ENNA. LE STRADE DELLA CITTA’ IN QUESTI GIORNI SONO AVVOLTE DA UN SILENZIO SPETTRALE di Salvatore Presti

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In questi giorni un silenzio spettrale invade le nostre strade. Si vedono solo gruppi di persone in attesa di entrare nei supermercati. Sono immagini, per chi è avanti negli anni, che richiamano alla mente i giorni prima dello sbarco delle truppe angloamericane nel luglio del 1943. 

In quel tempo non si usciva da casa per gli aerei, le così dette “fortezze volanti”, che bombardavano le città sia di giorno che di notte e, a bassa quota,  falciavano con le mitragliatrici vite umane. Si vedevano solo file di persone in attesa di comprare generi alimentari di prima necessità, come ad esempio alla “Provvida”, una specie di grande magazzino dove si distribuiva pasta, zucchero, pane, ecc. a prezzi calmierati, controllati dalla prefettura.  A fianco alla “Provvida”, in via Roma, nei locali dell’ex Monastero dei Benedettini, vi era l’ECA (Ente Comunale d’Assistenza) dove venivano preparati pasti caldi per gli indigenti. 

Un significativo ‘quadretto’ dei tristi giorni del luglio 1943 si trova nelle pagine del libro di Nino Savarese dal titolo Cronachetta Siciliana dell’Estate 1943: “Una fila che si aggiunge alle altre era quella per ritirare la tessera annonaria, con soste interminabili per la scala dell’antico convento, che affiancava la chiesa di San Domenico in San Giovanni. Una scala che resterà nei ricordi come l’immagine del calvario popolare. Stretta, altissima, ripida come una muraglia, piena di un odore nauseante per la folla che vi ristagnava tutta la giornata. In cima vi stavano i tecnici delle tessere, gli arbitri della fame, e giù, per la gradinata, la folla dei penitenti: quali ritti, cupi e fermi, quali dolenti, con donne stanche che si buttano a sedere fra le gambe degli altri. Tutta la città ha percorso questi duri gradini…”. Le tessere che distribuivano, una per ciascun componente della famiglia, con i bollini tipo francobolli che servivano per ritirare razionati la pasta e il pane, lo zucchero e il riso, come pure il caffè, si doveva restituire all’ufficio competente in caso di decesso di un congiunto, pena la mancata sepoltura al cimitero.

Oggi non viviamo quei giorni di stenti; oggi gli scaffali, se non in casi eccezionali di svuotamenti così come li vediamo in televisione, sono pieni e i carrelli escono colmi di provviste a volte non necessarie ai bisogni delle famiglie.

(Nella foto: Viale Diaz ad Enna deserto)

Salvatore Presti 

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