LIBERALADOMENICA: CONFESERCENTI ENNA AVVIA LA RACCOLTA FIRME IN COLLABORAZIONE CON LE DIOCESI DELLA NOSTRA PROVINCIA

La Confesercenti di Enna in collaborazione con le Diocesi di Nicosia e Piazza Armerina avvierà la raccolta firme domenica 17 febbraio nei comuni di Enna, Piazza Armerina, Leonforte, Nicosia, Troina, Agira, e dal 21 febbraio ogni giovedì dalle 9,30 alle 12,30 presso le delegazioni Confesercenti e gli uffici Comunali per le autentiche dei sei centri interessati, si potrà continuare a sottoscrivere la petizione per una Proposta di legge di iniziativa popolare:   Abrogazione dell’art. 3, comma 1, lett. d-bis), del DL n. 223/2006, recante “Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all’evasione fiscale”, che si concluderà domenica 28 aprile. L’art. 31 del DL n. 201/2011, cosiddetto “decreto Salva Italia”, dal 1° gennaio 2012, ha liberalizzato definitivamente, senza eccezioni e in tutto il territorio nazionale, il regime degli orari degli esercizi commerciali (negozi – appartenenti al settore alimentare e non alimentare – di ogni dimensione, piccoli esercizi “di vicinato”, esercizi della media e grande distribuzio­ne) e di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti), superando il previgente principio generale dell’obbligo di chiusura domenicale e festiva e la regolamentazione degli orari giornalieri di apertura e chiusura.

Gli orari dei negozi e dei pubblici esercizi, in precedenza, erano disciplinati da norme statali e regionali che consentivano a tutti i Comuni di individuare i giorni (normalmente comprensivi delle domeniche e festività del mese di dicembre, nonché di ulteriori domeniche o festività nel corso degli altri mesi dell’anno) e le zone del territorio nei quali gli esercenti potessero scegliere se derogare o meno all’obbligo di chiusura domenicale e festiva e permettevano ai titolari degli esercizi aventi sede nei Comuni ad economia prevalentemente turistica e nelle città d’arte (o in alcune zone del territorio dei medesimi) di determinare liberamente, nei periodi dell’anno appositamente individuati, gli orari di apertura e di chiusura e derogare dall’obbligo di chiusura domenicale e festiva.

Il 13 marzo 2012, alla Camera, è stato proposto, ma purtroppo non approvato, un Ordine del giorno (9/4940-A/25.Bitonci, Bragantini) che avrebbe impegnato il Governo “a rivedere l’attuale disposizione in materia di liberalizzazioni, prevedendo, in ragione della stessa, la formulazione di una norma apposita e specifica, di concerto con le associazioni di categoria e gli enti locali, in grado di prevedere una graduale revisione del principio delle liberalizzazioni degli orari nel settore del commercio”, considerato che: la crisi economica internazionale, manifestatasi negli ultimi anni in tutti Paesi d’Europa, ha avuto gravi riper­cussioni sull’intero sistema economico nazionale italiano, colpendo in particolar modo il settore del commercio, e quello della distribuzione medio-piccola in particolare, che da mesi manifesta ormai segnali evidenti di diminuzione del volume di fatturato; il settore del commercio è uno dei punti di forza dell’economia italiana, e per il flusso economico che ogni anno genera, e perché, nei piccoli centri storici, è parte integrante del tessuto urbano ed economico delle città italiane; l’art. 31 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, della legge n. 214 del 2011, che prevede la liberalizzazione degli orari per gli esercizi commerciali, mette a grave rischio la sopravvivenza dei negozi al dettaglio, che rischiano di scomparire, soverchiati dagli operatori della grande distribuzione, i quali, a differenza dei piccoli negozi a conduzione famigliare, possono usufruire del turn-over del personale”.

In ogni caso, la teorica spinta ad una maggiore apertura del mercato non può negare l’esigenza del rispetto di valori etici appartenenti ad un patrimonio sociale comune, con riferimento al rispetto delle feste religiose e civili, al diritto al riposo dei lavoratori, alla partecipazione alla vita delle famiglie e della comunità.

