ENNA. LA FESTA DEI MORTI NELLA TRADIZIONE.

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È recente la notizia che il Comune di Enna organizza, nella mattinata del 30 Ottobre 2019, per le scolaresche ennesi della primaria, una mattinata dedicata ai ragazzi per fare loro rivivere i veri valori dei giorni dei morti – come si vivevano una volta – che era una festa per tutti i bambini e non solo una ricorrenza commemorativa dei nostri cari. L’evento prevede al Cinema Grivi la proiezione di un film tematico riguardante la ricorrenza. È prevista una degustazione di dolcetti ennesi. A tal proposito pubblichiamo l’articolo pubblicato dal nostro collaboratore Salvatore Presti, dal titolo ‘La Festa dei Morti ad Enna’:

LA “FESTA DEI MORTI” ad ENNA

Fino a qualche decennio fa i nostri bambini vivevano la commemorazione dei defunti come una “festa”, un giorno gioioso e non una ricorrenza triste e cupa. Otto, dieci giorni prima del due novembre le vetrine di Angelo Restivo & Figlio, storico negozio in Via Roma, si riempivano di giocattoli. I ragazzi, col naso appiccicato ai vetri, dai più piccoli ai più grandi, ammiravano, stupìti, tutti quei balocchi. Le bambine volgevano la loro attenzione alla vetrina centrale, stracolma di bambole di porcellana con abitini di seta, di broccato e di pizzi, mentre i maschietti guardavano quelle laterali piene di altri giocattoli (fucili, carriole, trottole, trenini ecc.), per la maggior parte di legno variopinto. Tutti avevano la segreta speranza che quel giocattolo o quella bambola, ammirati nelle luccicanti vetrine, fossero “portati dai morti” accanto al letto, la notte tra l’uno e il due novembre, prima del loro risveglio. Quella era l’unica occasione in cui i bambini di allora, nati a cavallo della seconda guerra mondiale, potevano sperare di ricevere in regalo un giocattolo. La tradizione voleva che i morti portassero anche guantiere di dolci, quelli tradizionali ennesi (totò, ossa di morti), o “frutta martorana” coloratissima (pasta regale a forma di frutti). I genitori, i nonni e gli zii dicevano ai loro piccoli che i morti portavano i giocattoli e i dolci solo ai bambini “bravi e buoni”. La sera del primo novembre, i più piccini, dopo le preghiere della sera, andavano a letto molto presto per permettere così ai “morti” di portare loro il giocattolo preferito. Tutto questo avveniva grazie ai “grandi” che uscivano la sera tardi a far compere per negozi e pasticcerie, rimasti aperti per l’occasione fino a mezzanotte. L’indomani era una giornata gioiosa per tutti, grandi e piccoli. Era veramente la “festa dei morti”. Una tradizione, questa, che negli anni è andata sempre più a spegnersi, fino a cadere quasi nell’oblio; forse perché si comprano e si regalano giocattoli in tutte le occasioni e per tutto l’anno, oppure perché i bambini di oggi non credono più nella “visita dei morti”. Da qualche anno un’altra realtà, al di fuori delle nostre tradizioni, sta per prendere il sopravvento: la notte di Halloween. Nelle scuole, nei pab e nei locali questa ricorrenza d’importazione americana, definita da qualcuno appunto ‘una americanata’, d’origini celtiche, viene festeggiata la notte tra il 31 Ottobre e il primo Novembre d’ogni anno. Vi partecipano giovani e giovanissimi con zucche a forma di maschere, abiti da stregoni, ecc. a degustare succulenti menù, vino e birra nei locali o girando per le strade a distribuire “dolcetti o scherzetto”. L’auspicio è di restituire ai nostri bimbi la “festa dei morti”, riappropriandoci delle nostre tradizioni, legata all’esperienza della vita e della morte, della gioia e del dolore.

[Articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia il 30/10/2006 col titolo “Quando Halloween era solo la ‘festa’ dei morti”. Si trova inserito anche nel libro dello stesso autore, con prefazione di Cinzia Farina, dal titolo “ENNA, il filo della memoria”, edito da NovaGraf, Assoro, 2013, ancora disponibile nelle edicole e librerie della città al prezzo di euro 18,00 per pagg. 232.]

Salvatore Presti

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