La tavolata è la festa del cibo in un contesto di banchetto sociale che ha il pane al centro a scopo di solidarietà. Un volantino ne spiegherà al visitatore gli elementi che la compongono, la sua struttura e l’organizzazione espositiva. Ogni singola figura di pane (sono oltre 20 e tutte diverse) è conosciuta da ciascun panettiere nel suo proprio nome in dialetto siciliano, o xibetano. E i fornai fanno a gara per presentarle nella foggia più originale, ma dentro canoni fissi riguardanti il tipo di farina, il grado di cottura, la tonalità del colore. In genere le forme simboleggiano momenti della vita e della crocefissione di Gesù, della rinascita primaverile della campagna o del lavoro dell’artigiano falegname, quale doveva essere San Giuseppe.
Nei secoli, gradualmente, viene accolto dentro la cultura agraria. Ora che il pane viene assunto sulla tavolata, tutti i cinque sensi sono chiamati a concorrere per scoprirne il messaggio tradizionale, che viene sia recepito e sia ricreato attraverso una miriade di simboli e di combinazioni culturali che invitano alla contemplazione e a stati di godimento estetico. “Vi attendiamo per fare un’esperienza culturale in ambiente popolare, perchè mentre si gusta il panuzzo di san Giuseppe, in realtà ad ogni morso si partecipa alla sua dignità di elemento centrale del banchetto universale. Infatti la benedizione sancirà la sua sacralità e il diritto di tutti a poterne disporre nella giusta quantità” (così il Presidente Antonio Addieri).
Si inizia alle ore 18 di sabato, con il momento in cui il Presidente depone la principale forma di pane sul gradone centrale dell’altare tutta rivestita di tovaglie bianche finemente ricamate. Mentre un’aria di musiche popolari si diffonde intrecciando nenia, litania e coroncina i cui testi sono frutto della memoria dei soci del Centro su un fondo musicale composto da Giovanni Rabiolo sulla fisarmonica, che accompagna il coro. Segue la benedizione impartita dal Diacono Antonio Folisi. A questo punto si continua con la distribuzione del panuzzo che prosegue per tutto il giorno 19 per visitatori e turisti, che si annunciano provenire da mezza Sicilia.
Dove ritrovare le radici della tavolata? Risponde il Vice Presidente Giovanni Rabiolo: “Certamente quando nascono le confraternite che avevano come scopo statutario quello di dedicare cure ai poveri, ispirandosi al Vangelo dove l’evangelista Matteo racconta di Giuseppe che fugge dalla sua terra per farsi immigrato in Egitto; terra in cui dovette vivere di elemosina e ricevere la solidarietà soprattutto dei contadini. Tanto pane ricevuto in dono ma anche tanto pane donato a chi ne aveva di bisogno in famiglia, e non solo, a cominciare da Gesù e Maria”. Così si spiega l’esposizione della Bibbia sul leggio in posto ben visibile.
Ci si interroga se sia proprio così per i tanti immigrati di oggi. Sulla tavolata quindi si ritrova una profusione di vivande essenziali alla vita a cominciare dal pane. Quindi la tavolata fa parte di un antico rito in cui il pane costituisce il dono vicendevole. Rito che ha fatto radici nella cultura e nella simbologia del settore primario dell’economia, l’agricoltura con tutto il suo mondo di produzione e di trasformazione destinato ad approntare beni per la sopravvivenza e per i bisogni primari della vita.
Nella giornata del 19 continua la distribuzione del pane e la raccolta delle offerte sia in vivande che in denaro. Poi alle 17 sarà offerto alla cittadinanza un ricco concerto dal Corpo Bandistico Città di Calascibetta “Antonino Giunta”. Si conclude con l’assaggio dei cibi freschi posti sulla tavolata nel clima di festa del papà.
Il Presidente Antonio Addieri a nome del Consiglio Direttivo ringrazia sia i cittadini che hanno voluto contribuire e sia quanti hanno partecipato o come protagonisti o come visitatori. Quindi informa che l’Assemblea dei soci del Centro ha deliberato che i beni durevoli ricevuti in dono per la tavolata verranno raccolti in ceste e consegnate a un ente di beneficienza: quest’anno alla Parrocchia.
Mario Barbarino