LA DONNA SPECCHIO DEL PASSATO, PRESENTE E FUTURO di Rosalia Passamonte

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La violenza sulle donne è un fenomeno presente in tutti i Paesi e diffuso in tutte le classi sociali. La violenza nega alle donne i diritti fondamentali: la vita, la libertà, la dignità della persona e l’integrità morale. In Italia, il termine femminicidio è entrato in uso per indicare qualsiasi forma di violenza estrema contro le donne, la maggior parte inflitta in ambito familiare. Le donne debbono fare la loro parte ed essere coscienti della loro adesione ad una cultura che le subordina e le vittimizza.

Il femminicidio è la violenza sulle donne, inserite in una società patriarcale e maschilista, incapace di concepire la donna come essere autonomo, pensante e libero. È proprio questa libertà che spaventa gli uomini che preferiscono la donna come loro succube.

Figura a volte nascosta a volte oscurata, ma pur sempre decisa e presente, il cammino della donna nella storia è stato irto di ostacoli e ricchissimo di pregiudizi, ma proprio per questo, la sua lotta è stata ancora più ricca di grandi traguardi e importanti vittorie. Questo cammino è iniziato dalle “caverne” quando la donna badava ai cuccioli, aiutava l’uomo nella sua sopravvivenza quotidiana, fatta di cibo e di lavoro.

Nelle civiltà arcaiche il matrimonio assumeva molta importanza, la donna era regina della famiglia e della comunità, potente perché generava la vita. L’economia della casa era nelle sue mani e l’uomo delegava a lei tutta l’organizzazione familiare.

Nella Grecia antica dei primi grandi filosofi il ruolo della donna cambia radicalmente, nonostante la Grecia sia considerata la culla della sapienza antica. La donna era ignorante, considerata un essere inferiore e soggetta prima alla tutela del padre e poi del marito.

Come affermava Euripide “la donna non è solo ignorante, ma è anche il peggiore dei mali”.  Platone invece diceva che per lei non c’era posto nell’organizzazione sociale. Aristotele la considerò difettosa e incompleta. Per Pitagora era figlia del principio e generò il caos e le tenebre.

A Roma la condizione dalla donna non era molto diversa, rimaneva un’irresponsabile, un essere inferiore ed eventuale infedeltà poteva essere punita con la morte. Sorte diversa aveva la matrona che rivestiva un ruolo di maggiore spicco nella conduzione familiare.

Nel Medioevo, la donna venne vista in due modi nettamente opposti: angelico-spirituale o stregonesco e maligno. Nella donna si incarnano, infatti il bene e il male, viene nuovamente a perdere il suo potere, relegata ai doveri di madre e moglie.

Nel Seicento nei confronti dell’universo femminile iniziano vere persecuzioni e molte di loro finiscono al rogo, accusate di stregoneria. Tale situazione dura anche nel Settecento, dove unico fine dell’universo femminile, era “accasarsi” al meglio. Mentre nell’Ottocento la donna ritorna alla ribalta soprattutto come lavoratrice. Comincia ad avere ora un peso in piena società industriale dal punto di vista economico e produttivo.

La donna oggi è lavoratrice e cittadina, ha ottenuto la propria libertà attraverso un percorso di emancipazione, rivendicando i propri diritti al pari dell’uomo. Ma per molto tempo il lavoro della donna è stato subordinato a quello dell’uomo e finalizzato ad esso, nonostante la parità tra loro sancita dalla Costituzione Italiana.

Iniziano così nelle piazze le manifestazioni organizzate per i diritti della donna. L’uomo non è abituato alla presenza di un’altra protagonista, la scena non gli appartiene più in maniera esclusiva, iniziano così le ingiustizie e lo sfruttamento esasperato.

Tutto il mondo diventa scenario di lotta delle donne.

A tal proposito infatti, gli anni di fine Novecento sono stati definiti come gli anni del femminismo e dell’emancipazione dove la donna, vuole definire il suo ruolo e raggiungere il suo punto di equilibrio. La donna di oggi riesce ad essere lo specchio del passato, ma anche la proiezione nel futuro. La donna Manager, la donna presidente del consiglio, la donna presidente della Repubblica, non è un risultato occasionale ma il fine di una battaglia che l’ha portata all’apice della piramide anche se ancora, in alcuni casi vittima di violenza. I dati infatti ci dicono che il 31,5% delle donne  16-70enni ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21%  violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro. Il 78% delle vittime non si è rivolta ad alcuna istituzione e non ha cercato aiuto presso servizi specializzati; Tra le vittime che non si sono rivolte a istituzioni o a servizi specializzati, una su due afferma di non averlo fatto perché ha gestito la situazione da sola.

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