L’acqua: il grande affare del secolo

“L’acqua appartiene a tutti gli abitanti della Terra. Il diritto all’acqua è inalienabile, individuale e collettivo. L’acqua deve contribuire al rafforzamento della solidarietà fra i popoli, le comunità, i paesi, i generi, le generazioni”. Recita così il manifesto dell’acqua, un bene di cui lo stesso corpo umano ne è costituito al 75%. Eppure nel 2020 più di 3 miliardi di  persone non potranno nemmeno dissetarsi. Altri più fortunati, potranno invece accontentarsi di acqua contaminata. Nell’era della prosperità assoluta del ricco occidente, intere regioni come la Sicilia, sono seriamente minacciate dall’incombente pericolo desertificazione.
In tredici legislature, dal dopoguerra ad oggi, ben cinquantacinque governi, compreso quello attuale, hanno portato la Sicilia a morire di sete e di sottosviluppo. Sembra incredibile, ma è così. La quantità di acqua di cui dispone la Sicilia è tale che ognuno dei cinque milioni di abitanti potrebbe annegarci. La Sicilia dispone di circa trenta invasi che hanno una capacità di contenere ben un miliardo di metri cubi d’acqua. Ma nessuno di essi è collaudato per la totale capacità. molte restano chiuse altre sono state aperte per riversare a mare l’esubero d’acqua rispetto alle autorizzazioni vedi l’esempio della Diga Ancipa. Gli enti che si occupano di raccogliere e distribuire l’acqua in Sicilia sono una miriade: Eas, Esa, Genio civile, Consorzi di bonifica, Enti locali, imprese private e via enumerando. La Regione dovrebbe coordinare codesti soggetti con regole chiare e precise, e colpire i comportamenti irresponsabili. Invece, in cinquantasei anni, ha latitato per insipienza politica e, in qualche caso, per connivenza con le organizzazioni criminali che traggono vantaggi dalla mancanza d’acqua.
La stessa provincia di Enna, comunemente soprannominata “dei laghi” sembra soffrire di una endemica, da cui incredibilmente non si riesce a trovare una via d’uscita,   nonostante l’imponente raccolta effettuata dalle dighe durante i periodi invernali. L’acqua si appresta a diventare il bene più prezioso da razionalizzare e ridistribuire in nome della stessa sopravvivenza. Ecco allora il prolificare di innumerevoli ATO idrici (che ben presto saranno superiori a quello degli ex ATO rifiuti), contrassegnati dall’oneroso compito di ottimizzare il servizio e i ricavi!.
Per Legambiente la Sicilia, è la regione “più sprecona”. In particolare i comuni di Palermo, Catania, Siracusa e Agrigento perdono metà dell’acqua nelle reti. Oltre all’acqua piovana, male accumulata e mal distribuita, la Sicilia dispone di altre due cospicue fonti di approvvigionamento: i depuratori e i dissalatori. I primi, che hanno una funzione antinquinante, potrebbero erogare l’acqua bianca alla fine del percorso chimico, per uso irriguo ed industriale. I secondi potrebbero produrre acqua potabile senza fine ad un costo di circa 1,5 euro (tremila lire) per metro cubo, Ma non più della metà dei depuratori esistenti in Sicilia funziona come dovrebbe, per far aumentare artificialmente i prezzi e ottenere profitti illeciti. Molta acqua viene rubata, ma nessuno ne parla.

Mario Barbarino


Lunedì 14 Agosto 2017