È DEL 1877 LA PRIMA SEPOLTURA NEL CIMITERO DI ENNA CHIAMATO ANCHE “CAMPOSANTO DE’ CAPPUCCINI” di Salvatore Presti

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Risale al 26 luglio 1868, oltre 150 anni fa, la lettera del sottoprefetto di Piazza Armerina, con la quale trasmette al sindaco di Castrogiovanni il Decreto Regio a firma di Vittorio Emanuele II che “autorizza il Comune all’acquisto della Selva del soppresso convento dei Cappuccini per stabilirvi il cimitero”. Ma già 28 anni prima, nel 1840, in pieno periodo borbonico, il comune aveva avviato i lavori per il cimitero all’interno della stessa Selva. Si erano già spesi 2.973 ducati quando i lavori vennero interrotti, si disse, “per mancanza d’acqua” essendo il camposanto “distantissimo da sorgive”, poi definitivamente sospesi per “motivi di ordine generale”. Il sindaco di allora, Mariano Potenza, su richiesta dell’Intendente di Caltanissetta, diede incarico all’architetto Urso di “redigere la pianta e la facciata di detto camposanto”, affidando i lavori a mastro Antonio Alessandra, che si era aggiudicato l’asta. È quanto apprendiamo da documenti conservati presso l’archivio storico comunale e all’archivio di Stato di Enna. Altre fonti indicano il 13 agosto 1864 la data con la quale il comune nominò una commissione per “studiare la locazione più adatta allo scopo” ed in altra data successiva, il 7 marzo 1866, l’affidamento dell’incarico all’architetto del Comune, per studiare “un punto idoneo”, secondo legge, “adatto al cimitero”. Le attenzioni si concentrarono nella Selva dei Cappuccini, poi pervenuta dal Comune. È certamente il 1877 l’anno in cui s’iniziarono a seppellire i morti nel nostro cimitero che ancor oggi è chiamato “Camposanto dè Cappuccini”. Il primo monumento funerario, infatti, in pietra di Castrogiovanni, fu eretto nel primo viale nella cui lapide di marmo, ivi posta, si legge: “Qui giace la salma del letterato Reverenno Parroco Giovanni Battista Scarlata, vicario generale. Diede l’anima a Dio il 1° settembre 1877, visse anni 78”. Venne così interrotta definitivamente la consuetudine di seppellire nelle cripte delle chiese o in locali adiacenti, quali gli orti nei pressi della chiesa di San Paolo dietro l’abside del Duomo.

È il 1587 l’anno d’insediamento dei frati Minori Cappuccini “in quel luogo silenzioso e solitario per l’amenità della spaziosa Selva”. Lì la comunità francescana costruì il convento e la chiesa dedicata a Santa Maria delle Grazie. Le vicende storiche del convento e della Chiesa legate ai Frati Cappuccini s’interrompono con le leggi eversive dell’asse ecclesiastico del 1866 e del 1867. I patrimoni degli enti e delle corporazioni religiose vengono demanializzati per essere ceduti a comuni e province purché “utilizzati a fini di pubblica utilità”. La chiesa del convento, poi dedicata a S. Paolino, non è stata mai chiusa al culto se non per brevi periodi dovuti a manutenzioni o a causa di forza maggiore. 

È da sempre sede di funzioni religiose in occasione del Venerdì Santo. 

Il convento, iscritto al demanio, venne prima adibito a deposito di materiale bellico, poi a ricovero di mendicità fino agli anni ‘60.  Nel tempo, varie opere sono state eseguite nel camposanto. Si riscontra un ampliamento, all’interno della “Selva” nei primi decenni del secolo scorso nella zona cosiddetta “à Denzia” in ricordo di una cappella dedicata alla Madonna dell’Udienza ivi esistente. La costruzione dell’ingresso monumentale, opera dell’architetto Delle Fave, con mura in pietra squadrata di Sabucina, risale agli inizi degli anni Cinquanta. Recentemente sono stati eseguiti lavori di recupero conservativo delle strutture del vecchio convento e lavori di manutenzione straordinaria e di restauro nella chiesa che rimane di proprietà comunale.

Salvatore Presti

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