, con l’introduzione nel nostro ordinamento del cosiddetto “Jus soli”. Non esiste, infatti, in Italia alcuna effettiva possibilità di acquisire automaticamente la cittadinanza da parte di bambini nati sul territorio nazionale da genitori stranieri o da parte di
giovani o giovanissimi giunti in Italia in tenera età. Ciò che si denuncia è il fatto che un’intera generazione cresce e rischia di restare straniera nel paese che sente come proprio, in cui è nata, si è formata, e nel quale intende restare per
sempre.
Il minore nato in Italia da genitori stranieri risulta “straniero” all’anagrafe. Per questi
bambini e bambine, che nascono, crescono e vivono da italiani, la scoperta di non essere italiani è
dolorosa e la “non cittadinanza” porta con sé una serie di ostacoli quotidiani. Ma dovrebbe essere
naturale che chi nasce e cresce in Italia sia ritenuto italiano, a prescindere dalla nazionalità dei suoi
genitori.
Ed è per questo che, in attesa che la legislazione nazionale intervenga quanto prima con
una modifica normativa in questa direzione, si inizi un percorso insieme che possa pervenire ad un
riconoscimento per questi bambini; un passo simbolico e fondamentale per avviare una serie di
iniziative e momenti di incontro in cui discutere di questa tematica ed ottenere risultati concreti.
COMITATO COMUNALE ENNA
VIA ROMA, N. 316 – 94100 ENNA
La condizione giuridica dei bambini di origine straniera nati in Italia è strettamente legata
alla condizione dei genitori: se i padri ottengono la cittadinanza – dopo 10 anni di residenza legale –
questa si trasmette anche ai figli sulla base dello “Jus sanguinis”. Dall’altro lato, la legge prevede
che i minori di origine straniera nati in Italia possano fare richiesta di cittadinanza al compimento
del 18° anno di età (ed entro il compimento del 19°), a condizione che siano in grado di dimostrare
di aver vissuto ininterrottamente sul territorio italiano. In questo quadro normativo, la condizione
di questi bambini è esposta a una serie di fragilità di natura burocratica, che di fatto rendono
spesso difficile l’acquisizione dei requisiti previsti dalla legge. È sufficiente, ad esempio, che un
minore sia rientrato per qualche mese nel Paese dei genitori per interrompere il decorso dei
termini; basta anche essere stati iscritti in ritardo all’anagrafe, magari per la temporanea
condizione di irregolarità del genitore, per far slittare l’inizio del termine dal quale far decorrere i
18 anni minimi per poter fare domanda.
Il risultato pratico delle scelte legislative italiane in fatto di cittadinanza (legge 91 del 1992
e modifiche successive) vede ad oggi centinaia di migliaia di bambini di origine straniera vivere in
una sorta di limbo del diritto, essendo italiani di fatto ma restando esclusi da tutta una serie di
diritti per i quali è prevista la cittadinanza italiana.
Anche il Presidente della Repubblica ha chiesto al Parlamento di intervenire sullo status dei
bambini di origini straniere nati nel nostro territorio, e l’UNICEF ha apprezzato l’impegno e la
determinazione della società civile italiana espressa nelle sue varie articolazioni spontanee e
istituzionali, per il riconoscimento di tale diritto.
Grato per l’attenzione prestatami, invio i miei più distinti e cordiali saluti.
IL SEGRETARIO
Michele Macaluso