Bisogna dunque che il legislatore ammetta l’errore in cui è caduto provvedendo alla totale liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali con l’art. 31 del DL n. 201/2011 e, prima ancora, inserendo la disciplina degli orari all’interno dell’art. 3 del DL n. 223/2006, e così contemperandola come tematica di competenza statale perché attinente la concorrenza e la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale. In realtà la disciplina degli orari è da sempre stata considerata una materia strettamente collegata con le esigenze del territorio e, d’altronde, lo stesso decreto di riforma del commercio, il D. Lgs. n. 114/98, aveva attribuito a Regioni e Comuni la competenza a definire a livello locale la disciplina degli orari.

Da ciò l’esigenza, propugnata dalla presente proposta, di provvedere all’abrogazione dell’art. 3, comma 1, lett. d-bis), del DL n. 223/2006, come modificato dall’art. 31 del DL n. 201/2011, riconsegnando alle Regioni la competenza a regola­mentare la disciplina degli orari nell’ambito della materia residuale del commercio e così consentendo il ripristino di una disciplina più equilibrata e rispondente alle realtà territoriali, a tutela delle società locali e del lavoro autonomo e dipendente.

L’invito è rivolto a tutti i cittadini aventi diritto al voto “Il nostro obiettivo non è il divieto totale delle aperture – spiega il Presidente Provinciale di Confesercenti Salvatore Manuella -. Bisogna, considerare le effettive esigenze di imprenditori e consumatori.”

Esigenze ribadite dall’Arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini, responsabile lavoro della Conferenza Episcopale Italiana che ha affermato: “Il sostegno della Cei è a difesa di un valore innanzitutto antropologico: il riposo domenicale è fondamentale per l’uomo per dare senso alle cose che fa. Ha anche un valore sociale: perché le famiglie, e soprattutto le madri costrette a lavorare di domenica, non hanno più la possibilità reale di seguire i propri figli. Condividiamo anche le ragioni economiche: l’apertura domenicale deve essere eccezione, non regola. E’ necessaria una regolamentazione degli orari dei negozi, non una liberalizzazione sfrenata del commercio domenicale”.

“L’apertura indiscriminata in tutte le domeniche ha provocato – aggiunge il Direttore Provinciale di Confesercenti Enna Santo Li Volsi – un aumento dei costi di gestione e ha trasferito i consumi dagli esercizi tradizionali alla grande distribuzione. Ed è proprio il sistema della Grande distribuzione che sta anch’esso collassando. Chi ha creduto che potesse portare benessere, lavoro e prezzi concorrenziali è stato smentito dai fatti. Ogni posto di lavoro creato dalla Grande distribuzione ha provocato il licenziamento di quattro persone nelle piccole attività commerciali. A questo, si aggiungono i posti andati un fumo nella stessa distribuzione organizzata. Risultato, meno lavoro e calo dei consumi. Non si può pensare che basti aprire la domenica per ottenere una ripresa dei consumi.” PER INFO 0935.24118 – [email protected]

COSA È ACCADUTO NEL 2012

PIL: 2012 -2,4% dal 2008 perduti 7 punti;

PIL: 2013 -0,2% (previsioni Governo settembre 2012);

CONSUMI DELLE FAMIGLIE 2012: -2,2%;

TASSO DI DISOCCUPAZIONE 2012: 10,2% (+1,8 rispetto al 2011);

NATIMORTALITÀ DELLE IMPRESE DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO

–       dal 2008 ad oggi: -85.000;

–       GENNAIO-SETTEMBRE 2012: -16.027  imprese

–       GENNAIO-SETTEMBRE 2011: -12.959 imprese

SITO UFFICIALE INIZIATIVA

http://www.liberaladomenica.it

DOVE FIRMARE A ENNA E PROVINCIA

http://www.liberaladomenica.it/dove-firmare/