Rita Bevilacqua presenta il suo nuovo libro sulla “Settimana Santa a Barrafranca”

BARRAFRANCA – Il lutto, il pianto, il silenzio, il manto nero. Sono questi gli elementi che caratterizzano la “Mater Dolorosa”, così viene chiamata la Vergine Maria, la piccola Madre dal volto esile e struggente, che caratterizza in molti paesi della nostra regione molte processioni del Venerdì Santo. Una figura quella della Vergine Maria, lacerata dal dolore, su cui si focalizzerà la conferenza-evento “L’Addolorata e le sue donne”, così intitolato per volere dell’autrice. Durante l’incontro verrà presentato il libro “Settimana Santa a Barrafranca” della studiosa Rita Bevilacqua, edito da Bonfirraro. L’incontro è fissato, salvo imprevisti dell’ultimo momento  per martedì 15 marzo alle 19 presso la storica Chiesa Madre del comune di Barrafranca. Oltre all’autrice e all’editore Salvo Bonfirraro,ormai conosciuto ed apprezzato sul territorio regionale per le sue pubblicazioni sempre in grado di suscitare grande interesse sul lettore interverranno Don Giacomo Zangara,parroco della diocesi di Piazza Armerina nonchè Ministro consacrato della Chiesa Madre,e  Don Pino Rabita, responsabile dell’ufficio comunicazioni della diocesi, e William Tornabene rettore della Confraternita Addolorata di Enna. L’incontro è aperto a tutti coloro che voglio passare un pomeriggio all’insegna del confronto culturale, spirituale e religioso su uno dei riti di origine popolare che da sempre si manifesta tra i più coinvolgenti e toccanti della Settimana Santa. Il dibattito sarà arricchito quindi della presenza di importanti relatori che porteranno la loro testimonianza la loro fede sul culto della Madonna Addolorata.

La Mater Doloro, nell’immaginario popolare viene raffiguranta in diverse icone presenti un pò su tutto il territorio del Mezzogiorno nella classica iconografia – che la rappresenta sempre col volto cianotico, con la mano sul cuore, trafitto a sua volta da una spada – questi elementi stanno ad indicare, infatti, quel tratto di umano dolore che appassiona e coinvolge emotivamente e simbolizza, evocando antichi riti spagnoli,anche se nella realtà così come ebbe modo di affermare Camilleri nel corso di un documentario girato ad Enna, di Spagnolo ad Enna vi è solo la sacra rappresentazione, ma in realtà il culto dei siciliani verso la Mater Dolorosa è qualcosa di molto profondo antecedente alla dominazione spagnola. Ma quel fortissimo sentimento materno portato fino alle estreme conseguenze è sicuramente qualcosa che accomuna tutti senza distinzione di razza e nazione. Non vi è niente di più umano nel dolore di questa madre, chiusa nel nero manto della pena, trafitta, gemente, immagine e simbolo di tutte le madri.

Bisogna comunque ricordare che la nostra fede è prima di tutto in Cristo, “Non c’è paese, in Sicilia, -scriveva Leonardo Sciascia in Feste religiose in Sicilia – in cui la Passione di Cristo non riviva attraverso una vera e propria rappresentazione, in cui persone vive o gruppi statuari non facciano delle strade e delle piazze il teatro di quel grande dramma i cui elementi sono il tradimento, l’assassinio, il dolore di una madre … come la Madonna che è nella chiesa degli spagnoli, noi la diciamo Addolorata, gli spagnoli dicono Soledad: per loro dolore e il lutto sono solitudine”. Mario Barbarino

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