. Nel pomeriggio di ieri gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Enna, diretti dal Vice Questore Aggiunto Dott. Gabriele PRESTI e coordinati dal Commissario Capo Emanuele VACCARO, hanno dato seguito all’ordine di esecuzione per la detenzione domiciliare, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna, in esecuzione di sentenza definitiva della Corte d’Appello di Caltanissetta, nei confronti di Giovanni Caramanna, ennese, classe 1990, riconosciuto colpevole del reato di tentato omicidio, nei confronti della ex-convivente, e per questo, dopo aver scontato già circa 3 anni di arresti domiciliari, condannato alla pena residua di 10 mesi e 25 giorni. In particolare, all’epoca dei fatti, era il 2015, dopo una relazione sentimentale, interrotta dalla ragazza, il Caramanna non accettava che la ragazza potesse avere nuove frequentazioni. Dopo qualche tempo, però, la stessa decideva di recuperare alcuni effetti personali a casa dell’ex-fidanzato e, pertanto, si recava presso l’abitazione di lui. Il ragazzo, in uno scatto d’ira, le prendeva il telefono e la minacciava: « Questo è solo l’inizio, oggi non uscirai viva da qua! O sei mia o non sei di nessuno!». La ragazza tentava di recuperare il telefono ma veniva colpita al braccio con un coltello da cucina. A quel punto, interveniva la madre del Caramanna, presente in casa al momento del fatto, che riusciva a disarmare il figlio; lo stesso, però, non intendeva desistere e, quindi, saltandole addosso, afferrava il collo della ragazza cercando di strangolarla, provocandole la frattura della clavicola e varie ecchimosi sul collo e sul volto. La ragazza, ormai priva di sensi, giaceva a quel punto per terra in un lago di sangue, ma decisivo è stato l’intervento della madre di lui per farlo desistere dal suo intento delittuoso e a convincerlo a chiamare subito la polizia denunciando il fatto. Così il Caramanna chiamava un poliziotto che abitava vicino casa e gli urlava: «Venite, venite l’ho ammazzata!». Fortunatamente la ragazza si salvò e potè raccontarne i fatti agli investigatori della Squadra Mobile di Enna che svolsero fin da subito le indagini e arrestarono il giovane. Infine, al termine del successivo iter giudiziario, ieri giungeva la conclusione di questa tremenda storia, a mezzo dell’ordine di esecuzione per la residua detenzione domiciliare, emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna, del Sostituto Procuratore dott. Lo Gerfo. I poliziotti della Squadra Mobile, ricevuto tale mandato, si mettevano subito alla ricerca del condannato e, attraverso la perlustrazione dei possibili luoghi frequentati dallo stesso, unitamente ad abile attività info-investigativa, riuscivano a trovarlo, nei pressi della propria abitazione. Lo stesso si dichiarava sollevato da tale provvedimento in quanto voleva togliersi quanto prima ogni strascico di quanto commesso.Così, ultimati gli adempimenti di rito, i poliziotti lo trasportavano presso il proprio domicilio per l’espiazione della pena residua di 10 mesi, ulteriori ai già patiti 3 anni di arresti domiciliari.